Tanti auguri Nadal: Caro nemico ti scrivo…
Nelle ultime quattro partecipazioni ai tornei del grande slam Rafael Nadal non ha mai superato il terzo turno, roba da non crederci. Il quattordici volte campione slam che dal Roland Garros in poi perde da tennisti neanche minimamente paragonabili a lui, con tutto il rispetto.
A Wimbledon fu Dustin Brown ad interrompere la strada al maiorchino mentre a New York è stato il nostro Fabio Fognini a batterlo, per la sconfitta più dolce di tutte, almeno per i tifosi italiani. Poi è arrivata la batosta, perché altri termini non ha, del primo turno agli Australian Open 2016, nella stagione che doveva essere quella del rilancio. L’anno nel quale il “Brutto Rafa” del 2015, vittoria più prestigiosa ad Amburgo, avrebbe dovuto lasciare spazio al “Nuovo vecchio Rafa”. La speranza insomma era quella, vedere il campionissimo di questa ultima decade tennistica tornare a schiacciare i suoi malcapitati avversari.
Speranza che rinasceva tornati sull’amata terra rossa. La vittoria a Montecarlo, col prestigioso scalpo di Murray e il vecchio marchio di fabbrica contro Monfils, il 6-0 al terzo, per urlare con forza che il fisico c’è ancora e può stroncare chiunque. Vittoria bissata a Barcellona, con Nishikori ancora incapace di contrastare il maiorchino. E se a Madrid e a Roma le cose erano andate un po’ peggio, era solo perché sembrava che a Rafa mancasse proprio l’ultimo passo, difficile certo, ma da chi se non da lui c’era da aspettarsi l’impresa? E poi invece, Parigi…
Che sia una sindrome da slam? Guardando al passato non possiamo dimenticare tutti i trionfi, tutti i morsi alle coppe dati dal bravo ragazzo di Maiorca, ma oggi è vietato nascondersi, le sconfitte sono tante e anche a detta del diretto interessato le cose non vanno bene. Magari sarà sbagliato focalizzarci solo sui risultati slam, forse addirittura paradossale visto che Nadal ha scritto la storia di questo sport nella distanza dei cinque set ma bisogna pur sempre confrontarsi con la realtà, essere onesti insomma. Trovare, dunque, il perché di questi scarsi risultati.
Prima della doccia gelata di Parigi, lo spagnolo parlando del suo stato di forma, ha sempre detto di sentirsi bene, non come la passata stagione. Rafa ha adottato delle nuove soluzioni gli va dato atto di aver provato ad avvicinarsi alla linea di fondo. Un cambio radicale sotto alcuni punti di vista. Nella memoria di tutti infatti c’è Nadal, quello degli anni vincenti, che rispondeva anche abbondantemente fuori dal campo ma che allo stesso tempo si faceva trovare subito aggressivo in posizione avanzata per il colpo successivo. Questo schema non è più attuabile? Cosa manca allo spagnolo, oggi che compie trentanni, così che non consente di competere?
Gli manca il fisico? Hanno ragione dunque tutti i detrattori dello spagnolo, magari rosiconi, che non vedevano l’ora che il fisico del maiorchino crollasse inevitabilmente dopo ripetuti allenamenti e partite al 110%. Se si considera che negli ultimi due slam prima di Parigi Nadal aveva perso due volte al quinto set verrebbe da dire che qualcosa di fondato in questa tesi c’è. Il toro, il grande agonista, il fighter che viene battuto due volte di fila nel suo campo migliore, la lunga distanza, e poi crolla dopo aver troppo forzato il polso, fa senza dubbio notizia.
Poniamo il fatto che questa ipotesi sia giusta, o quantomeno si avvicini alla realtà, quali sono le novità che Nadal potrebbe apportare per ovviare ai deludenti risultati? Non è di certo Federer, in grado di verticalizzare il gioco con l’obiettivo, oltre che di vincere, di allungarsi la carriera (lunga ma perdente direbbe qualcuno, Roger è senza slam dal 2012). Cosa fare dunque? Accontentarsi di qualche piazzamento e far finta che il Nadal pluricampione non sia mai esistito? Sarebbe una soluzione ancor più triste di quella che lo vede ormai al capolinea della carriera.
Borg si è ritirato prematuramente perché non ne aveva più. Nadal, e questa è una provocazione, potrebbe farlo? La sua gestione, ma un po’ come quella di tutti i big, si avvicina ad una grande azienda dove risultati, utili e immagine contano più di tutto, anche più del volere dei singoli.
Queste infine sono mere ipotesi ovviamente, la verità la conosce solo Nadal ed il suo team e nessuno si augura che i drammatici scenari buttati giù in questo articolo siano veri. Di vero c’è solo una cosa però, ridateci il vero Nadal (sempre che sia possibile) perché questa copia fa male più di una sconfitta al primo turno. Quella, tutto sommato, ci può anche stare.
Si ringrazia www.stampaprint.net/it/ per l’infografica