L’inerzia negativa di risultati nella quale il tennis italiano è purtroppo incappato negli ultimi mesi è stata inevitabilmente più volte denunciata su questo sito ed i dubbi palesati prima che iniziasse il Roland Garros sono diventati certezze. Molte volte abbiamo scritto che il settore maschile ha raggiunto da inizio 2016 appena due semifinali (Lorenzi a Quito, Fognini a Monaco), che non ha più, dopo vari anni, un top 30 e che ha perso due suoi giocatori tra i primi 100 (Bolelli e Cecchinato). Tali risultati sono molto parzialmente riscattati dall’accesso ai quarti in Coppa Davis, grazie alla vittoria ottenuta contro una modestissima Svizzera (scesa in campo senza Federer e Wawrinka, con Chiudinelli miglior giocatore, fuori dai top 100 dal 2010).
Il settore femminile, dopo un brillante inizio d’anno, da almeno tre mesi non raccoglie risultati positivi: da inizio marzo in poi, le ragazze hanno conquistato una sola semifinale (Errani a Charleston) ed a seguito della sciagurata trasferta di Murcia, sono state escluse, dopo 18 anni, dal World Group della Fed Cup.
Questa grave difficoltà nei risultati del movimento si è poi evidenziata al grande pubblico con i deficitari risultati raggiunti dai nostri giocatori a metà di maggio a Roma dove, per la prima volta nell’Era Open, nessun tennista, tra uomini e donne, è riuscito ad accedere almeno agli ottavi di finale: siamo usciti con le ossa rotte, totalizzando un catastrofico score complessivo di dodici sconfitte su tredici incontri disputati dai nostri tennisti.
Si sperava che a Parigi ci fosse finalmente un’inversione di marcia, ma nel ricapitolare i nostri risultati nell’unico Grande Slam che si gioca sulla terra battuta, è inevitabile affermare che la crisi manifestatasi palesemente a Roma abbia avuto la sua triste vidimazione nel Major per noi solitamente più fortunato, il Roland Garros.
Eppure, nella capitale parigina eravamo reduci da anni di ottimi risultati: nel 2010 la vittoria della Schiavone, nel 2011 la finale della stessa Leonessa ed i quarti di Fognini, mentre dal 2012 al 2015 la nostra bandiera era stata tenuta in alto dalla Errani, la quale aveva conquistato una finale, una semifinale e due quarti. Quest’anno, invece, abbiamo registrato una nuova ecatombe azzurra: nessuno tra i sei uomini (Seppi, Fognini, Lorenzi, Bolelli, Cecchinato e Fabbiano) in gara è riuscito a superare un turno, come non accadeva addirittura dal 2001(quando i protagonisti della fallimentare spedizione furono Galvani, Pozzi, Sanguinetti e Luzzi) e addirittura solo uno di loro, Thomas Fabbiano, è stato in grado di strappare almeno un set agli avversari. Non è andata molto meglio per le donne, tra le quali, almeno, si è registrato il positivissimo torneo di Karin Knapp: a fronte di un mediocre score complessivo di tre vittorie e cinque sconfitte delle nostre giocatrici, fa ancora più male rilevare che ben tre eliminazioni siano arrivate per mano di giocatrici (Bondarenko, Pironkova e Bertens) che, rispetto alle nostre tenniste, erano sia dietro in classifica che in svantaggio nei confronti diretti.
Tra gli uomini, Fabio Fognini era l’unico azzurro accreditato come testa di serie: la sua sconfitta in tre set contro Marcel Granollers, numero 56 del mondo, ha destato molta rammarico, sia perché Fabio contro la spagnolo in otto precedenti tra circuito maggiore e challenger, era in vantaggio e vi aveva perso una sola volta sulla terra, sia perché Fognini era nella parte di tabellone di Nadal, che poi si sarebbe sfortunatamente ritirato. Difficile capire cosa stia succedendo al ligure, che dopo il suo rientro dall’infortunio di febbraio, aveva giocato bene a Barcellona (quarti mettendo in difficoltà Nadal, più di quanto non vi fosse riuscito in finale Nishikori), Monaco (semifinale) e Madrid, dove è stato a due punti dal match proprio con Nishikori. Perso quell’incontro, è iniziato un lungo tunnel di sconfitte inopinate come quelle con Garcia Lopez a Roma, Young a Nizza ed appunto Granollers a Parigi. Fabio, in conferenza stampa si è definito scarico e bisognoso di riposare, mettendo in dubbio addirittura la sua partecipazione a Wimbledon: la speranza è che il matrimonio con Flavia Pennetta, in programma a giorni, gli restituisca tranquillità e voglia di vincere. Sebbene contro un avversario che lo seguiva in classifica, meno sorprendente è stata la sconfitta di Andreas Seppi contro Gulbis, visto e considerato che il lettone, n.80 del ranking, aveva vinto cinque dei sei precedenti ed è stato top ten nonché semifinalista al Roland Garros appena due anni fa: per Andreas non resta che concentrarsi per il mese sull’erba, superficie sulla quale si sente particolarmente a suo agio. Terza sconfitta arrivata nonostante una ben migliore posizione nel ranking è stata quella di Paolo Lorenzi: il trentatreenne Berlocq, contro il quale era due pari nei precedenti tutti a livello challenger, ha una classifica modesta (126) che non giustifica la nettissima sconfitta patita dal senese, se non con un fisiologico calo di forma di Paolo, dopo un ottimo inizio d’anno. Poco da recriminare invece per Simone Bolelli, arrivato a Parigi non al meglio e sorteggiato contro Kei Nishikori: il bolognese ha lottato soprattutto nel secondo set, ma quel che più per lui conta è ritrovare la piena efficienza fisica per poter ritentare la scalata alle prime cento posizioni del ranking. Hanno infine perso, ma possono dire di essere usciti dal campo a testa alta, sia Marco Cecchinato che Thomas Fabbiano: il palermitano ha fatto sudare il più possibile un futuro top player come Nick Krygios, trascinandolo a due tie-break e meritandosi i complimenti del nostro direttore. Il pugliese, entrato in tabellone come luckyloser, è stato, come detto, l’unico a strappare un set al suo avversario, Feliciano Lopez, ventitreesimo giocatore al mondo.
Tra le donne, se non si può rimproverare nulla alla Schiavone sconfitta nettamente dalla beniamina di casa, Kiki Mladenovic, fa invece molto male vedere uscire mestamente le ex Cichis, Errani e Vinci, vincitrici del Career Grand Slam nel doppio e soprattutto nostre attuali due migliori giocatrici (entrambe top 20). Davvero triste e preoccupante vederle raccattare assieme nove games in quattro set contro giocatrici non tra le prime sessanta del mondo. Purtroppo, quello attuale è un pessimo momento di forma per le ex numero 1 del mondo in doppio: Roberta, sconfitta 6-1 6-3 da Kateryna Bondarenko, ha terminato la sua stagione su terra, vincendo una sola partita outdoor (contro la Krejcikova, 193 del ranking); Errani battuta 6-3 6-2 dalla Pironkova, uscirà dalle prime 20, conseguenza inevitabile di un pessimo momento di forma (Sara è uscita all’esordio in sei degli ultimi sette tornei ai quali ha partecipato).
Va un pochino meglio a Camila Giorgi, sempre purtroppo alle prese con i problemi fisici che le avevano impedito di scendere in campo a Madrid al secondo turno contro la Pavlyuchenkova e che le avevano fatto saltare Roma e Strasburgo, gli stessi acciacchi che purtroppo hanno causato il suo forfait da s-Hertogenbosh, dove difendeva il titolo ed i relativi 280 punti. A Parigi Camila, dopo un agevole esordio contro la wild card locale Alize Lim, 156 del ranking Wta liquidata con un secco 6-3 6-2, si è dovuta arrendere a colei che sarebbe stata la sorpresa di questo Roland Garros, Kiki Bertens: contro l’olandese, che arriverà sino alle semifinali, la Giorgi ha disputato un buonissimo primo set, perso di misura, prima di crollare fisicamente nel secondo parziale.
Le buone notizie arrivano, dulcis in fundo, da Karin Knapp: la tennista nata a Brunico al primo turno ha ottenuto le uniche vittorie degli italiani a sfavore di classifica di questo Roland Garros: soprattutto, sconfiggendo al primo turno una seppur acciaccata Azarenka (prima vittoria contro una top ten della sua carriera), ha dimostrato di aver ritrovato, dopo il lungo infortunio a cavallo tra Us Open e Key Biscayne, testa, abitudine alla gara e tempra agonistica, meritando in ogni caso il successo contro la fortissima bielorussa. La vittoria al secondo turno con la lettone Sevastova, 87 del mondo, contro la quale aveva perso unico precedente, ha rappresentato il superamento della classica prova del nove e non fa nulla se al terzo turno contro la Putintseva, al sessantesimo posto del ranking Wta sia riuscita a fare poco per vincere. Karin torna da Parigi con sensazioni positive e con i punti (questa settimana ha vinto anche l’Itf da 50000 dollari di Brescia) che le permettono di tornare tra le prime 100 e quindi di entrare direttamente nei tornei del Grande slam ed in quasi tutti quelli del circuito Wta.
Va detto che neanche le qualificazioni hanno dato vere soddisfazioni al tennis italiano: se nessuna italiana aveva la classifica per prendervene parte, circostanza che per la sua gravità deve assolutamente far riflettere, tra gli uomini, della folta pattuglia di sette tennisti iscrittasi (Fabbiano, Arnaboldi, Volandri, Giannessi, Donati, Gaio e Vanni), solo due sono arrivati al terzo ed ultimo turno di qualificazioni, dove poi sono stati sconfitti: Fabbiano dall’ argentino Trungelliti, Donati dall’ austriaco Gerald Melzer.
Infine, che questo Roland Garros 2016 sia stata un’edizione molto sfortunata per il tennis italiano, lo comprova anche la spedizione juniores: nessun giovane italiano ha superato il terzo turno di singolare.