Ieri, la vittoria di Fabio Fognini su Johnson
J. Donaldson b. F. Fognini 6-3 3-6 6-3
Al secondo turno del Toronto ATP Fabio Fognini, ora n° 33 mondiale dopo l’affermazione di Umago, affronta il qualificato Jared Donaldson. Il diciannovenne di Providence fa parte delle nuove leve USA e lo scorso anno è stato chiamato ad allenarsi con Federer a Dubai. Fognini è in un ottimo momento di forma e nel turno precedente contro Johnson ha mostrato che il suo tennis può essere vincente anche sul cemento, se la voglia lo assiste. Ma questa è un’altra storia.
Primo set assurdo di Fabio, due volte in vantaggio di un break ma incapace di confermare. Gioca passivo e svogliato, perde tre volte di fila la battuta e il set per 6-3. L’altro non fa nulla di particolare se non picchiare forte sul palleggio corto dell’italiano. Con la stessa immediatezza con cui si preme un interruttore però Fognini decide di giocare e annichilisce lo statunitense volando sul 5-0 con rovesci in controbalzo, lob millimetrici da sotto la rete e altre amenità. Il tempo di tirare il fiato, e perdere un turno di battuta, e si va al terzo. Non senza aver sprecato tre set point consecutivi nel nono gioco. Mai rimettere in partita un avversario al tappeto, diceva l’allenatore di Rod Laver, e infatti all’inizio del parziale decisivo Jared vola, annulla una palla break sul 30-40 e da quel momento Fabio passa un altro dei suoi momentacci. Una stecca per il vantaggio interno – con lancio di racchetta – e un ace salvano l’americano e indispettiscono il nostro, che perde la battuta a zero con un’altra steccata, tre erroracci e un secondo lancio dell’attrezzo.
Il campo 4 somiglia a quello di un comune circolo ma a Donaldson sembra l’Arthur Ashe. Lo statunitense mette tutto quello che ha, colpisce con coraggio e viene a prendersi a rete qualche buon punto. Sale 4-1 con un gran rovescio lungo linea seguito da un sonoro “come on!”. Fognini non ci crede più, forse non vuole crederci. Cerca di accelerare la fine perdendo ancora la battuta ma non ci riesce. Sembra finita ma sul più bello il giovanotto si blocca e nel settimo gioco perde il vantaggio acquisito. Fabio a questo punto sceglie un modo ancora più raffinato per suicidarsi. Serve, va 40-0, si fa recuperare e perde la battuta con un’ennesima steccata seguita dal doppio fallo. Lo statunitense trema ancora al momento di chiudere ma è lui a prendersi i quattro punti che dal 15-40 lo portano ad una delle vittorie più prestigiose della sua ancor giovane carriera. Che dire di Fabio, se non manifestare ancora una volta la rabbia per quel che avrebbe potuto essere e mai è stato. Alla fine “l’amore che prendi è uguale all’amore che dai” cantavano i Beatles nel 1968 e forse dobbiamo solo accettare che il suo livello è questo. Donaldson approda agli ottavi di finale dove probabilmente affronterà Milos Raonic.