[3] K. Nishikori b. [2] S. Wawrinka 7-6(6) 6-1
Per gli amanti del genere, Nishikori – Wawrinka è una partita imperdibile. Con un minimo d’enfasi, che ogni tanto ci si potrà pure concedere, e visti i precedenti, potremmo definirla “una guida comprensiva per moderni contrattaccanti”. Un incontro fatti di anticipi, spettacolari vincenti e, perché no, un pizzico d’azzardo. La semifinale del Masters di Toronto ha offerto questo e tanto altro, dove per tanto altro si intende la vena di follia che ha reso il match incertissimo. Solo per un set, purtroppo.
La posta in palio? Discretamente importante. Dopo tutto, i contendenti hanno disputato complessivamente cinque finali nei “mille” e solo lo svizzero, vincendo un noto derby con Roger Federer a Montecarlo, ne ha conquistato uno. Nishikori, forse a causa di un’inconsapevole pressione, forse per essersi concesso qualche caffè di troppo, inizia la partita in modo eccessivamente adrenalinico, dimenticando nello spogliatoio le consuete, ordinate strategie per dar spazio a una folla di risoluzioni arrischiate. Improvvido nel cercare costantemente il pericolosissimo rovescio avversario, il ribattitore di Shimane decide di lanciarsi in continui e temerari serve and volley, non esattamente la specialità della casa. La strategia, senza sorpresa, non paga i dividendi sperati e il conto gli si presenta nel quarto game, quando con un comodo dritto a campo aperto spedito in mezzo alla rete e un rovescio strappato consegna il servizio all’avversario. Quest’ultimo pare in pieno controllo, spara vincenti di tonitruante violenza da ogni posizione ed ha la cognizione esclusiva della chiave tattica del match, ma all’improvviso qualcosa si rompe. Trovatosi sul cinque a due e senza motivazioni apparenti, il vodese perde il lume della ragione. Sono dieci minuti tremendi: Nishikori assesta un terrificante parziale di quindici punti a due con cui si porta sul cinque pari e 15-40 sul servizio di Stan. Lo svizzero si riprende sull’orlo del precipizio, conserva in modo rocambolesco la battuta e nel dodicesimo gioco, mitragliando con la ritrovata risposta, si guadagna due set point. Kei, ormai trascinato a viva forza nella folle lotta, annulla il primo producendosi in un rischiosissimo serve and volley e il secondo con un ace, rinviando ogni decisione al tie break. Il gioco decisivo vede Wawrinka sempre avanti nel punteggio, e sembra prendere decisamente la via di Losanna quando Nishikori, sul 4-5 e servizio, viene di nuovo piantato in asso dal dritto, che infrangendosi mesto a metà rete regala a Stan altri due set point. La luce del due volte campione Slam si spegne ancora sul più bello, tuttavia: getta il primo alle ortiche insieme a un brutto rovescio e sul secondo, per non sbagliarsi, commette doppio fallo. Wawrinka, cupo e dissipatore, offre a sua volta una palla del set quando un nastro beffardo trascina fuori il suo rovescio al termine di uno scambio durissimo, ma il giapponese, cinico e razionale, non ha intenzione di concedere repliche e arraffa il parziale alla prima occasione.
La partita termina in quel momento. Il set vissuto sul filo del rasoio, le mille occasioni sprecate e il carattere di Stan, tendente al fumantino quando le cose si fanno all’improvviso complicate, finiscono in uno shaker letale, e Wawrinka cede di schianto. Il break del due a zero, provocato da marchiani errori con i fondamentali da fondo campo del secondo favorito del torneo, segna la sostanziale fine di una contesa che lo svizzero in effetti perde di lì a poco, anche se non prima di aver deliziato la platea sbagliando il colpo più facile dell’anno, un rovescio a mezzo metro dalla rete con il campo aperto e l’avversario di spalle, intento a prepararsi per il punto successivo.
Dopo un primo set di azzardi e paura, Nishikori vince in carrozza, risparmiando energie per lui preziosissime in vista della terza finale in un mille della carriera. La prima volta è stata la schiena a distruggerne il sogno; la seconda il solito Nole. Domani ci sarà spazio per l’attesa rivincita.