Nella domenica extra che gli organizzatori si sono dovuti prendere per evitare che qualche giocatrice fosse costretta a giocare due partite di singolare nello stesso giorno, è emerso prepotentemente il tennis russo. Aveva quattro giocatrici impegnate (su sei match in programma) e tutte e quattro hanno vinto.
Svetlana Kuznetsova si è guadagnata la possibilità di affrontare Serena Williams battendo 6-7, 6-2, 8-6 Sloane Stephens. Un risultato secondo logica, se ci si basa sui numeri delle teste di serie (numero 13 Sveta, numero 18 Sloane), ma molto sofferto perché la superficie pareva più adatta a Stephens. Non ho seguito il match quindi non posso esprimere un giudizio, ma credo che una cosa si possa dire: questo 2016 è di gran lunga l’anno migliore di Kuznetsova da un po’ di stagioni a questa parte. Ha giocato benissimo in Australia, ha sconfitto Serena a Miami e ha mantenuto complessivamente un livello di gioco tale da ritrovarsi oggi al decimo posto della race, e con concrete probabilità di tornare in top ten.
Insieme a lei nella parte alta di tabellone si è fatta largo Anastasia Pavlyuchenkova, che ha sovvertito il ranking regolando in due set Timea Bacsinszky 6-3, 6-2. Sino ad oggi mai Pavlyuchenkova era riuscita ad approdare al quarto turno di Wimbledon e il dubbio che suscitava è che faticasse troppo a muoversi su una superficie complicata come l’erba.
Completa il quartetto russo la coppia Makarova e Vesnina; intese però non come doppiste (l’anno scorso erano state finaliste a Wimbledon, battute da Hingis/Mirza, mentre quest’anno per via dei ritardi hanno appena giocato giocato un turno), ma come singolariste. Curiosamente si misureranno una con l’altra, con Makarova favorita, visto che ha vinto gli ultimi 6 scontri diretti e ha perso solo il primo, risalente addirittura a 12 anni fa.
Dopo Kvitova, Ekaterina Makarova ha superato un’altra ceca, Barbora Strycova (6-4, 6-3), mentre Elena Vesnina ha sconfitto 7-5, 7-5 Julia Boserup, che era approdata al terzo turno approfittando anche del ritiro per un guaio al polso di Belinda Bencic.
Oltre alle quattro russe oggi si sono qualificate due statunitensi: Serena Williams ha quasi passeggiato contro Annika Beck, (6-3, 6-0) mentre Coco Vandeweghe mi ha impressionato per efficacia contro Roberta Vinci: concentrata, potente, e tutto sommato anche precisa. Qualche errore di troppo sui colpi giocati dopo la rincorsa laterale, altrimenti avrebbe sfiorato la perfezione.
Le due statunitense se la vedranno al prossimo turno con due russe: da una parte il confronto tra veterane (Serena e Sveta) dall’altra quello tra le due giovani (Coco e Anastasia). Nel match fra ultratrentenni Serena pare ampiamente favorita dalla superficie, anche se nel 2016 il bilancio è in parità: vittoria di Kuznetsova a Miami, e di Williams a Roma.
Nella porzione subito al di sotto di tabellone si affrontano invece le due “giovani” (entrambe sono nate nel 1991). Dopo quello che ha fatto vedere contro Vinci sarei portato a dire che Vandeweghe è favorita contro Pavlyuchenkova, ma devo sospendere il giudizio visto che, colpevolmente, non ho ancora seguito Anastasia qui a Wimbledon.
Coetanee per data di nascita, ma con una carriera tennistica piuttosto diversa a livello professionistico: precoce e ad alti livelli da molti anni e in una fase non troppo positiva Pavlyuchenkova, mentre Vandeweghe per la prima volta in questa stagione l’ha stabilmente superata nel ranking, a completamento di un processo di maturazione molto più lento di quello di Anastasia.
L’ultimo confronto della parte alta è quello di cui avevo parlato nell’articolo precedente, visto che sia Radwanska che Cibulkova avevano vinto i loro match già sabato. Giocatrici esperte, che conoscono gli Slam e sanno come si arriva perfino in finale (rispettivamente Wimbledon 2012 e Australian Open 2014); se ci aggiungiamo che sono sembrate in forma abbiamo tutte le premesse per una partita molto interessante.
Prima di chiudere un po’ di geografia sportiva. Su 16 giocatrici ancora in corsa a Wimbledon, ci sono: una ceca (Safarova), una spagnola (Suarez Navarro), una tedesca (Kerber), una giapponese (Doi), una rumena (Halep), una slovacca (Cibulkova) una polacca (Radwanska). C’è poi una kazaka di passaporto, ma russa di nascita e di formazione tennistica come Shvedova. Infine ci sono quattro russe vere e proprie (Vesnina, Makarova, Pavlyuchenkova, Kuznetsova) e quattro statunitensi (Serena e Venus Williams, Keys, Vandeweghe).
Del tennis americano penso vada rilevato che finalmente sembra che le nuove generazioni stiano crescendo bene, assicurando un ricambio al movimento quando, inevitabilmente, si ritireranno due monumenti della storia del tennis come le sorelle Williams.