Sembra lontanissimo il momento in cui Novak Djokovic, detentore del titolo del 2015, scese in campo contro James Ward per superarlo con delle strane difficoltà che presto sapremo non essere casuali. Il torneo era iniziato con i soliti dubbi e portandosi dietro la sgradevole sensazione del Roland Garros passato: il tennis è quel gioco con una palla e due racchette e alla fine vince Djokovic e arriva in finale Murray. A Federer i miracoli si chiedevano sottovoce, si cercava di individuare il nome sorprendente, si scrutava con attenzione il movimento di Thiem o il progresso di Kyrgios. Di Zverev si parlava meno perché il tedesco non ha neanche vent’anni, lasciamo che cresca in pace. Come (brutta) tradizione vuole potevamo fare attenzione all’inizio della settimana ai nostri amati connazionali. Il dottor Lorenzi si regalava il primo set vinto a Wimbledon davanti a ragazzi dagli occhi stanchi arrivati dalla lontana Puglia per fare la “queue” e che lo incitavano tra la folla che andava per i viali tra campo e campo incapace di scegliere dove fermarsi. Altrove, nel campo 11 Giraldo e Muller cominciavano a giocare una partita che sarebbe finita l’indomani e non sapevamo certo che quella situazione si sarebbe ripetuta per tutta la settimana. E oltre, se volete chiedere a Berdych. Ci siamo rallegrati per la vittoria di Francesca Schiavone, perché lei sta iniziando una nuova carriera ma ci perdonerà se a noi interessa la vecchia, e di Sara Errani alla quale serviva l’erba per tornare a vincere, pensa un po’, e un po’ rammaricati per l’immediata sconfitta di Camila, che sarà campionessa, credeteci.
Il giorno dopo era il turno di Fognini per una volta più bravo che bizzoso, che nell’anticipo di Coppa Davis contro Delbonis trovava sei game da gran giocatore proprio nel momento più importante, sotto 3-0 nel quinto set. Seppi faceva come sempre il suo ma due giorni dopo sibilava contro Raonic il suo ormai famoso “se dovessero essere tutti come lui smetterei di giocare a tennis”. E non era un complimento. Ma ognuno usa le armi che ha, come faceva Roberta Vinci che stordiva una ragazzona cinese che tirava dei colpi sì e dei colpi no, mentre invece Sara Errani si faceva cogliere da una piccola crisi di nervi contro Cornet, che certo non è una che ti aiuta se sei in difficoltà. Anche grazie alla pioggia la nostra pattuglia, striminzita come mai, si affaccia al venerdì. Fognini dopo aver impartito 90 minuti di lezione di tennis a Feliciano cade in preda ai suoi fantasmi e se la prende con Barazzutti, con Perlas, con Lopez, con tutta la prima fila del campo 16, con Bernardes e infine – come poteva mancare – col nostro direttore. Finisce col perdere una partita magari non vinta ma che poteva e doveva andare diversamente. Travolti dalle partite non ci accorgiamo che nel campo 1 Djokovic perde il primo set contro Sam Querrey. Pensiamo alla solita partenza lenta del serbo ma siamo costretti ad alzare il sopracciglio quando Nole riesce a farsi brekkare due volte nel secondo set. Mentre sul centrale Federer e Murray testano i propri colpi la pioggia ferma Querrey e tutti tirano un sospirano di sollievo. Domani sarà diverso, vedrete. L’indomani il campo 1 è pieno come se ci fosse una finale ma non si trova uno che pensa lontanamente di assistere a chissà quale sorpresa, è solo che fa piacere vedere il più forte di tutti combattere un po’. Nole vince il terzo set e alcuni cominciano ad andarsene, magari a dare un’occhiata a Zverev che è in difficoltà con il vecchio Youzhny. Torneranno precipitosi a metà del quarto set, perché Querrey e Djokovic cominciano a mancare palle break. Nole finalmente si porta 5-4 e servizio sapete com’è andata a finire.
Piove e piove e quindi si deve sacrificare la domenica dedicata alla visita di Londra (tanto che ci vuole a vederla tutta?) allo show di Vandeweghe, che Vinci non riesce ad arginare. Il Manic Monday ci avverte che si fa sul serio. Forse Federer rischia con Johnson, non sarà vero, e il big match tra Murray e Kyrgios mette in mostra due giocatori ancora molto lontani tra loro. C’è più spettacolo al campo 12 dove Hewitt urla più di tutto il resto del pubblico ma Tomic proprio non ce la fa a crescere, va avanti di un break al quinto con Pouille e invece di andare a giocarsi i quarti perde il suo e la partita. Berdych e Vesely non finiscono un match andato talmente tanto per le lunghe da impedire al falco di fare il suo mestiere. Lo farà Lahyani che è spiritoso ma soprattutto un ottimo arbitro. Improvvisamente le partite finiscono, martedì i quarti femminili non sono indimenticabili mercoledì quelli maschili sì. Federer fa tenerezza contro Cilic, forse anche al croato che finisce per graziarlo. Murray pensa troppo presto di aver vinto partita e torneo e si fa recuperare due set. Al quinto metterà tutto a posto. Adesso c’è poco tennis, si prova a dare un’occhiata al doppio, ci si dispera per gli juniores italiani subito fuori. Venerdì la delusione di tutti non diventa la nostra, Murray nel frattempo mostra che il torneo è in realtà finito da un pezzo. Due giorni dopo, mostrerà che è vero.