Giornata di rovesci sui campi del Devonship Park. Quelli di pioggia, che costringono il programma a cominciare con due ore di ritardo. Quelli nel match di apertura, con Caroline Wozniacki che cede alla distanza alla qualificata Monica Puig. Quelli di Eugenie Bouchard, troppe volte fuori misura e sconfitta, pur senza demeritare, da Agnieska Radwanska. Purtroppo, anche l’ultima italiana – Sara Errani, impegnata nel doppio – viene rimandata a casa con un duplice 6-2. Non che le aspettative fossero straordinarie, ma il 2016 continua ad essere avarissimo di soddisfazioni.
C’era curiosità per il match di Eugenie Bouchard. Precipitata al numero 48 del ranking, la canadese aveva dimostrato in passato di gradire i campi veloci del Devonshire Park per sviluppare il suo gioco aggressivo. Il suo problema più grande è che dall’altra parte della rete trovava Agnieska Radwanska – qui fermata nel 2015 soltanto in finale da una Bencic in stato di grazie, e già vincitrice nel 2008 – le cui variazioni e capacità di tocco ben si adattano alla superficie. Il canovaccio sviluppato da Eugenie è semplice: aggredire, aggredire, aggredire. Rischiando molto riesce ad annullare due palle break nel game di apertura ma, rischiando troppo, cede il servizio nel terzo gioco. Come nel gioco di Camila Giorgi, il piano B non è contemplato dalla canadese, mentre il game che chiude il set di apertura è un compendio delle qualità tecnico-tattiche di Aga: un lob perfetto, un passante millimetrico, e geometrie che costringono Eugenie a spostarsi continuamente lungo la linea di fondo, fino a provocarne l’errore.
Eugenie non ha più la felpa, il sole illumina finalmente i campi, ma il break conquistato in apertura di secondo set è un fuoco di paglia. Il tennis della Radwanska è di altro livello. I suoi lob rimbalzano sulla linea di fondo, i suoi drop costringono Eugenie a difficili spostamenti in avanti, e le sue risposte sui piedi della canadese, in uscita dal servizio, cambiano l’inerzia dello scambio. Il primo match point è quello buono per Aga, che trova pure – come lei stessa riconosce nell’intervista post-partita – un ottimo servizio. Ora la attende ai quarti Dominika Cibulkova, da affrontare per la decima volta ma la prima sull’erba.
L’attesa era qui, però, tutta per la giocatrice di casa Joanna Konta. Diciassettesima testa di serie a Wimbledon, e prima giocatrice inglese a esserlo dal lontano 1984. L’anno scorso Joanna esplose proprio a Eastbourne, dove raggiunse i quarti di finale, e nel frattempo ha compiuto un impressionante balzo in classifica (da 150 nel 2014 a 18). Pensare che aveva rischiato di non poter più giocare, per le difficoltà finanziarie della famiglia…Nel match che la vedeva opposta a Petra Kvitova, Joanna si portava subito 5 a 2 con un set point a favore. A quel punto, la ceca riusciva finalmente a trasformare una palla break (al sesto tentativo), cambiando l’inerzia del match. Petra si aggiudicava il set, e partiva bene nel secondo. Un altro break, questa volta della Konta, capovolgeva però l’incontro. Il terzo set diventava una cavalcata trionfale tra i boati del pubblico. Sei giochi a zero per chiudere la pratica: che la Gran Bretagna abbia trovato una nuova campionessa?
Risultati:
[Q] M. Puig b. C. Wozniacki 4-6 6-3 6-4
[12] D. Cibulkova b. K. Bondarenko 7-6(3) 6-3
K. Mladenovic b. A-L. Friedsam 6-4 7-6(4)
[1] A Radwanska b. E. Bouchard 6-3 6-3
[11] J. Konta b. P. Kvitova 5-7 6-4 6-0
E. Vesnina b. [Q] M. Brendle 7-6(2) 6-4
[10] Ka. Plikova vs M. Doi 6-2 4-3 sosp.