Federer, mal di schiena: “Niente Roland Garros, non rischio la carriera” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Parigi, per quest’anno, non vedrà Roger Federer. La schiena non va, il ginocchio spaventa ancora, gli acciacchi dell’età ma soprattutto dell’usura cominciano a farsi sentire sempre più insistentemente e per questo Roger, vincitore di 17 titoli dello Slam, ha deciso di rinunciare al Roland Garros. Dall’operazione al menisco di inizio febbraio, la prima della carriera, Roger ha giocato appena cinque partite. Il rientro inizialmente previsto a Indian Wells era slittato a Miami dove però l’ex numero 1 non era sceso in campo a causa di un virus. Per rivedere Federer si è dovuto attendere Montecarlo, dove ha giocato tre partite prima di essere battuto da Tsonga ai quarti. A Madrid, di nuovo niente Federer, a causa di problemi alla schiena. Anche agli Internazionali della scorsa settimana a Roma si era temuto che non giocasse: Roger non si era presentato in conferenza stampa prima degli incontri ma alla fine aveva sciolto le riserve scendendo in campo contro Zverev al secondo turno. Un match vinto senza problemi per lo svizzero che però dopo la partita aveva ammesso di non essere ancora al top. Infatti, nella partita successiva contro Thiem, è uscito, nonostante buone sensazioni: «Sono fiducioso e pieno di speranze — aveva detto a Roma —. Certo in queste condizioni non potrei nutrire grandi ambizioni al Roland Garros, però mancano ancora dieci giorni e se riesco ad allenarmi bene con una certa continuità penso di poter arrivare a Parigi sufficientemente competitivo». Purtroppo così non è stato e Federer, che a Parigi ha vinto una sola volta nel 2009, ha alzato bandiera bianca interrompendo così il record di 65 partecipazioni consecutive agli Slam. «Sono dispiaciuto di annunciare che ho deciso di non giocare il Roland Garros — ha annunciato sul suo profilo Facebook —. Non sono ancora al cento per cento e sento che prenderei un rischio inutile a scendere in campo senza essere pronto. Non è stato facile prendere questa decisione — ha concluso — ma così potrò recuperare e giocare il resto della stagione senza mettere a rischio la carriera». Il grande appuntamento a cui mira Roger è Wimbledon, e per arrivare sull’erba inglese in grado di competere per il titolo è necessario prendersela con grande calma: «Mai come oggi sono motivato a recuperare al meglio. Voglio raggiungere lo stato di forma migliore possibile perché il mio obiettivo è arrivare alla stagione sull’erba in forma». C’è spazio anche per scusarsi con i suoi tifosi: «Mi spiace molto, ma conto che ci rivedremo nel 2017». A trarre vantaggio dalla rinuncia di Federer potrebbe essere Rafa Nadal, che a Parigi ha vinto nove volte: Rafa, numero cinque del mondo, diventa ora testa di serie numero 4, con Wawrinka numero 3 ed evita così un incrocio già nei quarti, come accaduto a Roma, con Novak Djokovic, oppure con Andy Murray, teste di serie numero uno e due.
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Niente Parigi, Federer lotta con gli anni (Gianni Clerici, La Repubblica)
Diventare vecchi è uno sport più difficile del tennis, e mi domando se il Divino Federer abbia affrontato qualche corso serale. Nell’informarci infatti che non sarà in campo al Roland Garros, fa seguire l’ipotesi che ci giocherà nuovamente l’anno prossimo. In realtà, come ho visto a Montecarlo e a Roma, l’antica predilezione di Roger per i campi rapidi, siano essi d’erba o di cemento, non poteva che accentuarsi. Eliminato rapidamente nei tornei d’avvio del tour sul rosso, Roger ha scelto, forse anche consigliato da Ljubicic e dal suo agente Godsick, una prolungata preparazione su erba, capace di avvantaggiarlo nei riguardi degli altri tennisti che si sfangheranno i best of five del Roland Garros. Abituarsi all’erba, sempre troppo vicina al Roland, è già stata una decisione di altri campioni, l’ultimo dei quali fu Lendl. Non so quanto entri in tutto ciò il mal di schiena denunziato a Roma, o l’intervento ad uno dei menischi di due mesi avanti. “È una decisione non facile da prendere ma sento che partecipando a Parigi senza aver recuperato la perfetta forma fisica correrei rischi non necessari”. Gli statistici ci dicono che Roger non mancava uno Slam dagli US Open 1999, anno in cui perse al primo turno a Parigi e Wimbledon. Da allora ne ha giocati 65 di fila, vincendone 17, l’ultimo dei quali proprio a Wimbledon, nel 2012. Gli auguro di riprendersi dal dolorino alla schiena. Più difficile riprendersi dall’età.
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Sharapova, il futuro è ancora un mistero (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)
Insieme hanno caratterizzato un’epoca del tennis ed entrambi hanno ancora tanta voglia di scendere in campo, ma stavolta al Roland Garros non ci saranno. Trattasi di Roger Federer, l’attuale numero 3 del mondo, che ieri ha annunciato via Facebook il suo ritiro per colpa della lombalgia che lo tormenta da settimane, e di Maria Sharapova, che invece è alle prese con altri tipi di problemi, ben più gravi e, forse, definitivi. Lo stop di Federer sarà breve e a Wimbledon dovremmo rivederlo già al massimo della forma, nonostante i 35 anni che compirà ad agosto. Per quanto riguarda la Sharapova, nello scorso marzo, la ex-n.1 (attualmente n.24 Wta), annunciò urbi et orbi di aver fallito un test antidoping. Durante gli Australian Open era risultata positiva al Meldonium, la sostanza diventata famosissima anche per la positività accertata di tanti altri atleti russi. Molti colleghi, quasi tutti, l’hanno scaricata, e da allora si attende che venga decisa l’entità della sospensione. Di ipotesi ne sono circolate tante: dalla squalifica di 4 anni, come da regolamento, a pene mitissime in considerazione della sua buona fede; dalla Russia però, in attesa che la Federazione Internazionale dia il suo verdetto, è arrivata la voce cupa di Shamil Tarpishev, il presidente della Federazione locale. «La situazione di Maria è molto grave», ha detto in un primo momento. «Potrebbe addirittura non giocare più a tennis». In un secondo momento Tarpishev, ha poi in parte smentito sostenendo che intendeva dire che «Maria al momento non può giocare perché non c’è stato ancora un verdetto», ma il dubbio resta. Dovrebbe essere sciolto nel giro di pochi giorni, forse di ore. Federer invece la sua decisione la covava da tempo, e ieri l’ha resa irrevocabile. «Mi spiace annunciare che non giocherò il Roland Garros quest’anno», ha scritto sul suo profilo Facebook «Sto facendo continui progressi, ma non sono ancora al 100% e sento che potrebbe essere un rischio non necessario partecipare al torneo prima di essere veramente pronto. Non è una decisione facile, ma l’ho presa per assicurarmi di poter giocare il resto della stagione e favorire l’allungarsi della mia carriera. Sono più motivato che mai a giocare e il mio piano ora è di raggiungere il massimo grado di forma prima di tornare sul circuito per la stagione sull’erba che sta per iniziare. Mi dispiace per tutti i fan a Parigi, ma non vedo l’ora di tomare al Roland Garros nel 2017». Si è fermato a 65 il numero degli Slam consecutivi di Federer, l’ennesimo e speriamo non l’ultimo dei suoi record. Il 2016 per Federer è stato decisamente sfortunato. Prima l’operazione al menisco dopo gli Australian Open, poi il virus intestinale che lo ha colpito a Miami; infine il mal di schiena, dolore di cui ha sofferto già nel 2013, che gli ha fatto saltare Madrid e lo ha menomato a Roma, dove è uscito al secondo turno per mano di Dominic Thiem. Già al Foro circolavano voci sul suo possibile forfait parigino, ma la buona notizia è che Roger non ha nessuna voglia di farsi dettare da un infortunio i tempi dell’addio. I suoi obiettivi per la stagione erano Wimbledon e le Olimpiadi, e quelli restano. A Parigi ha trionfato una sola volta, nel 2009, e perso 4 finali. Con la schiena a pezzi arrivare in fondo sarebbe stato praticamente impossibile. Lo rivedremo forse ad Halle, sicuramente a Wimbledon, dove con l’ottavo titolo spera di passare dalle mani del fisioterapista a quelle, munite di Coppa, del Duca di Kent.
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“Nel tennis scommesse e doping” (Gianluca Cordella, Il Messaggero)
Partite truccate e massiccio ricorso al doping. Solito chiacchiericcio di corridoio? Forse stavolta no, perché a parlare sono i diretti interessati, i tennisti, che – dietro promessa di un rigoroso anonimato – si sono aperti alla ESPN, tinteggiando un mondo della racchetta che non è proprio rose e fiori. Doverosa premessa: il campione è composto da 31 giocatori, tra uomini e donne. Cifra bassa, quindi poco indicativa. Ma i risultati emersi comunque una riflessione la meritano. Ad esempio fanno pensare i sospetti sulla regolarità di alcuni incontri. Alla domanda «Hai mai sospettato che un avversario abbia truccato un match?», il 25,8% del campione – un giocatore su quattro – ha risposto di sì. E una percentuale appena più bassa – il 22,3% – rivela di aver conosciuto giocatori che con certezza hanno fatto uso di doping. E, se nel caso delle partite truccate, si tratta solo di sospetti, in questo caso sono in gioco le certezze. Quindi il doping nel tennis c’è, come il caso Sharapova insegna, anche se gli stessi intervistati minimizzano quando dicono di ritenere che l’uso di sostanze dopanti sia affare di non più del 10% dei giocatori in attività, ammesso che un giocatore su dieci sia da considerarsi un’incidenza accettabile in uno sport in cui il ranking maschile termina al n. 2216. Significherebbe più o meno 200 atleti dopati. Il problema, comunque, è avvertito, al punto che gli intervistati – proprio sul caso Sharapova – chiedono la mano pesante: un anno di stop per il 64,5% del campione, più di un anno per il 29%. L’opinione degli intervistati dalla ESPN trova una sponda addirittura nella Federtennis russa che teme, eccome, la mano pesante su Masha. «Sono molto dubbioso sul fatto che Maria possa tornare a giocare», si è lasciato addirittura sfuggire il presidente Shamil Tarpischev. Affermazione da prendere con le molle, soprattutto quando arriva da uno che s’è beccato sospensione di un anno e maximulta dalla Wta per aver definito Serena e Venus «fratelli Williams». Passando a temi di stretta attualità, ieri Roger Federer ha annunciato il forfait al Roland Garros a causa della schiena che lo tormenta da tempo. «Devo pensare al resto della stagione e della carriera» scrive su Facebook Roger, più che mai proiettato verso la stagione sull’erba.