Che barba, che noia; che barba, che noia. Le prime 5 giornate di Parigi non passeranno alla storia di questo sport per l’alto tasso di spettacolarità o per il vorticoso tourbillon di emozioni che hanno coinvolto i poveri spettatori del complesso situato in pieno Bois du Bologne. Anzi, ad ascoltare commentatori e a leggere cronache sembrerebbe che a memoria d’uomo non si ricordino tornei così terribili, in cui vincono sempre gli stessi e che se qualche favorito perde due set è solo per vedere l’effetto che fa, pronto a recuperarli e in ogni caso a strappare il set decisivo senza neanche soffrire troppo. La colpa sarebbe delle 32 teste di serie, innovazione relativamente recente (a Parigi dal 2002) che tenderebbe a salvaguardare i primi della classe, impedendo loro di affrontare un giocatore dei primi 20 magari al primo turno, quando ancora non hanno preso troppa confidenza con i campi, lo stadio, le racchette, le palline. Travolti dalla noia, i commentatori bivaccanti in sala stampa – le partite non meritavano neanche l’onore di uno sguardo – si sono messi a chiacchierare tra loro, e non pare sia venuto in mente una cosa tutto sommato balorda e banale: ma come era andata gli altri anni?
Cominciamo col vedere, a secondo turno completato, com’è andata quest’anno, limitandoci al torneo maschile perché nel femminile, si sa, gli upset sono all’ordine del giorno. Sono state giocate 96 partite. Le teste di serie ancora in gara sono 22 su 32, in 10 hanno perso. Tra le prime 16 manca soltanto Marin Cilic, testa di serie numero 10, subito sconfitto addirittura da Trungelliti. L’anno scorso era andata persino peggio, visto che a mancare all’appello dei primi 16 fu soltanto John Isner. O forse meglio visto che erano già saltate 13 teste di serie. Ma basta andare al 2014 per notare una decisa variazione. 5 dei primi 16 a casa anche se solo 9 dei primi 32. Non facciamola tanto lunga, i seguaci della nostra rubrica lo sanno benissimo che i numeri servono a quello che servono: i primi 16 a volte si fermano e vanno via in pochissimi (0 nel 2013) altre volte non ce la fanno e sono falcidiati entro venerdì (7 nel 2008).
Al bravo statistico a questo punto non resta che chiedersi: quando erano in 16 come andava a Parigi? E compie mirabolanti scoperte. Sembrerebbe che negli anni ’90 le prime teste di serie proprio non ce la facevano. O uscivano in 5 (2001) o in 4 (2000) o addirittura 8 delle prime 9 (1998). Ma allora è vero! Avevano proprio ragione quei giornalisti spaparanzati in tribuna stampa, quei commentatori che preferiscono il curling!
Un momento. Perché il bravo statistico è sospettoso, ha sentito parlare addirittura di correlazioni spurie. Poi se ha pure un’infarinatura di tennis è la fine, perché si ricorda che gli anni ’90 erano gli anni di un numero 1 che sulla terra proprio faceva fatica. E allora pensa e ripensa e cerca un numero uno bravo sulla terra. E finisce nel 1981 quando le teste di serie erano, ovviamente, 16. Al terzo turno ci arrivarono tutte, tranne Harold Solomon che venne sconfitto da Adriano Panatta. Nel 1982 saltarono in due. E prima? Nel 1975 due e nel 1976 uno solo. Insomma, sembra siano annate.
A quel punto uno che ha tempo da perdere perché non è inviato e non ha il duro compito di scrivere e raccontare quanto si annoia, pensa che sia persino arrivato il momento di un’altra domandina. Ma quando perdevano, negli anni ’90 abbiamo visto, queste teste di serie davvero perdevano con qualcuno dei primi 20? Se in quegli anni ci fossero state 32 teste di serie, sarebbero arrivati in carrozza al terzo turno come quest’anno?
E ritorna a quella meravigliosa edizione del 1998 in cui 0tto teste di serie delle prime nove non arrivarono a terzo turno. E scopre che Sampras (1) perse contro Delgado (97); Korda (2) contro un qualificato (Zabaleta); Rafter (4) contro il numero 62, Stoltenberg; Rusedski (5) contro tal Van Herck (96); Kuerten (8) e Kucera (9) rispettivamente con Safin (calma, aveva forse 15 anni ed era uscito dalle qualificazioni) e Woodbridge (35). Kafelnikov (6) contro Enqvist (19) e Bjorkman (7) contro Muster (23) sembrano pochini per azzardare che il problema possa essere legato in qualche modo all’assegnazione delle teste di serie.
Ma guarda. Vabbè, si dice lo statistico, magari e Parigi. Chissà gli altri Slam. Wimbledon ad esempio, che succede a Wimbledon?
Succede che, nel 2002, primo anno a 32, uscirono dieci delle prime sedici teste di serie, nei primi due turni…. Nel 2013 solo 7. Eppure c’erano 32 teste di serie. Nel 1988, quando vinse Edberg, sedici teste di serie, ne uscirono solo 4.
Insomma, magari approfondiremo ancora (e gli US Open? e Melbourne?) e magari faremo anche le tabelline. Nel frattempo ci scuserete ma ci sono delle partite da vedere.
ps. Nella tradizione della rubrica un paio di numeri sono falsi. Forse.