A quasi 35 anni e con i problemi alla schiena che Roger ha avuto, battere 169 volte (121 i punti fatti) può lasciare qualche strascico. Anche se quando Roger è venuto in sala stampa non aveva per nulla l’aria sofferta o dolorante. Era di buon umore, ovviamente, e ha risposto estesamente e garbatamente (spesso sorridendo) – in tre lingue – a tutte le domande che gli hanno fatto. Comprese le mie (lo scrivo a beneficio di quegli sciocchini che pensano che per una risposta sgarbata di Roger in Australia io possa essermela legata al dito al punto da tifargli contro! Dovrebbero sapere quei signori che più volte Federer ha detto pubblicamente di apprezzare le mie domande: potrei pubblicare qui quella risposta data in occasione di un Masters ATP di fine anno nel quale, trovandomi io a porre l’ultima domanda, lui mi fece pubblici complimenti, dopo aver dedicato 7/8 minuti del suo tempo a chiacchierare con mio figlio quattordicenne insieme a Vittorio Selmi, road manager dell’ATP che glielo aveva presentato). Anche stasera la conferenza stampa di Roger Federer è stata davvero interessante, una delle sue migliori. Sta migliorando anche in quelle… Ne suggerisco la lettura.
Tomas Berdych, che qualcuno dei nostri lettori – eh, oggi ce l’ho con loro! – si ostina a chiamare Perdych, è intanto arrivato per la seconda volta in semifinale a Wimbledon (nel 2010 proseguì per la finale) ed è la sua quinta semifinale in uno Slam. Roba che se fosse capitata ad un giocatore italiano sarebbe un idolo nazionale. Dal 2004 è entrato fra i top100, ogni anno chiude fra n.6 o n.7, è stato n.4 e spesso a un soffio dal n.3. Arriva in semifinale vincendo 3 set a zero. Ma che volete da lui? Gli manca il guizzo per vincere uno Slam e probabilmente perderà da Murray che non ha più battuto da tre partite sebbene il bilancio dei duelli diretti (8-6 per lo scozzese) possa apparire ingannevole, ma da qui a chiamarlo Perdych ce ne corre no? Come Cilic – che ha perso 31 volte su 32 quando ha incontrato top-five e quell’unica vittoria è quella con Federer all’US Open 2014 – Berdych non è completo come i Fab Four, però subito dopo loro, lui Cilic, Nishikori, Tsonga, meritano tutta la nostra ammirazione. Sarebbe troppo facile augurare al tennis italiano di trovare prima o poi un Federer, un Murray, un Djokovic, un Nadal. Io mi accontenterei di meno: sogno infatti che spunti nel nostro panorama, allevato dalla FIT oppure da un padre molto dedicato, un giocatore come Berdych, che dia al nostro Paese le soddisfazioni (e non solo due coppe Davis!) che Tomas ha regalato alla Repubblica Ceca. E arrivo dopo questo lungo excursus a spiegare il titolo, e cioè a spiegare… dopo essermi complimentato con Andy Murray per il suo match con Tsonga, spettacolare e divertente anche se non privo di fasi appannate (Tsonga avanti 6-4 nel tiebreak del primo set poteva vincerlo e allora chissà che cosa avrebbe potuto succedere; al quinto aveva finito la benzina, ma se gli fosse bastato vincere in quattro?)… perché Murray gode di una buona stella. Premesso che ha un grande fisico, che è un atleta straordinario e non soltanto un grandissimo campione che oggi deve essere considerato il favorito n.1 del torneo, Andy è molto protetto dagli arbitri, perché il suo continuo imprecare a voce alta e nei microfoni di tutte le tv del mondo, gli meriterebbero molto più di un’ammonizione. Oggi ha anche spaccato una racchetta e l’arbitro ha fatto finta di non vedere. Ecco, se Fognini facesse la metà di quello che dice e fa Murray, verrebbe ammonito cinque volte.
Questo scrivo perché osservo che ci sono due pesi e due misure. Non perchè giustifico Fognini e lo consideri una vittima sacrificale. Ma perché non giustifico nemmeno Murray e le sue cafonaggini. Che poi McEnroe non abbia tutti i torti quando dice che “non si dovrebbero imbavagliare troppo i giocatori se non vogliamo soffocare le personalità di alcuni appiattendo tutto” anche posso condividere. Ho sostenuto alcune opinioni di cui sono convinto. Sbaglio spesso, ma le mie opinioni non ve le faccio mancare mai, giuste o sbagliate che siano. E adesso voi… scatenatevi pure nel contraddirmi. Ma evitate, lo chiedo per favore, di attribuirmi malafede, pregiudizi, tifo per questo o quel giocatore. Prendereste un granchio.