La sconfitta al terzo turno subita ieri dalla tennista di casa contro la meno quotata Kucova ha aumentato i dubbi riguardo l’attuale condizione fisica e mentale di Eugenie Bouchard la quale quest’anno, con due sole finali giocate entrambe perse, non ha davvero brillato come ci si sarebbe aspettati.
Sylvain Bruneau, capitano del team di Fed Cup dal 2009, ritiene che la malattia avuta da Bouchard non sia stato un fattore nella sconfitta, bensì la pressione abbia giocato un ruolo dominante: “aveva iniziato bene ma quando le cose si sono fatte più difficili non è riuscita a mantenere quel livello e ha perso tantissime opportunità. È stata una situazione frustrante per lei perché non è positivo pensare a questo genere di cose, ma comunque lei sapeva che avrebbe potuto vincere.”
Questo cambiamento di atteggiamento si è rispecchiato anche nel suo gioco quando ha iniziato ad essere più contratta, sbagliare più colpi e a ridurre la velocità del servizio, tuttavia resta difficile spiegare come sia riuscita a non concretizzare il vantaggio ottenuto nel secondo set: “i nervi in queste situazioni sono fondamentali ed anche aver giocato di sera così tardi non ha aiutato. Quando giochi con una tennista con un ranking più basso del tuo tutti si aspettano che tu vinca ed il pubblico le ha dato un gran supporto, ma lei non è riuscita a rimanere rilassata. Con il suo team lei si sta allenando molto sull’aspetto mentale però per il momento questa è una sua debolezza”
Ma il brutto risultato in campo non è l’unica cosa con la quale la Bouchard è costretta ad avere a che fare perché numerose critiche le sono state mosse per motivi extra-tennistici, come il suo livello di francese o il fatto che spesso risieda a Miami. Bruneau a tal proposito la difende dicendo: “i media in generale sono duri con lei, questo è assodato. Io la conosco molto bene e posso assicurarvi che è una persona divertente, intelligente e socievole. Capisco che qualche volta possa dire delle cose in conferenza e poi quelle frasi vengano selezionate apposta, e questo non è giusto.” E poi ci tiene anche a sottolineare un evento accaduto in Fed Cup: “eravamo in Ucraina a giocare uno spareggio di poco conto e lei era lì, con una caviglia slogata, a giocare il doppio decisivo mentre il fisioterapista le diceva che sarebbe stato pericoloso. Alla fine la vittoria che ottenemmo non ricevette lo spazio che meritava.”
Ovviamente ora tutti i pensieri vanno a Rio ma non ci si concentra solo sul tennis: “sono sicuro che lei troverà il modo di godersi anche gli altri sport e conoscere altri atleti e apprezzerà l’esperienza. Io ero a Londra 4 anni fa ma comunque non si possono mai fare previsioni perché è un torneo difficile. Sono sicuro che lei sarà all’altezza e dimostrerà di aver archiviato questa sconfitta, anche se non è testa di serie e potrebbe avere un tabellone difficile. Partiremo insieme con Gabriela (Dabrowski, numero 510 ndt) lunedì e sicuramente giocherà con lei il torneo di doppio; per quanto riguarda il doppio misto con Vasek Pospisil deciderà quando arriveremo a Rio.”