Come sempre nel martedì che precede lo Slam è previsto l’articolo di presentazione del Major femminile. Di solito propongo diversi dati sulle tenniste più forti in riferimento alla superficie su cui si giocherà, e poi un riepilogo con le condizioni di forma delle prime sedici teste di serie. Ma in questa occasione ho deciso di limitarmi a una semplice tabella che sintetizza gli ultimi cinque anni di tornei sull’erba, senza altri numeri e statistiche. Eccola:
Ho scelto di cambiare impostazione per due motivi.
Il primo è determinato dalle pochissime partite disputate di recente da quasi tutte le migliori; così pochi match che la situazione rispetto a Parigi è rimasta sostanzialmente immutata. Ripetere nel dettaglio il racconto dei malanni di Halep o Azarenka, oppure dei dubbi legati all’età di Serena Williams significherebbe proporre una specie di articolo-fotocopia, estremamente simile a quello di qualche settimana fa.
Il secondo motivo è legato alla crescita delle nuove leve, che stanno diventando sempre più spesso protagoniste. Questo processo è esemplificato nel modo più eclatante da Garbiñe Muguruza, vincitrice dell’ultimo Roland Garros. Ma quando si ragiona su tenniste in grande progresso i risultati degli anni precedenti risultano meno significativi, e perfino quelli più recenti possono ingannare, dato che spesso gli alti e bassi sono una caratteristica delle più giovani. Dunque ricostruire nel dettaglio il loro rendimento non penso possa risultare particolarmente utile per capire come si potrebbero comportare a Wimbledon.
E quindi per questa volta ho deciso di proporre alcune riflessioni di carattere generale, legate alle caratteristiche della maggior parte delle attuali teste di serie. La prima riflessione è questa: penso che il prossimo torneo di Wimbledon potrebbe risultare particolarmente ben giocato, per differenti ragioni tecniche.
Innanzitutto sono convinto che l’erba sia una superficie sulla quale possono trovarsi a loro agio molte delle possibili candidate per la vittoria finale nei Major: a partire da Serena Williams, naturalmente, testa di serie numero uno e campionessa in carica.
Controllando il ranking di questa settimana ci si accorge che sono più le giocatrici che si trovano bene sull’erba rispetto a chi fatica a digerirla: fra le prime 20-25 della classifica forse solo Stosur, Svitolina ed Errani scendono chiaramente di rendimento su questa superficie. A questo piccolo gruppo non aggiungerei più nemmeno Carla Suarez Navarro, visto che nel recente torneo di Birmingham ha mostrato interessanti capacità di adattamento. E anche le giocatrici più vocate al cemento come Kerber, Azarenka e Halep vantano comunque semifinali a Wimbledon (due per Azarenka).
Scorrendo i primi posti del ranking, oltre a Serena e alle tre giocatrici appena citate, si trovano: Muguruza finalista a Londra l’anno scorso, Radwanska finalista nel 2012, Bencic vincitrice a Eastbourne nel 2015, Roberta Vinci con un successo a s’Hertogenbosch. Seguono Venus Williams, Madison Keys e Petra Kvitova, che credo firmerebbero per poter giocare tutto l’anno sull’erba, visto che i più grandi successi della carriera li hanno raccolti sui prati inglesi.
Ma forse l’aspetto tecnico più interessante è questo: l’erba non agevola solo le tenniste potenti che amano condurre un tennis di attacco (come Serena, Venus, Muguruza, Kvitova, Keys, Vandeweghe) ma, rispetto a terra battuta e cemento, aiuta anche le giocatrici che si potrebbero definire opposte, cioè quelle che su altri terreni soffrono per mancanza di colpi definitivi. Atlete agili e veloci, che sui prati scivolosi riescono a muoversi con più sicurezza delle avversarie. In più la superficie rapida e dal rimbalzo sfuggente consente a chi ha un deficit di forza di riuscire comunque ad ottenere vincenti approfittando dell’anticipo e appoggiandosi sulla potenza altrui; è possibile costruire punti semplicemente rubando il tempo all’avversaria e piazzando bene la palla.
Non solo: queste tenniste meno potenti sono spesso dotate di una “mano” superiore alla media, una dote che sull’erba si esprime a colpi di slice e drop-shot, o grazie ai movimenti sulla verticale del campo. Ecco perché ad esempio una tennista come Radwanska ha ottenuto a Londra i propri migliori risultati negli Slam (una finale nel 2012 e due semifinali nel 2013 e 2015).
Un’ulteriore conferma di questo si è avuta nelle scorse settimane. In tre tornei su quattro sono arrivate in finale giocatrici tutt’altro che potenti: a Nottingham Alison Riske, particolarmente dotata nel colpire di controbalzo e nell’anticipo; a Mallorca Anastasija Sevastova, che ama appoggiarsi sulla palla avversaria per costruire geometrie che le permettano di trovare spazi di campo liberi; a Birmingham Barbora Strycova, un’altra tennista abile nell’impostare scambi articolati e nel movimento sulla verticale. E anche se poi hanno perso la finale (rispettivamente contro Pliskova, Garcia e Keys) hanno mostrato che l’erba risulta una superficie molto meno monodimensionale di quanto si potrebbe credere di primo acchito.
Penso che anche a Wimbledon sarà molto difficile che una delle giocatrici “leggere” abbia la meglio; ma sarà invece molto probabile che lungo il cammino del torneo siano in grado di ottenere eliminazioni eccellenti fra le tenniste di attacco.
In sintesi: considerando le caratteristiche tecniche delle più forti partecipanti, appare quasi certo che la rincorsa di Serena Williams al record di Steffi Graf (i famosi 22 Slam) si terrà in un contesto complessivamente al rialzo rispetto al Roland Garros. Perchè se è vero che Serena sicuramente gradisce l’erba ed è avvantaggiata da un gioco basato su pochi colpi e meno esigente sul piano fisico (soprattutto per quanto riguarda la resistenza), è anche vero che la numero uno del mondo trova a Londra una concorrenza tutto sommato più a suo agio che a Parigi: significa quindi un maggior numero di avversarie in grado di esprimersi ad alti livelli.
Rispetto alla terra rossa crescerà di più Serena o crescerà di più la concorrenza? Personalmente non riesco ad avere certezze in merito, ma credo sia questa la domanda che può riassumere meglio il prossimo Wimbledon. Ecco intanto la risposta indiretta di una nota agenzia inglese di scommesse (quote di lunedì 20 giugno):
Serena W. 2,62
Muguruza 6
Kvitova 6,50
Azarenka 9
Keys 13
Halep 17
Kerber 21
Bencic e Radwanska a 26
Bouchard, Lisicki, Stephens e Vandeweghe a 34
Ivanovic, Konta, Pliskova, Safarova, Venus W. e Wozniacki a 51
Bacsinszky, Bertens, Konjuh e Mladenovic a 67
Pironkova 81
Al di là di qualche valore che non condivido (ad esempio per me Venus e Radwanska sono sottostimate se confrontate con altre quote) rimane il fatto che, a mio avviso, molti dei nomi fatti costituiscono una credibile ipotesi di vittoria. Del resto nel 2016 su due Major disputati abbiamo avuto due nuove vincitrici slam, e quindi non è impossibile che alla lista si aggiunga una terza novità.
In più ci sono giocatrici emergenti o specialiste che potrebbero fare strada nel torneo; i nomi possibili sono tanti: tra quelli poco considerati dai bookmaker segnalerei Ostapenko (vincitrice due anni fa del torneo junior) data a 100, ma anche Riske, Strycova, Makarova, Vesnina, Flipkens, Lucic che hanno quote ancora più alte.
In conclusione il capitolo sulle italiane. Sull’erba il tennis di Roberta Vinci può risultare molto redditizio: lo slice di rovescio diventa particolarmente insidioso, il gioco di volo ancora più incisivo e la sua capacità al servizio può fare la differenza. Questo in linea teorica, perché l’aspetto più importante rimane la forma. Roberta avrà una testa di serie molto favorevole (numero 7): sarebbe un peccato non avesse la condizione fisica per approfittarne.
Sara Errani sta attraversano un periodo difficile, e soffre da sempre l’erba: difficilmente potrà essere Wimbledon il torneo della sua risalita.
Anche Francesca Schiavone e Karin Knapp in carriera hanno avuto rendimenti migliori sulla terra che sui prati (Schiavone a Wimbledon vanta comunque un quarto di finale nel 2009 e un ottavo nel 2012): molto dipenderà dai sorteggi.
Infine Camila Giorgi: l’anno scorso di questi tempi aveva appena vinto il torneo di s’Hertogenbosch in finale contro Belinda Bencic. Per Camila il discorso è molto simile a quello fatto per Roberta: l’erba può diventare una superficie che esalta il suo tennis, ma occorre riesca a presentarsi al via senza problemi fisici e con una fiducia nei propri mezzi superiore a quella degli ultimi mesi.
P.S. Come già in occasione dei precedenti Major, questa rubrica si ferma durante lo Slam. Ritornerà fra tre settimane, al termine di Wimbledon.
Buon torneo a tutti.