DA LONDRA – Profilo basso, intensità e, soprattutto, tanta tanta calma. Ecco alcune delle doti di Lucas Pouille, uno dei nuovi protagonisti della next generation del tennis. Lucas, 22 anni e originario del nord della Francia, è una delle grandi sorprese del torneo maschile di Wimbledon approdando per la prima volta in carriera ai quarti di un major. Sul suo percorso sono inciampati tennisti del calibro di Juan-Martin Del Potro e Bernard Tomic. Certo, l’argentino è appena rientrato nel circuito, e in uno slam, dopo tre anni di tribolazioni fisiche a causa dei problemi al polso e non è ancora il giocatore del 2009. Tuttavia, sta ritrovando progressivamente le giuste sensazioni e la consistenza per competere all’altezza degli avversari e non era facile per il francesino imporsi su un ex top seed come Delpo; eppure ne viene a capo, in un match ad alta tensione fisica e psicologica, travolgendolo 6-1 al quarto set.
E poi Bernad Tomic. I due non potrebbero essere più diversi. Tanto bad boy e imprevedibile l’australiano quanto posato e riflessivo il francese. Bernard, solito ad alti e bassi con o senza racchetta, questa volta a Wimbledon ha fatto davvero bene. Al primo turno si impone su Verdasco in un match maratona estenuante, conquistato al quinto set. Arriva fino agli ottavi, offrendosi inoltre lo scalpo di Bautista-Agut. Anche in questo caso, per Pouille non si trattava di una sfida semplice. Ma, ancora una volta, ha saputo affrontarla nel migliore dei modi, tra cui quei “modi” che tanto farebbero bene a molti suoi colleghi che, invece, si lasciano andare troppo spesso a dérapage comportamentali francamente imbarazzanti. Lucas non solo ha espresso in campo solidità, potenza e varietà, ma ha fatto della calma, dell’autocontrollo e della maturità che lo contraddistinguono, il vero asso nella manica per continuare a crescere.
“Sapevo che dovevo restare calmo e concentrato. È una cosa molto importante per me, non mi piace agitarmi. So che se comincio a innervosirmi e a parlare, perderò sicuramente” afferma ai giornalisti presenti a Wimbledon dopo il match vinto con Tomic. Chapeau!
Lucas mette perfettamente in pratica quello che tanti giocatori, anche più anziani ed esperti, non sono ancora riusciti a realizzare, nonostante tanti tornei e anni di tennis professionistico alle spalle. Ma che sia un ragazzo particolarmente maturo, Lucas lo dimostra già da tempo. Quest’anno, a Montecarlo, ha spiegato alla stampa quanto fosse importante per lui trovare il giusto equilibrio e le giuste condizioni per poter spiccare definitivamente il volo nel tennis che conta. E così, nel febbraio 2015, decide di lasciare il “nido” francese – e di trasferirsi a Dubai, per abituarsi al meglio alle condizioni climatiche delle competizioni che si svolgono al caldo. Si allena dunque spesso con Roger Federer, che ne apprezza, certo, le qualità tennistiche ma è molto impressionato dall’approccio maturo con cui il transalpino si concentra sulla carriera. E i primi risultati degni di nota non tardano ad arrivare.
Nel 2016 raggiunge per la prima volta la finale di un torneo Atp, a Bucarest, sconfitto proprio da Fernando Verdasco. Inoltre, a Roma, da lucky loser, si issa per la prima volta in semifinale in un Masters 1000; raggiunge i quarti a Brisbane. Sempre nel 2016, ottiene la sua vittoria più importante battendo a Miami David Ferrer, allora n. 8 del mondo. Il quarto ai Championships ovviamente gli assicura il best ranking poiché dall’attuale n. 32, ha la possibilità di avvicinarsi alla Top 20. Se dovesse vincere mercoledì contro Tomas Berdych, salirebbe alla posizione n. 18 e diventerebbe il primo tennista a raggiungere la semi di uno slam da testa di serie n. 32. E non finisce qui. Il capitano dell’equipe francese di Davis, Yannick Noah, sembra aver voluto premiare il fantastico exploit del 22enne e, privo di Gasquet – infortunatosi ieri nel match contro Tsonga – lo convoca per la prima volta in squadra per il tie dei quarti del 15 luglio contro la Repubblica Ceca, insieme allo stesso Tsonga, Mahut e Herbert. Se, come abbiamo detto, l’avversario dei quarti è Berdych, non lo sarà in Coppa Davis poiché Tomas sarà assente in luglio. Insomma, un momento d’oro per il ragazzo di Grande-Synthe allenato da Emmanuel Planque che, proprio ieri, rivelava alla stampa il sogno di giocare in nazionale senza per questo abbandonare quell’autocontrollo e discernimento che tanto lo caratterizzano: “È chiaro che se fossi convocato in Coppa Davis, ci andrei di corsa. Ma per ora non ci penso. Bisogna fare una cosa alla volta. Ora penso solo al match dei quarti. Devo rimanere concentrato su quello che dovrò fare con il prossimo avversario e cercare di raggiungere la semifinale. Per ora penso solo a questo“.
Insieme ai vari Thiem, Kyrgios, Zverev e Coric, ora anche Lucas Pouille sta volando sempre più in alto. E, ne siamo certi, anche se fosse tentato di avvicinarsi al sole, saprà evitare di bruciarsi le ali.