ITALIA-ARGENTINA 1-1
F. Fognini b. J. Monaco 6-1 6-1 7-5 (da Pesaro, Raoul Ruberti)
Il secondo incontro di un tie di Coppa Davis è sempre una faccenda delicata. Nel tennis non esiste pareggio, perciò è inevitabile che uno tra i due rappresentanti nazionali scenda in campo con sulle spalle la sconfitta del compagno. E con lo spettro, in caso di uguale esito del suo match, di una tre giorni sulla carta equilibratissima che frana verso un irrecuperabile 0-2.
Così si presenta al TC Baratoff Fabio Fognini, alle 11 della mattina del sabato, dopo una notte che Seppi e la pioggia gli hanno fatto passare sotto di un punto contro l’Argentina. Fabio però, per fortuna, tra i convocati azzurri è quello che meno si lascia influenzare da fattori esterni: che vinca o che perda, di solito la responsabilità è tutta sua. Un altro dato rassicurante è il suo record in Davis, specialmente sulla terra dove vanta in singolare dodici vittorie e una sola sconfitta – all’esordio, sei anni fa a Montecatini, da giovanissimo e contro un allora altrettanto giovane Ernests Gulbis. Volendo cercare di scacciare le preoccupazioni con un ultimo ricordo, il team Italia si trova al momento in una situazione quasi identica a quella di Mar del Plata 2014. Allora si giocava fuori casa, ma Fognini scese in campo per il secondo singolare dopo che Seppi era uscito sconfitto dal primo da Carlos Berlocq. Il suo avversario, allora come oggi, era Juan Monaco.
L’inizio è quello classico del match su terra, break e immediato controbreak, ma già dal terzo gioco appare chiaro che la sfida non sarà alla pari: Fognini cerca di guadagnare campo appena può, giocando sul debole rovescio di Monaco per poi chiudere dritto su dritto. Di nuovo break azzurro e da lì il numero uno d’Italia inizia a giocare con autorevolezza, colpendo sciolto e sempre molto profondo. Se per Seppi è spesso necessaria la prestazione per accendere gli animi, Fognini sembra vivere di una sintonia tutta sua con il pubblico e la sua presenza in campo attiva un flusso di energia, dagli spalti al terreno di gioco e di ritorno. Monaco al contrario non riesce a entrare in partita, perde il servizio ancora due volte senza avere mai una palla game – soli tre punti vinti al servizio – e si ritrova sotto per 1-6 nel giro di ventiquattro rapidi minuti.
Il secondo set ha esattamente la stessa durata, e anche il punteggio è identico. “Pico” è irriconoscibile, i cambi di t-shirt e racchetta non risolvono il suo mix di problemini fisici e tennistici e, nonostante le molte prime in campo, i punti sono pochini. È soltanto dopo dodici game che riesce a trattenere uno dei suoi turni di servizio, ma il tabellone diceva già 5-1 Fognini. E che Fognini! Ribalta gli scambi, persino quei pochi che sembrano già persi. Gioca palle corte con calma olimpica, perché in fondo Rio si avvicina. Persino le classiche scaramucce “da Fogna”, nel contesto di Coppa Davis, si trasformano in un vantaggio ambientale e quando inizia il terzo set il clima è già di festa agonistica, tanto che durante le pause al cambio di campo gli altri membri del team Italia si alzano in piedi per firmare autografi. Fognini a questo punto dev’essere bravo a non cedere troppo alla tentazione di rilassarsi, tutto qui.
Un piccolo sussulto albiceleste, consistente in non più di una manciata di punti di Monaco, viene accolto dall’accusatorio grido di “pallettaro” dagli spalti. Ma è proprio questo che al tandilense non riesce di fare: pallettare. Fognini lo assale subito senza dargli possibilità di scappare, sottraendogli sempre di più anche la fiducia per girarsi sul fidato dritto nelle poche occasioni in cui potrebbe, e ottiene il break anche in avvio di terzo set. Ma poi, sul 3-2, arriva il passaggio a vuoto: Fabio commette doppio fallo, concede tre palle break che non si vedevano dal secondo gioco dell’incontro, annulla le prime due ma un dritto fuori misura riappiana lo score. Monaco segue servendo in maniera adeguata e per la prima volta si trova avanti nel punteggio. Ha anche la doppia chance di portarsi a servire per il set, ma non la concretizza. Si porta comunque avanti 5-4, con Delbonis che si improvvisa capo ultrà, ma uno scambio stupendo – doppia palla corta, lob, tweener e volée vincente di Fognini – ricaccia ogni “vamos!” in gola.
Le righe hanno sorriso a Fabio: lui si è preso dei rischi e quelli hanno pagato tutti, permettendogli di trovare sempre il modo di dominare lo scambio, chiudendolo con una fucilata oppure con un bignè. Finché sul 5-5 Monaco scende a rete, gioca di volo una pallaccia che finisce lunga oltre la linea di fondo campo e concede due palle break al sapore di match point. Break, qualche altro minuto di gioco, poi le corde della rete catturano l’ennesimo suo rovescio bimane e game, set, match. Oggi come quel giorno di febbraio a Mar del Plata, tutto è filato liscio e Fabio Fognini ha battuto Juan Monaco. Quella vittoria consegnò all’ItalDavis il primo dei tre punti decisivi per il successo contro l’Argentina, e innescò una serie di otto successi (un trofeo e una finale persa) per Fabio. Ci auguriamo che la storia possa ripetersi: ne abbiamo tutti bisogno, noi e lui.