ALLE 12 l’editoriale del direttore Djokovic-Nadal: e se fosse stata una finale? Murray-Pouille e Nole-Nishikori a senso unico?
Novak Djokovic è un fuoriclasse immenso, stratosferico, incommensurabile. Il suo distacco dagli avversari sta diventando quasi imbarazzante, se anche quando non gioca al massimo in un modo o nell’altro porta a casa la partita. La partita di oggi potrebbe davvero aver davvero dato la risposta definitiva a chi si chiedeva se a Parigi doveva temere Nadal: no. Lo spagnolo oggi è stato ammirevole ma non pare davvero in grado di impensierire un Djokovic concentrato dall’inizio alla fine. È stato splendido Nadal, davvero. Ma questi elogi non fanno che peggiorare la situazione perché una cosa è perdere giocando nettamente al di sotto del livello dell’avversario, ben altro perdere quando tu giochi benissimo e l’altro no. Oggi Nadal è stato avanti di un break nel primo set, poteva andare sul 15-40 nel settimo game e ha finito per perdere 7-5 dopo aver avuto la palla per giocare il tiebreak. Ma il secondo set è stato più “sanguinoso”. Break subito, servizi tenuti agevolmente fino al decimo game (solo tre punti persi) e poi quell’incredibile game che ha portato i due sul 5 pari, col concorso di un campo francamente impresentabile per questi livelli. E poi il tiebreak in cui ha regalato un paio di punti che avrebbero fatto la differenza. Ecco, forse proprio quell’ansia nel giocare i punti fondamentali è il segnale più chiaro che non sarà Nadal a battere Djokovic, né a Parigi né, probabilmente, in altre occasioni davvero importanti.
Ma se non Nadal, se non questo splendido, commovente Nadal, allora a chi dobbiamo affidare le nostre residue speranze di vedere un torneo senza un vincitore annunciato? Rispondere Federer non ha tanto senso, sia per via dell’età sia per la condizione di forma che sta attraversando; i ragazzi sembrano sul punto di arrivare ma non arrivano, il solo Kyrgios sembra pronto e se oggi Thiem è sembrato di nuovo promettere tanto, non può sfuggire il fatto che la partita è stata saldamente in mano a Kei Nishikori che, parole sue, sta giocando come non mai. E allora giochiamocela qualche fiches sul giapponese, che dopo la famosa partita di New York, è stato sempre e volentieri maltrattato da Nole. La partita di oggi potrà dirci se davvero, dopo che a Madrid i due sono sembrati molto vicini, Nishikori si dovrà rassegnare al ruolo che è stato di Berdych o di Ferrer. Una nuova sconfitta forse chiuderebbe i giochi, anche se fosse di misura. Perché come detto, questo Djokovic non è ancora il Djokovic implacabile dell’anno scorso o dell’Open d’Australia. E manifesta qualche pausa mentale, più che fisica, che potrebbe essere una crepa da allargare, per chi davvero vuol lanciare il suo guanto di sfida.
Forse fischieranno le orecchie ad Andy Murray, che lentamente ma costantemente, sta cercando di bilanciare la sua incredibile capacità di recupero con attacchi più continui. Come sottolineato in cronaca, Murray non ha certo gap tecnici o fisici da colmare con nessuno, neanche con Djokovic. E a parità di serenità potrebbe davvero essere il pericolo numero 1 nella strada di Nole verso il Roland Garros. Murray sembra più fresco, ma anche lui, se dovesse cedere il passo a Djokovic, a questo Djokovic, anche qui a Roma vedrebbe crollare le sue quotazioni. Ma se si cerca il competitor di Nole, di questo immenso Nole, è qui che si deve guardare, non altrove (ogni riferimento a Wawrinka sarà casuale?).
I quarti di finale femminili hanno salutato l’improvviso ritorno di Serena Williams ad una condizione straripante. Era apparsa in difficoltà contro Christina McHale, una che ha perso un set contro l’encomiabile Claudia Giovine, ma al cospetto di Svetlana – che comunque ogni tanto anche lei si assopisce – è sembrata la furia di un tempo. La semifinale contro la sorprendente Begu, che ha in saccoccia lo scalpo di Victoria Azarenka e di Daria Kasaktina (che va tenuta d’occhio), potrebbe non essere scontata come sembra, anche se qualsiasi risultato diverso dalla vittoria di Serena avrebbe del clamoroso.
Più interessante la seconda semifinale con Madison Keys che sembra essere tornata quella di Melbourne 2015 che se la vedrà con Garbine Muguruza che ha fin qui fatto un torneo impeccabile. Spagnola favorita, perché oggi ha vinto una gran partita contro Timea Bacsinszki e perché Madison ha sì battuto Petra Kvitova ma oggi ha dovuto molto penare per superare Barbora Strycova.
Vada come vada, prepariamoci ad un gran finale di torneo.