A casa Kyrgios sono preoccupati. Urgono provvedimenti per arginare le recenti intemperanze di Nick bracciodoro. Prima Wawrinka, poi il sonnellino al cambio campo e la polemica con Tomic. Basta!
Scena 1: Canberra, intorno all’ora di cena
In cucina un gregge di agnelli finisce di rosolare lentamente su un barbecue delle dimensioni di una piccola piscina, accanto a una teglia con venti chili di patate a spicchi. In sala la tavola è imbandita e i posti assegnati. Ad un capo siede papà Giorgos, all’altro mamma Nortalia, ad un lato il fratello Christos con la sorella Halima, di fronte la nonna. Accanto a lei il seggiolone con sonagli di Nick che la madre ha fatto costruire a misura dalla Foppapedretti. In sala si beve l’aperitivo pre-cena, ouzo per papà, Christos e nonna, un robusto Martini per la mamma e la sorella. Per Nick un gran bicchierone di spuma. È in atto un’accanita discussione sulle ultime vicissitudini del Giovane Holden in salsa tzatziki.
Papà: “Non se ne può più! Non può continuare così, ci va di mezzo il buon nome della famiglia…”. Il suo orgoglio di greco immigrato è profondamente ferito dal comportamento in campo del figlio piccolo.
Mamma: “Ma quale buon nome che i tuoi allevavano pecore e tu facevi l’imbianchino? Io sono una malese di stirpe reale e il piccolo Nick è solo conscio dei suoi privilegi di nascita!”.
Nonna paterna, rivolgendosi al figlio: “Ancora ‘sta storia del sangue nobile. Figliolo, spiegale una volta per tutte che mentre noi greci inventavamo la filosofia i loro antenati conoscevano a malapena il fuoco. Noi abbiamo sperimentato la democrazia e costruito il Partenone, loro hanno solo Sandokan. Io l’ho sempre detto che Nick era viziato. E anche un pò minchione”.
Mamma: “Shhh, non farti sentire dal pargolo”.
Papà: “E come potrebbe, non lo vedi?”.
In effetti il piccolo Nick non sente nulla. Sta succhiando un lecca lecca enorme mentre tenta laboriosamente di comporre un puzzle Clementoni da otto pezzi. Christos, rimasto fin’allora in silenzio, interviene. È l’unico studiato della famiglia, fa l’avvocato quindi sa leggere e funge da consigliere per il fratello: “Nonna ti prego, lo sai che Nick è permaloso, l’ultima volta che lo hai rimproverato gli è venuto l’acetone e si è messo il dito in bocca per due giorni. Poi non riusciva più a stringere la racchetta. È inutile che litighiamo il problema va risolto e suggerisco di procedere con metodo logico e cartesiano, anche se non ricordo mai chi fosse questo Cartesiano…”
Papà: “Christos ha ragione, dobbiamo fare qualcosa. Ieri ero al circolo Fidia & Prassitele e nessuno voleva giocare a tavli con me. Dicono che Nicky getta discredito anche su di loro e che dovremmo rimetterlo in riga per il bene di tutti”.
Mamma: “Per i daiaki del Borneo, chi se ne impippa dei tuoi amici, Giorgios? Passano il tempo a impomatarsi i baffi e discutere fuori dal bar. Cosa ne sanno loro? Sono solo gelosi della nostra nuova Ferrari fucsia con cerchioni in diamante e sedili in ermellino”.
Scena 2: la cena e il progetto.
La famiglia consuma il frugale pasto. Nick divora a quattro palmenti la sua porzione, finemente tritata e ridotta ad omogeneizzato come piace a lui. Indossa un bavaglio con scritto “Il tennis sono me” e sembra totalmente ignaro delle tensioni che si agitano in seno alla famiglia. Quando viene servito il dolce il fratello introduce delicatamente l’argomento. “Nick, cosa ne diresti se provassimo a cercare qualcuno che ti dia una mano?”, e blandendolo “hai talento da vendere e potresti diventare il n°1”.
Nick: “cosvdr, frsnnpnsposscvrmlds?!?”
“Non ho capito, forse se mandi giù il boccone prima di parlare…”
Nick trangugia le sei paste con ricotta e miele che ha in bocca: “Cosa vorresti dire, che non sono in grado di cavarmela da solo?”
“No di certo, pensavo che forse consultare qualche ex campione, qualcuno che ha vissuto l’esperienza di essere davvero al top potrebbe esserti utile. Pensavo a Borg e Mac”.
Nick: “E chi sono? Personaggi del Signore degli Anelli?”.
Madre, colma d’orgoglio: “Oh piccolo Nick, hai letto il libro?”.
Nick: “Non è un libro mammina, è un film. Solo che mi sono addormentato dopo i titoli di testa. E comunque Brog, Broc o comediavolosichiama non lo ricordo”.
Fratello, con pazienza: “Borg è stato uno dei più grandi di sempre, ha vinto Wimbledon cinque volte di fila e nel 1980 ha disputato una delle finali più belle contro McEnroe…”.
Nick: “Ma chi, l’americano pallido e stempiato che ha criticato il mio look? Giocava anche lui?”.
Fratello: “Sì Nick, aveva un tocco di palla fenomenale, e tieni conto che usava racchette di legno”.
Nick: “Legno?!? Mi stai prendendo in giro?”
Il fratello è esasperato ma ha un lampo di genio: “Sai che aveva un caratteraccio? Una volta ha pure sputato addosso ad una donna in tribuna. Però è stato numero 1 del mondo per anni. E anche Borg. Potrebbero darti qualche consiglio utile”.
Gli occhi di Nick si illuminano per la prima volta. “Davvero? Very cool! Credo che mi sarebbe simpatico. Proviamoci. Però occupatene tu, ora devo provare la nuova altalena che papà ha montato in giardino”. Così dicendo balza giù dal seggiolone, si caccia il ciuccio in bocca e scompare.
Scena 3: In campo
Christos è stato bravo e diplomatico. Approfittando della presenza di Bjorn e John ha organizzato un incontro informale a Melbourne, su un piccolo campo da tennis nascosto agli occhi dei più. Alle 10 del mattino Borg e McEnroe stanno palleggiando blandamente sfottendosi.
John: “Non c’è nulla da fare Bjorn, sei sempre stato un fabbro con la racchetta in mano”.
Bjorn: “Sarà, ma quel passante nei piedi te lo ricordi ancora. Sei inciampato come un sacco di patate”.
I due continuano così per un oretta, il livello di gioco sale e una piccola folla di curiosi si assiepa ai lati del campo. Quando Nick arriva accompagnato dal fratello nessuno se lo fila di pezza, forse perché con i calzoncini dei Lakers, la canotta e un chilo e mezzo d’oro addosso sembra un rapper di Detroit. L’Orso e Mac si dirigono verso i due ma prima sono costretti a firmare decine di autografi, mentre lui comincia ad adombrarsi. Finalmente un ragazzino gli si avvicina “Tu sei Nick Kyrgios vero? Mi firmeresti sei autografi per favore?”. L’australiano impugna la penna con un sorriso smargiasso: “In famiglia siete miei fans, ragazzo?”. “No, per niente. È che in cambio di questi tuoi me ne danno uno di Rafter. Grazie, ciao”. Nick ci mette un attimo a capire, quando realizza frantuma la penna e mette il broncio.
Ci vuole tutta la pazienza di Christos per farlo entrare in campo con Borg e McEnroe. È John a rompere il ghiaccio, apostrofandolo con franchezza tutta newyorkese. “Nick fai schifo, sembri un uomo di Neanderthal con la clava in mano. Il tennis è un gioco complesso, sul campo devi saper fare il maggior numero possibile di cose e la potenza da sola non basta mai”.
Nick: “Sei pazzo, man? Non so neanche dove stia Neanderthal. Io mi metto lì e BANG, sparo la pallina alla velocità della luce. Vi ho visto giocare prima e sembrava di essere alla moviola, oggi è cambiato tutto, voi siete il passato”.
Bjorn, che ha taciuto fin lì interviene: “Sei un duro vero? Tiriamo due colpi e vediamo come te la cavi, ti do anche un vantaggio”. E così dicendo estrae dalla borsa una delle sue storiche Donnay nere e arancione, incordate a 30 kg e col manico lungo per l’impugnatura a due mani. “Io uso questa, vediamo quanti punti riesci a fare”. La bocca di Nick si apre in un sorriso sardonico: “Sicuro? Non vorrei farti del male nonno, hai un’età…”. Anche Bjorn sorride mentre si avvia verso il campo e Mac rincara la dose: “Giovanotto, per ogni vincente ti offro una spuma, mi hanno detto che è la tua bevanda preferita”.
Il palleggio inizia, Borg è ancora asciutto come un biscotto, Kyrgios si sposta sul dritto e lascia partire un tracciante ma l’altro è già lì e ribatte con agio. Rovescio baseball a tutto braccio, la palla ritorna. E ritorna ancora, Nick colpisce a tutta, suda copiosamente e grugnisce forte nel vedere che lo svedese è sempre perfettamente piazzato e rimanda palline su palline senza sforzo apparente. Sbaglia lui per primo e Borg gli fa segno di avvicinarsi a rete. “Vedi ragazzo? A questo gioco vinci se rimandi la palla una volta di più, ora prova con John”.
Nick è scosso quando comincia di nuovo a scambiare. Mac scende a rete col celebre rovescio gillette e sulla bomba passante piazza una volée smorzata a un dito dal nastro. L’altro scatta, inciampa e finisce impigliato nella rete come un sarago . Furibondo, ora attacca lui sul rovescio di Genius, il quale arriva comodo sulla palla, finta il lungolinea lo lascia immobile con un lob liftato identico a quello che piegò la resistenza di Borg a Flushing Meadows 1981. “Caro mio, devi capire che nel tennis non è necessario tirare a duecento all’ora per fare il punto, è una questione di angoli, anticipo e tempismo”.
Scena 4: Il questionario
Qualche minuto dopo i quattro sono seduti ad un tavolo, è Bjorn a prendere la parola dolcemente dicendo: “Nick, il campo non mente. Se tu non rispetti il gioco lui non rispetterà mai te, rimarrai sempre un plantigrado. Alla tua età John aveva già vinto uno US Open e due volte la Coppa Davis, io due Roland Garros e Wimbledon. Tu cos’hai vinto?”.
“La coppa del nonno…” interviene secco Mac. “Svegliati, chi ti credi di essere? La carriera di giocatore non dura per sempre, cosa farai dopo? Devi essere una persona completa per essere un tennista completo, quali sono i tuoi interessi fuori dal campo?”.
Kyrgios si spreme le meningi per mezz’ora, Borg si è lievemente assopito quando finalmente risponde: “Non saprei…mi piace molto il Lego”. John rischia di strozzarsi con un tramezzino, lo svedese è allibito ma prova un’ultima carta. “Va bene Nick, proviamo col Questionario di Proust. Sai cos’è?”. “Mai sentito”.
Il fratello intuisce la mala parata e interviene “Scusatelo, è ignorante. A dir la verità però mi chiedo anch’io che utilità possa avere adesso tirare in ballo un ex pilota di Formula 1…”. È Mac ad intervenire: “Ora capisco tante cose Christos. PROUST, non Prost. È stato uno dei più grandi filosofi del novecento. Il questionario prende il suo nome non perché l’abbia creato ma perché rimasero famose le sue risposte. È utile a svelare molti lati del carattere di una persona. Eccone una versione ridotta. Proviamo?”
Nick è diffidente ma acconsente, si siede ad un tavolo vicino e Bjorn gli passa le domande. La cosa si fa laboriosa, l’australiano sembra Charlie Brown che scrive all’amico di penna. Dopo una mezz’oretta porge le sudate carte, piene di ditate e correzioni. Gli altri cominciano a leggere.
Il tratto principale del mio carattere
La modestia
La qualità che desidero in un uomo
…per chi mi avete preso?!?
La qualità che preferisco in una donna
Le chiappe
Quel che apprezzo di più nei miei amici
La fedeltà. A me, ovviamente.
Il mio principale difetto
La gentilezza d’animo
La mia occupazione preferita
Devo proprio rispondere…?
Quel che vorrei essere
Sono già tutto
La città nel mondo dove vorrei vivere
Paperopoli
Il colore che preferisco
L’importante è che sia fluo
Il fiore che amo
Ripeto, per chi mi avete preso?
I miei eroi nella finzione
Iron Man e i Puffi
Le mie eroine nella finzione
Le Winx
I miei eroi nella vita reale
Iron Man e i Puffi
Le mie eroine nella vita reale
Le Winx
Quel che detesto più di tutto
Perdere contro Tomic
I personaggi storici che disprezzo di più
Sicuramente Lord Voldemort
La riforma che ammiro di più
Mi piacciono molto il ri-quadrato e il ri-triangolo
Il dono di natura che vorrei avere
Li ho già tutti
Come vorrei morire
Scusate se mi gratto sotto l’Equatore…
Stato attuale del mio animo
Cos’è l’animo?
Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza
Le mie
Il mio motto
Meglio un giorno da canguro che cento da ornitorinco
Scena 5: Conclusione
Nick non aveva mai scritto tanto, è tutto macchiato d’inchiostro e corre sotto la doccia. Christos aprofitta del momento e si rivolge ai due campioni. “Allora, che ne pensate?”
“È difficile, io ho già sei figli e onestamente non posso accollarmene un altro” dice Mac.
“Io invece ho un solo figlio ma non ce la posso fare”, aggiunge l’Orso.
La delusione è cocente ed evidentemente traspare dal volto di Christos, al punto che i due amici si muovono a pietà. È Borg a rompere il silenzio. “Senti facciamo così. Prova a chiamare questa persona, ti lascio i suoi recapiti. Se non ce la fa lui è finita”.
Christos si illumina mentre lo svedese scrive su un foglio e glielo porge. Lui lo apre e legge il nome. “ILIE NASTASE”.