Ken Rosewall, Roy Emerson, Andrés Gimeno, Françoise Dürr, Ivan Lendl, Mats Wilander, Stan Wawrinka, Mima Jaušovec, Jennifer Capriati e Justine Henin. Sono i nomi dei campioni juniores del Roland Garros capaci di ripetersi tra i “grandi” qualche anno più tardi.
Addirittura Mats Wilander fu capace di ripetersi al livello professionistico appena un anno dopo il suo trionfo tra i ragazzi (1981-1982), mentre tanti altri annunciati come futuri campioni si sono dovuti accontentare di una carriera modesta o sono spariti del tutto nell’anonimato.
I francesi si aspettavano tantissimo dalla generazione degli juniores degli anni 2000. Proprio nel 2000 riuscì ai transalpini la prestigiosa doppietta con Paul Henri Mathieu campione tra i boys e Virgine Razzano tra le girls. Il primo si è spinto fino al numero 12 del mondo ma mai oltre gli ottavi in uno slam portandosi dietro una fama di perdente da quando nel 2002 a Bercy si fece recuperare due set di vantaggio (ebbe anche due match point) da Michael Youzhny nella finale di Davis che diede la prima insalatiera alla Russia. Anche la Razzano ha solo sfiorato le prime quindici e mai visto i quarti in uno Slam.
Richard Gasquet, annunciato come nuovo messia della racchetta e degno erede dei mitici moschettieri dei tempi andati, trionfò nel torneo juniores nel 2002, per deludere intere generazioni di francesi negli anni a venire. Ovviamente Gasquet ha fatto la sua dignitosissima carriera (avercelo noi) ma non ha mai raggiunto la vetta del tennis mondiale come in tanti avevano predetto. E che dire di Gael Monflis capace nel 2004 di portare a casa tra gli juniores Roland Garros, Wimbledon e Australian Open e poi di non andare oltre la semifinale nel torneo di casa nel 2008?
A spulciare l’albo d’oro dei tornei juniores si trovano anche dei nomi a noi familiari. Di Maria-Teresa Riedl e Francesca Gordigiani vincitrici nel femminile rispettivamente nel 1955 e 1958 abbiamo chiesto lumi allo Scriba Gianni Clerici. “Beh la Riedl era altoatesina, vinse un campionato italiano e non sbagliava mai. Credo sia finita a fare il notaio a Brunico (ndr abbiamo controllato e ovviamente è vero!). La Gordigiani fiorentina andava addirittura a rete, dovresti chiederne ad Ubaldo”. Detto, fatto. “La Cecca la chiamavamo noi, giocava meglio della Pericoli, aveva un rovescio alla Rosewall ma ci perdeva spesso, era figlia di un pittore socio del tennis Firenze. C’ho giocato contro tante volte” racconta il direttore.
Corrado Barazzutti campione nel 1971 non si è ripetuto tra i grandi ma è pur sempre stato numero 7 del mondo e raggiunto due semifinali negli slam: grasso che cola per i colori azzurri. Laura Garrone nel 1985 e Andrea Gaudenzi nel 1990 gli ultimi nomi azzurri che ritroviamo nell’albo d’oro: trentadue e diciotto del mondo, tante buone soddisfazioni e una buona carriera per entrambi, ma l’Olimpo sognato da juniores è un’altra cosa.
Ma c’è a chi è andata decisamente peggio ed una carriera da professionista l’ha solo sfiorata o neppure mai vista. Nel 1997 vinsero Daniel Elsner e una certa Justin Henin: non è andata esattamente allo stesso modo ad entrambi…Alzi la mano chi sappia qualcosa di Carlos Cuadrado, campione spagnolo del torneo juniores del Roland Garros nel 2001: quarti di finale a Vina del Mar nel 2006 il miglior risultato in carriera, e nello stesso anno il ritiro!
E del taiwanese Yang Tsung-hua campione nel 2008 battendo in finale Janowicz? Ammettiamo che ne ignoravamo proprio l’esistenza. Per la verità anche di tale Daniel Berta vincitore l’anno successivo, che magari gli svedesi pensavano potesse diventare il nuovo Borg e invece si è fermato al numero 637 del mondo. A proposito di Borg, nel 2011 vinse Bjorn…Fratangelo, in tabellone quest’anno e capace di ragiungere il secondo turno: battè in finale un certo Dominic Thiem di cui avrete sentito parlare in questi giorni…
Ma qual è la più grande difficoltà nel passaggio dagli Juniores al professionismo? Interessante l’opinione di un campione del torneo baby in Australia nel 1998 e mai oltre la posizione numero 133 del ranking, Julien Jeanpierre: “Sono due mondi agli antipodi, il circuito juniores è tutto divertimento, è a livello amatoriale. C’è una differenza abissale tra una partita juniores e una tra due giovani ma giocata sul circuito maggiore dove si lotta alla morte su ogni punto”.
Difficile non essere d’accordo con Patrice Hagelauer, ex allenatore di Noah e già direttore tecnico della federazione francese che ha visto sbocciare tanti aspiranti campioni. “Federer, Nadal e Djokovic hanno giocato poco o nulla tra gli juniores perché quando sei forte lo sei già a sedici anni e allora giochi sul circuito principale e cominci a prendere i primi punti atp. Un titolo Juniores è come una lode alla maturità, ti premia per degli ottimi studi ma non ti dà alcuna garanzia di essere il migliore nel tuo campo”.
Chissà dove ritroveremo Tommy Paul e Paola Badosa Gilbert campioni nel 2015, in attesa dei vincitori di quest’anno e della Masarova di cui si parla benissimo…