L’accusa è di quelle pesanti, associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, mossa dallo stesso Pubblico Ministero dell’inchiesta sulle combine calcistiche, Roberto Di Martino che, proprio pochi giorni fa, ha finito di occuparsi di un altro caso illustre, che coinvolto un altro big dello sport made in Italy: Antonio Conte, uscito indenne dopo un calvario di diversi anni.
Come spiega il Corriere dello Sport, che ha sempre seguito la vicenda passo dopo passo, l’inchiesta che ha visto imputati Daniele Bracciali e Potito Starace, oltre che alcuni commercialisti e il DS del Perugia Roberto Goretti, sta avviandosi verso la fase conclusiva: riusciranno i due azzurri a dimostrare la loro estraneità ai fatti come avvenuto nel processo sportivo? (Anche se, ricordiamo, Daniele Bracciali ha subito dalla FIT un’inibizione di un anno e una multa di 20.000 euro per aver violato l’articolo 1, relativo alla lealtà e correttezza sportiva, al contrario di Starace).
Il tennista toscano, che al momento dello scoppio dell’inchiesta era posizionato al numero 66 del ranking ATP, si dimostra determinato a farlo anche in sede Penale, avvalendosi dell’illustre consulenza dell’ex Generale della Guardia di Finanza Umberto Rapetto, uno dei maggiori esperti italiani circa le cyber truffe, nonché fondatore del Gruppo Anticrimine Telematico.
“Dimostrerò la mia totale estraneità all’inchiesta come fatto in sede sportiva; nell’ultimo anno e mezzo sono stato poco sereno e voglio mettermi tutto alle spalle, facendolo il prima possibile perché è stata una storia che mi ha procurato molta apprensione: non ho mai scommesso e nemmeno ricevuto soldi “. Queste le parole di Daniele Bracciali, a caldo, mentre si sono appena costituiti Parte Civile la Federazione Italiana Tennis e il Coni, anche solo se per il momento, scrive il Corriere dello Sport poiché “la lista sembra sia destinata ad allungarsi”. Infatti, faranno pervenire la richiesta anche la Tennis Integrity Unit e l’International Tennis Federation Limited.