dal nostro inviato a Wimbledon
Tutto è pronto all’All England Lawn Tennis and Croquet Club. I campi sono perfetti, la coda si è già formata, i tabelloni all’esterno dei viali portano già i nomi dei protagonisti. È persino arrivata la tradizionale pioggerellina. Non rimane quindi che attendere le 13 di domani- da voi saranno le 14, cominciamo ad abituarci – quando Novak Djokovic e una delle 4 wild card britanniche, James Ward, scenderanno in campo per iniziare ufficialmente il torneo. Torneo che, come saprete benissimo, sarà in realtà già iniziato da circa 90 minuti – che volete farci, è tempo di europei – nei campi meno nobili, quelli che sono arrivati ad oggi direttamente dal XIX. Sono? Sembrano, perché il Centre Court è più vecchio di loro; ma tra un abbellimento, un ampliamento e un tetto porta con sé il famigerato mistero della contemporaneità tra modernità e tradizione. Ma alla fine, in fondo, sono tutti orpelli che circondano quei due lì, che in mezzo a qualche migliaio di persone venute a celebrare l’evento – o, illusi, a sentirsene parte – devono provare a vincere la partita.
Cominciamo col dire che tira una strana aria attorno a Novak Djokovic. Per quanto sia inevitabilmente il favorito alla fine non sono tantissimi quelli che credono che possa realizzare un’impresa che avrebbe dello straordinario. Un’altra. Vincere tre volte di fila Wimbledon, non è cosa che sia riuscita a tantissimi (in era Open solo a Borg, Sampras e Federer, ma qui ci sono statistiche per qualsiasi cosa quindi saremmo pure in grado di dirvi chi ce l’ha fatta in era pre-Open, ma lasciamo perdere), senza neanche avere il gioco adatto per farlo, praticamente a nessuno, cosa che finisce sempre col far credere che i bookmakers possano sbagliare. E poi sarà l’Inghilterra, sarà che forse ci si aspetta una certa rilassatezza dopo il raggiungimento del titolo del Roland Garros da parte di Djokovic, sarà, si spera, il continuo miglioramento di Murray, ma non sono pochi quelli che credono che il vero uomo da battere in fondo sarà lo scozzese. Anche il tabellone si ci è messo, visto che il serbo avrà una vita abbastanza complicata già a partire dal terzo turno, sta di fatto che per confermarsi l’uomo forte del tennis contemporaneo forse stavolta sarà meglio non partire a tre quarti di velocità.
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Anche il calendario di Murray non è semplicissimo, soprattutto per via del possibile incrocio con Kyrgios negli ottavi. Ma lo scozzese è probabilmente nel suo miglior momento in carriera, viene dalla sua prima finale al Roland Garros e dall’ennesima vittoria al Queen’s. Non trovarlo in campo il 10 luglio sarebbe davvero una grandissima sorpresa.
Pensare a Roger Federer, un tizio che ha vinto qui sette volte ha fatto altre tre finali e solo l’anno scorso non ha avuto la palla break nel quinto, come un terzo incomodo sembra strano, ma la realtà è che lo svizzero non è mai arrivato a Wimbledon con tanti pensieri nella testa. Neanche nel terribile 2013 non aveva mai vinto un torneo prima di Church Road, e soprattutto ha giocato poco e male. Le sconfitte contro Thiem e Zverev è vero che potrebbero essere legate ad una condizione che si spera si possa ritrovare col tempo ma gli anni passano e la mobilità è diventata quella che è. Tutti sappiamo che è una specie di miracolo trovarselo ancora alla testa di serie numero 3 e tutti continueranno a chiedergli uno sforzo e poi un altro. Ma per quanto possa sembrare strano Roger Federer è un uomo più o meno come tutti gli altri e non un Higlander. La sorte gli ha dato una grossa mano, perché se lo svizzero non arrivasse in semifinale, col tabellone che si è ritrovato, vorrebbe dire una sola: chiudere dopo Rio.
Queste incertezze, se volete, sembrano poter offrire spazio ai newcomers come Kyrgios, soprattutto, ma anche Thiem e Zverev, che sembrano i più accreditati a togliere spazio alla generazione degli anni ’80. Di Kyrgios abbiamo detto: curiosamente becca sempre Murray negli slam e meno curiosamente finisce sempre col perderci. Prima o poi invertirà la tendenza, ma che possa essere proprio qui, nello slam a cui Andy forse tiene di più, se mai tiene a qualcosa, e in uno dei suoi migliori momenti, sembra davvero molto difficile.
Anche Thiem e Zverev sono capitati nella parte di Murray, ma nello spicchio di Wawrinka, e già arrivare ai quarti per uno dei due sarebbe un gran risultato. Non sarà semplice né per l’austriaco né per il tedesco. Thiem rischia all’inizio contro Florian Mayer, che ha appena vinto ad Halle, poi potrebbe avere vita facile fino appunto agli ottavi, dove potrebbe trovare appunto Zverev. Ma il ragazzino è stato persino più sfortunato perché non solo inizia con Mathieu, ma se mai riuscisse a uscirne avrebbe prima uno che sull’erba in fondo ci sa giocare, Youzhny. E prima del possibile scontro con Thiem dovrebbe vedersela pure con Tomas Berdych uno dei soli 4 giocatori in tabellone che hanno già fatto finale qui. Insomma non sarebbe poi una gran sorpresa non vederlo arrivare alla seconda settimana.
Degli altri pare ci sia poco da dire. Dimitrov è ormai perso nelle nebbie di un gioco che non riesce a rimettere in ordine; del Potro può uscire al primo turno con Robert come tirare un brutto scherzo a Wawrinka nel turno successivo; lo stesso Wawrinka, persa l’aura di quello splendido Roland Garros dell’anno scorso è ancora troppo avanti rispetto a Fritz, ma al massimo può aspirare alla sua prima semifinale qui (che non sarebbe da buttare eh?); Nishikori è già tanto se riesce ad evitare di farsi male.
Forse conviene segnalare due su cui punteremmo qualche spicciolo. Sul primo, Milos Raonic, ci sarà accordo, sul secondo, Bernard Tomic, un po’ meno. Al di là del folcloristico ingaggio di Mac, Milos sembra sempre vicino a quel “clic” in grado di condurlo all’impresa. Ci stava riuscendo a Melbourne ma poi si è infortunato e sembra sia di nuovo costretto a ripartire da zero. Ma prima o poi Milos dovrà pure esplodere e l’erba potrebbe dargli una mano. Di Tomic non c’è praticamente niente che non sia stato detto, ma l’australiano, che l’anno scorso sembrava essere finalmente riuscito a mettere da parte – o almeno a controllare – le bizze quest’anno è ricaduto in misteriose programmazioni e in balordissime sconfitte. Ma Wimbledon è un torneo magico e val la pena rischiare qualcosa. Tomic inizierà con Verdasco e poi entrerà in rotta di collisione con Wawrinka. Il calendario potrebbe dargli una mano insomma.
Rimangono gli italiani, che sono solo in tre, a meno che la macumba che arriva dall’altra parte delle Alpi non sortisca qualche effetto e riesca a far rientrare il povero Fabbiano. Seppi, se verrà a capo di Garcia Lopez, incapperà su Raonic e ci prepariamo ad un mercoledì di gran tifo e ad un’inevitabile sconfitta. Lorenzi e Fognini magari ci arrivassero a mercoledì…