Per rendere l’idea basta leggere cosa ha risposto Garbine Muguruza alla seguente domanda in conferenza stampa: “Pensavamo tutti che vi fosse un mancino spagnolo che avrebbe fatto molto bene qui, ma non ci saremmo mai aspettati che fosse Albert. Ci puoi parlare un po’ di lui?” E lei: “Sono rimasta scioccata quando ho saputo che si ritirava. Stiamo parlando di Rafa, vero?”.
Lo avrete capito, non deve essere facile convivere con la consapevolezza di essere mancino e spagnolo e di averne sempre altri tre davanti che, chi più e chi meno, attirano tutte le attenzioni. Eppure Albert Ramos-Vinolas oggi ha attirato i riflettori su di se e mentre i più famosi Nadal, Lopez e Verdasco sono già a casa (o in infermeria) ha centrato per la prima volta il traguardo dei quarti di finale in uno Slam superando il numero nove del mondo Milos Raonic.
Va detto che il suo warohliano quarto d’ora di notorietà lo aveva vissuto a Shanghai nel 2015 quando, dopo aver perso i primi quindici incroci contro i top-10, sorprese niente meno che Sua Maestà Roger Federer. In verità qualcuno che ha sempre creduto nelle sue capacità c’è, il suo coach Josè Maria Diaz, che cominciò a seguirlo da ragazzino senza guadagnare nulla soltanto per assecondarne il sogno di vincere gli US Open.
Il primo risultato di rilievo Ramos-Vinolas lo ottenne nel 2010 a Barcellona contro l’allora numero 12 del mondo Mano de Pedra Gonzalez: fu talmente sorpreso dalla vittoria che, rientrato negli spogliatoi, chiese lumi al suo coach su come dovesse comportarsi durante quell’oscura rappresentazione che prendeva il nome di “conferenza stampa”.
Anche oggi in verità di fronte ai giornalisti subito dopo il match vinto sul Lenglen contro Raonic è sembrato di vedere un ragazzo timido ed impacciato che apprendeva con stupore di aver probabilmente raggiunto anche la qualificazione olimpica. “ Non riesco a spiegare a parole le sensazioni che sto provando, sono ai quarti di finale del Roland Garros, per ora”. E in quel “per ora” c’è una minaccia non proprio velata per chi la spunterà tra Wawrinka (contro il quale ha perso nettamente la scorsa settimana a Ginevra) e Troicki.
A sentire papà Guzman, dentista di professione, però Albert “ha l’aspetto da studente fuori sede (ndr anche se oggi ha confermato di aver abbandonato gli studi di economia e business), ma dentro ha il fuoco”. E in effetti si ricorda un primo turno del torneo di Estoril dello scorso anno contro Nick Kyrgios, nel quale l’australiano ne fece di tutti i colori fino ad arrivare ad un solo warning dalla squalifica. Quando Nick sparò una palla ben oltre le transenne dello stadio, Ramos chiese giustamente all’arbitro di sedia Fergus Murphy la sua squalifica, ma questi fece finta di non vedere lasciando concludere il match vinto ovviamente da Kyrgios. Ramos non solo si lasciò andare a gesti inconsulti, ma nel postpartita si sfogò duramente “Si è persa una bella occasione per sanzionare chi non sa comportarsi. Kyrgios è il tipico ventenne che si crede il re del mondo” dando forse il via al sistema di osservazione speciale di cui Kyrgios ha goduto da allora.
Insomma sotto la cenere dell’anonimato cova la lava dei Albert, e magari anche la bella Garbine un giorno si accorgerà di lui…