Sharapova shock, potrà rientrare solo a gennaio 2018 (Valerio Piccioni, Gazzetta dello Sport)
Altro che Olimpiadi, altro che Rio, altro che assoluzione. Maria Sharapova è stata squalificata fino al 25 gennaio dei 2018. II Meldonium le costerà due anni di squalifica a meno di uno sconto o di una cancellazione della pena da parte del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Lo ha deciso un tribunale indipendente nominato dall’Itf, la federazione internazionale del tennis.
Per il Tribunale, la Sharapova non era a conoscenza che il meldonium fosse stato inserito nella lista dei prodotti proibiti dal primo gennaio del 2016. Quindi non c’è stata un’«intenzionalità» a fini dopanti, così i quattro anni della richiesta dell’Itf sono diventati due. Tuttavia c’è stata una mancanza «molto significativa», quindi niente sconto a un anno. Ma c’è un altro aspetto che non va dimenticato anche se non viene citato nella sentenza: il fatto che la Sharapova abbia di fatto ammesso l’assunzione di meldonium per cinque volte, la mattina dei suoi cinque match agli Australian Open (18, 20, 22, 24 e 26 gennaio, il giorno del quarto di finale in cui si arrese alla Williams), le ha impedito di agganciare il treno della sanatoria, preso al volo da diversi suoi compagni di sventura. La Wada, infatti, aveva lanciato un salvagente. Motivato così: siccome non c’è certezza sui tempi di smaltimento del meldonium, gli atleti trovati positivi con una concentrazione della sostanza molto ridotta (sotto il microgrammo) fra il primo gennaio e il 28 febbraio 2016, devono essere scagionati perché non siamo certi che abbiano assunto la sostanza dopo l’inizio dell’anno, cioè a Meldonium già vietato. Ammettendo l’assunzione a gennaio, la Sharapova non ha potuto utilizzare l’alibi. E addio sanatoria.
La sentenza appare contraddittoria. Da una parte i giudici sono durissimi: «Il fatto che non avvertì mai il suo staff, la mancanza di giustificazione terapeutica – non ci sono prescrizioni mediche dal 2013 al 2016 per l’uso del farmaco – deve portare alla conclusione che l’assunzione abbia avuto il proposito di migliorare la prestazione». Dall’altra, però, i giudici sono convinti: la Sharapova non era a conoscenza dell’ingresso del Meldonium del girone delle sostanze dopanti.
Il 2013 è lo spartiacque della storia. Fino a quel momento, scrivono i giudici, c’è una documentazione terapeutica alla base dell’uso del Meldonium. Poi, Maria sceglie un nuovo nutrizionista, cambia abitudini, ma salva il meldonium, assunto dal 2006 in funzione anti-diabetica. Che però non viene più denunciato nel momento dei controlli, quando l’atleta deve elencare i farmaci leciti assunti. Non siamo, però, ancora ai titoli di coda del film. Anzi. É prevedibile una disfida giuridica internazionale con la russa, ormai da anni residente negli Stati Uniti, a mobilitare un agguerrito collegio di difesa (…)
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Il tennis senza Sharapova: due anni di squalifica e un crac anche in banca (Enrico Sisti, La Repubblica)
Due anni senza tennis. Masha potrà riprendere, se vorrà, non prima del 26 gennaio 2018. Perderà i Giochi di Rio, ai quali la Russia l’aveva spedita in piena tormenta doping. E perderà anche molto altro. «Il tribunale indipendente nominato ai sensi dell’articolo 8.1 del programma Tennis Anti-Doping 2016 ha scoperto che Maria Sharapova ha commesso una violazione delle norme antidoping». Ed è scattata la squalifica. La 29enne vincitrice di 5 Slam aveva assunto meldonium senza accorgersi che la Wada l’aveva da poco incluso tra le molecole vietate e per questo la federtennis mondiale aveva spedito una mail per informare i suoi affiliati che sul “menu del demonio” c’erano delle novità. «Ricorrerò al Tas, non merito questa lunga squalifica, il tribunale ha riconosciuto la non intenzionalità della mia condotta. ossia che non volevo doparmi per barare, ma due anni sono comunque pesanti e farò di tutto per ridurli».
Le carte si rimescolano. Non c’è grande chiarezza. La Wada aveva annunciato di monitorare la sostanza da qualche mese: eppure il meldonium circolava da almeno 30 anni. Era stato creato dal farmacologo lettone Ivar Kalvins a metà anni Ottanta. Kalvins continua a difendere la propria creatura: «E’ assurdo includerla tra i farmaci dopanti». Il meldonium nasce come stimolante e vasodilatatore, nel tempo viene usato come anti-ischemico, aiuta a recuperare dalla fatica fisica e mentale. Compare sul mercato nero negli Stati Uniti. Serve alle truppe russe in Afghanistan. La Wada scopre che molti sportivi, russi in particolare, ne fanno largo uso. Non ci capisce molto ma comunque decide di proibirlo, come ha ammesso lo stesso direttore del reparto scientifico Oliver Rabin: «Facciamo riferimento al parere di alcuni esperti. La federtennis si è battuta per ottenere per la Sharapova il massimo della pena (4 anni ) impaurita forse dalle debolezze ereditate da un sistema di controllo assai fragile e basato su scelte spesso discrezionali ( parola usata da Rabin ). Un’altra tennista russa, la Makarova, ha ammesso: «Io quella mail non l’ho mai ricevuta».
Rimane il conto salato che Maria dovrà pagare nonostante l’amnistia annunciata dalla Wada per tutti i casi di positività al meldonium anteriori al 1 marzo 2016. Altro contrasto. Come tutti i campioni da vetrina, Maria Sharapova è una macchina. Viaggia (o viaggiava ) intorno ai 30 milioni di dollari all’anno (dati del 2015). Poche ore dopo l’ammissione di colpa, avvenuta il 7 marzo, già si percepiva l’effetto della leggerezza commessa grazie anche all’ausilio di un team poco avveduto. Con formidabile tempestività, in poche ore, la Tag Heuer le toglie il proprio appoggio economico. Poi si aggiunge la Nike. Soldi che volano via in un attimo. Se la squalifica non sarà ridotta o cancellata dal Tas parliamo di un danno, inclusi i montepremi, di 60 milioni. A rischio la credibilità di “Sugarpova”, il brand dei dolciumi. A rischio la carriera. Dopo la positività agli Australian Open, Maria aveva riconosciuto: «Uso il meldonium dal 2006». La prima giustificazione, debole e confusa, non l’ha aiutata: «Ho familiarità col diabete, era per proteggere il mio organismo in carenza di magnesio e non sapevo fosse diventato una sostanza vietata (…)
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Maria, caduta di una stella: fuori dai Giochi per due anni (Stefano Semeraro, La Stampa)
Maria Sharapova ha sempre voluto fare di testa sua, costruendosi con ferocia una grande carriera dal nulla, ma stavolta l’ha pagata cara. E rischia di aver chiuso con il tennis. Il tribunale indipendente chiamato ad esprimersi sulla positività ad un controllo antidoping dell’ex ni durante gli ultimi Australian Open ieri le ha inflitto due anni di squalifica: se nulla cambierà, Maria – vincitrice di 5 Slam – potrà tornare in campo solo il 27 gennaio 2018, a quasi 31 anni. Masha, che ricorrerà in appello, aveva però commesso il più grave doppio fallo della sua carriera nello scorso marzo, quando volle essere la prima a svelare di aver assunto il Meldonium, la sostanza nata per curare i cardiopatici e utilizzata da centinaia di atleti russi per migliorare le proprie prestazioni, ma inserita solo da inizio 2016 nella lista proibita della Wada «Lo uso da dieci anni per curare una forma di diabete», disse un filo contrita, ma superba come sempre. «Mi avevano mandato delle mail per informarmi che da gennaio era vietata e io le ho cestinate senza leggerle: ammetto di aver commesso un grande errore».
Un’ammissione che le ha reso impossibile sostenere di aver assunto il Meldonium per l’ultima volta prima del bando, come hanno fatto altri, visto che la sostanza resta a lungo tracciabile nelle urine. «La federazione internazionale ha fatto di tutto per squalificarmi per 4 anni», ha comunicato la diva siberiana via Facebook. «I] tribunale ha riconosciuto che da parte mia non c’è stata intenzionalità, eppure cercano di non farmi giocare per due anni: mi opporrò a questa squalifica troppo dura facendo appello alla corte di arbitrato dello sport (Tas). Mi manca il tennis e mi mancano i fans, voglio tornare presto».
Un’altra russa nella bufera Altri due ex n.1 del tennis come Martina Hingis e Mats Wilander sono stati squalificati in passato (2 anni la svizzera, 3 mesi lo svedese) ma per cocaina, una droga «ricreativa», mentre l’ex n. 2 Petr Korda si beccò un anno per nandrolone (steroide) e Guillermo Coria 9 mesi (poi ridotti a 4). Più recentemente Marin Cilic, vincitore degli Us Open 2014, è stato sospeso 4 mesi per uno stimolante. Anche John McEnroe e Andre Agassi hanno confessato, peraltro solo dopo il ritiro, di aver preso droghe («Steroidi in dosi da cavallo», disse Super-Mac) e di averla passata liscia (…)
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Paga solo la Sharapova il doping nel tennis? (Marco Lombardo, Il Giornale)
La squalifica, in questi casi, è sempre ingiusta. E cosi Maria Sharapova – appena saputo dei due anni di messa al bando comminatole del tribunale antidoping della Federtennis internazionale – ha subito annunciato via social network che farà appello al Tas: «Hanno chiesto quattro anni e me ne hanno dati due perché hanno riconosciuto la mancanza di intenzionalità. Ma cosi appunto è un’ingiustizia». Però c’è qualcosa di più oltre il caso della ragazza copertina del tennis finita nel calderone di quelli che imbrogliano. In pratica: Maria paga per tutti? I sospetti di doping sul tennis vengono lanciati spesso a caso (tipo l’ex ministro francese Bachelot che ha sparato su Nadal senza prove finendo per prendersi una querela), eppure all’interno dello stesso circuito c’è chi non esclude nulla. Lo stesso Roger Federer per esempio si chiede perché nel corso di un anno non venga controllato più spesso, e cosi magari serviva un nome importante per dire che non si fanno sconti.
Trovata la Sharapova molti ora sono contenti, anche perché vederla scendere dal piedistallo è uno spettacolo impagabile. Ma Maria è proprio l’unica? In attesa che il Tas si pronunci sul caso, di sicuro c’è che la Sharapova ha mancato qualche passaggio: prendeva il Mildronate, un farmaco anti diabete, ma non l’ha denunciato. E quando il meldonium, il suo componente, ad inizio del 2016 è stato inserito nelle sostanze proibite è finita che al primo torneo (Melbourne) l’hanno beccata. Inconsapevole – dice l’antidoping – ma colpevole di negligenza. Poi si è scoperto che gli sportivi russi fanno una specie di indigestione di meldonium e di un farmaco che tra l’altro si fa solo in Lituania. E dunque: o a Mosca hanno tutti il diabete o c’è qualcosa che non va. E soprattutto evidentemente in Florida (dove abita Maria) mancano le farmacie e farmaci equivalenti. Però…
In pratica: la squalifica ingiusta o no che sia, è sicuramente pesante. Essendo retroattiva finirà nel gennaio 2018 (Maria perde i punti e i soldi degli Australian Open) e se il Tas non cambierà qualcosa la Sharapova potrebbe essere già un’ex tennista. Tanto – dicono – ha la sua fabbrica di caramelle e la moda (…)