Sono passati dieci anni da quando le autorità spagnole sequestrarono le 200 e oltre sacche di sangue nel laboratorio madrileno del Dott. Eufemiano Fuentes. In seguito a quella operazione e ai successivi controlli vennero squalificati ciclisti di fama mondiale, tra cui Jan Ullrich, Ivan Basso e Alejandro Valverde.
Per Fuentes, reo di essere il vero artefice del doping, la sanzione fu molto blanda: la pena per il medico spagnolo non superò l’anno (quindi nessuna reclusione secondo le leggi spagnole), oltre all’estromissione dall’albo medico per quattro anni. Quindi ad oggi il Dottor Fuentes può tranquillamente continuare ad esercitare la professione medica.
La notizia degli ultimi giorni, ad ogni modo, è quella della Corte provinciale di Madrid che, grazie al ricorso del Comitato Olimpico Internazionale, dell’Unione Ciclistica Internazionale, del Comitato Olimpico Nazionale Italiano e della WADA, ha deciso di sospendere la decisione del 2013 che prevedeva che le sacche di sangue non ancora identificate venissero distrutte. Inoltre, sempre tale tribunale, ha ordinato anche che le sacche di sangue in questione vengano consegnate ai laboratori anti-doping per tutti i test del caso e la loro successiva identificazione.
La maggior parte degli esperti anti-doping, che aveva ormai rinunciato alla possibilità di scoprire a chi appartenessero tali sacche, potrà gioire dopo quest’ultima sentenza. Non è però ancora chiaro se eventuali sanzioni sportive potranno essere applicate o, grazie ai termini di prescrizione previsti per i casi di doping del 2006 (otto anni), il tutto avrà solo valore mediatico (anche se enorme).
La motivazione dei giudici della corte d’appello è stata la seguente: “Distruggere le sacche di sangue non può far altro che aiutare il doping, che mina il valore etico fondamentale dello sport. Tale distruzione inoltre creerebbe il pericolo che altri atleti possano essere tentati dall’usare sostanze dopanti. Significherebbe inviare un messaggio negativo, ovvero che il fine giustifica qualsiasi mezzo”.
Questo invece il commento di David Howman, direttore generale della WADA: “WADA riconosce la decisione della Corte d’Appello di Madrid di fornire alle autorità anti-doping questa prova cruciale. Siamo costernati che ci sia voluto tanto tempo per arrivare a questa decisione ma ora sarà importante collaborare con le altre parti che hanno ottenuto l’accesso (alle sacche di sangue), per determinare le nostre opzioni legali dopo aver analizzato le sacche di sangue e di plasma”.
Chiaramente la notizia ha suscitato molto clamore, soprattutto dopo le continue accuse piovute sullo sport spagnolo. Innanzitutto verso calcio e tennis. Ricordiamo che nel corso del processo del 2013 Fuentes dichiarò: “Se me li chiedono, faccio i nomi di tutti. Se parlo io finisce lo sport in Spagna”. Nel processo dell’epoca però il giudice decise di non andare oltre nonostante la chiara ammissione di colpevolezza da parte dello stesso Fuentes. Significativo, infine, anche il commento di Alejandro Blanco, capo del comitato olimpico spagnolo: “Operazione Puerto ha causato orrore per il nostro sport e per l’immagine del paese. Abbiamo avuto a che fare con questo per 10 anni, e oggi si ha l’impressione che potremmo farlo per altri 20”.