Puntata 1 – la strategia di Murray e la sfortuna di Almagro
Puntata 2- in vino veritas, in Gondor Legolas, in Ramos Vinolas
In principio era la pioggia: lunedì e martedì
Due giorni di gran tennis. Certo acqua n’è scesa ma tranquilli, il bel manto rosso è rimasto intonso grazie al tetto retrattile e la programmazione è stata appena appena ritoccata: tra i risultati spicca il colpaccio di Andreozzi che elimina Dzumhur. Insomma il secondo Slam stagionale in programma sulla terra di Prostejov continua a catalizzare l’attenzione del maggio tennistico, a richiamare giornalisti da tutto il mondo e a dimostrarsi esempio di impeccabile gestione di un torneo.
Lo stesso non si può dire dell’ambizioso Challenger di Parigi (prize money montepremi 32.000.000 €), che a dispetto di una discreta entry list continua a essere condizionato dalle avverse condizioni atmosferiche e dalle lacune organizzative. Mancano le luci, non c’è la copertura nemmeno sul centrale e la pioggia ha reso il campo e le palle pesanti, persino quelle con cui si gioca. Lunedì neanche un minuto di gioco, martedì appena due ore e spiccioli – utili a evitare una nuova tornata di rimborsi agli spettatori – e 80 game disputati. Di questo passo la finale potrebbe coincidere con il “middle Sunday” di Wimbledon.
Ma parliamo di quel poco che s’è visto in campo. Il battesimo di Djokovic nella seconda settimana è avvenuto ad opera di Giovanni Bautista, sebbene la pioggia non sia ancora riuscita a lavarlo dal peccato originale. Il rito riprenderà in forma abbreviata, 2 su 3, sole permettendo.
Granollers ha continuato a fare quello che sa fare meglio: sciorinare un gran tennis tentare di sabotare i suoi avversari. In pochi minuti Thiem è scivolato sul fondo reso infame dalla pioggia, ha rotto le corde e fallito set-point in modi inopinati. Sotto di un set, lo spagnolo dal monotono vestiario si è preso la briga di vincere un tie-break e poi di scatenare nuovamente le ire delle divinità pagane: piogge torrenziali e programma finito. Il buon Marcel è così giunto al secondo mercoledì di uno Slam, con ulteriore licenza d’uccidere.
Adesso passiamo a quello che in campo si è visto pochissimo. Ferrer e Berdych hanno iniziato a darsele senza criterio, l’incontro è stato sospeso dopo tre game e poi ha addirittura iniziato a piovere. Tre game pure per Gulbis, che è uscito dal campo di sua sponte ed è stato poi richiamato perché gli fosse annunciata la sospensione dell’incontro. Era sopra 3-0, domani in campo potrebbe persino vedersi il suo avversario Goffin.
Negli unici incontri che si sono conclusi verdetto sfavorevole per Halep e Radwanska, entrate in campo per chiudere le rispettive pratiche e ritrovatesi a rischiare prima e a soccombere poi. Le due hanno vivacemente protestato per le condizioni in cui sono state costrette a giocare, la polacca però è stata particolarmente convincente: “Sono stata operata alla mano pochi anni fa e non potevo davvero giocare in quelle condizioni”.
Le manifestazioni di solidarietà non si sono fatte attendere, primo fra tutti il quasi battezzato Novak Djokovic che si è dimostrato in vena di confidenze: “Non fatemi pensare alla sconfitta con Nadal nel 2014. Impossibile fare meglio, nel ’93 avevo fatto le tonsille“.
Poi fu il cielo plumbeo, ma con poca pioggia: mercoledì e giovedì
Del resto pure gli Slam a volte devono fronteggiare degli imprevisti e quello di Prostejov non fa eccezione. Ci si è messa di mezzo la giustizia divina: durante il match tra Vesely e Tipsarevic la parte centrale del tetto ha ceduto tanto che le condizioni di gioco nei quadrati del servizio si sono immediatamente allineate al Challenger di Parigi. Polemiche sugli spalti, giocatori increduli e subito un tweet di Binaghi su Facebook: “Ma come si usa ‘sto coso?”. Poi il tentativo di rettifica con un lungo comunicato stampa su Twitter scontratosi con il limite di caratteri. Dunque le dichiarazioni a mezzo posta: “Da noi le condizioni di gioco sono uniformi, se piove piove su tutto il campo #quintoslam #teambertens”.
E invece sulle rive della Senna? Appena meglio che a Furth, dove un serpente ha scambiato il campo per un enorme Nokia 3310. Ma appena. Il Nole del giovedì è stato infatti colto da un improvviso attacco di arkanoid durante il quarto di finale contro Berdych, nel quale come al solito il ceco è stato bravissimo a sommergerlo di perdenti: dopo un errore ha scagliato in terra la racchetta che, rimbalzata, ha mancato di un soffio un giudice di linea alle sue spalle. Il serbo si è dimostrato il solito giocatore difensivista, se è vero che Matosevic, opposto a Stakhovsky nel Challenger di Manchester, si è esibito nella medesima performance ma ha lanciato la racchetta direttamente sui teloni, colpendo il povero Gasquet.
La gruccia nativa di Béziers ha infiammato i cuori dei tifosi francesi finché ha potuto, per quasi due set, poi Murray ha iniziato a giocare a tutto campo e la partita ha cambiato padrone: decisiva la mossa dello scozzese di insultare tanto i componenti del suo box quanto quelli del box avversario. Andy incrocerà in semifinale un Wawrinka lanciatissimo verso la seconda coppa dei Moschettieri, ammesso che lo svizzero riesca a fermarsi in tempo.
A sfidare l’insfidabile Djokovic nell’altra semifinale sarà Dominic Thiem, che qui a Parigi sta diffondendo ottimi segnali nonostante le raffiche di Wind. È stato proprio l’austriaco a spegnere senza pietà i sogni di Granollers prima e quelli di Goffin poi, in modo particolarmente crudele con il belga che nel quarto set – sotto 5-0 – si era effettivamente addormentato.
Nel torneo femminile finisce la favola della Bacsinszky che non ripete la semifinale dello scorso anno: caustico l’arbitro della sfida che durante il secondo set ormai saldamente in mano alla Bertens chiama il Timea Out. Procede invece spedita la marcia di Garbine Muguruza, che ha lasciato per strada un solo set e ora affronta in semifinale l’australiana Stosur: sembra però che le due non si amino particolarmente , infatti la spagnola avrebbe dichiarato in conferenza “Samantha? Mi sa che je ‘Sto sur…”.
Situazione tesa anche nel quarto di finale tra Serena Williams e Putintseva, che si è giocato in un clima da guerra fredda. La statunitense come al solito è sembrata in difficoltà per tutto l’incontro, ha offerto alla kazaka la palla per andare a servire per il match prima di ribaltare l’incontro e guadagnarsi l’ambita statuetta: cerimonia scontata, il premio per i miglior costumi va a Berdych, quello per gli effetti speciali a Robin Haase. Il tennis, un film meraviglioso.