Abbiamo raccontato in queste ultime settimane la miriade di rinunce alle olimpiadi da parte dei giocatori e giocatrici di vertice. Ciò che non abbiamo sottolineato è la significativa differenza in termini di quantità e qualità di ritiri dalle entry list dei due tornei di singolare.
Nel tabellone maschile, tra paure vere o presunte di Zika, scelte di programmazione differenti, infortuni e perfino dissidi con le federazioni e autorità sportive nazionali si è verificata un’autentica ecatombe di potenziali teste di serie. Mancheranno infatti 5 dei primi 10 nel ranking ATP, 9 dei primi 20 e 14 dei primi 30. Spiccano naturalmente i nomi dei Top10 assenti all’appello: gli svizzeri Roger Federer e Stan Wawrinka, vincitori di 19 Major in due e della medaglia d’oro olimpica in doppio a Pechino 2008, il canadese Milos Raonic, fresco finalista di Wimbledon, il ceco Tomas Berdych, che a 19 anni eliminò lo stesso Federer ad Atene 2004, e l’austriaco Dominic Thiem, colui che ha conquistato più partite di tutti nel Tour in questo 2016. A queste numerose assenze di protagonisti del singolare bisogna aggiungere quella in doppio dei gemelli Bryan, 16 volte campioni Slam, che a Londra erano saliti sul gradino più alto del podio.
È curioso notare come i forfait intenzionali – compresi quelli per il virus Zika dunque viste le rassicurazioni della ITF e quelli quantomeno sospetti di chi ha giocato regolarmente nelle ultime settimane – prescindano da considerazioni relative alle chance di medaglia. Il caso forse più emblematico rispetto alle opportunità di arrivare in fondo alla competizione è quello di Milos Raonic. In questa stagione infatti il 26enne big server canadese ha dimostrato sulle superfici veloci di essere secondo solo agli inarrivabili Djokovic e Murray e dunque avrebbe avuto discrete chance di prendersi almeno un bronzo. La prossima occasione potrebbe arrivare troppo tardi per lui. Alcuni come Tomas Berdych o anche Dominic Thiem, nonostante le recenti semifinali Slam, potrebbero aver pensato che fosse inutile volare a Rio per tornarsene a casa a mani vuote. Tuttavia questo atteggiamento contrasta invece con quello di giocatori classificati solo un po’ più indietro che tendenzialmente se invitati sono partiti. Tra i giocatori classificati tra la 30esima e 50esima posizione praticamente ci sono stati solo due ritiri, quelli del cipriota Marcos Baghdatis e dell’ucraino Alexandr Dolgopolov, rispettivamente per infortunio e scelta di programmazione.
I Top 30 ATP assenti da Rio e relative cause:
Federer (3) – Infortunio al ginocchio, salta il resto della stagione
Wawrinka (4) – Infortunio molto vago
Raonic (7) – Zika inizialmente, poi scelte di programmazione
Berdych (8) – Zika
Thiem (10) – Scelte di programmazione e comunque ora è ai box per riposarsi
Gasquet (15) – Infortunio alla schiena
Isner (17) – Scelte di programmazione
Kyrgios (18) – Divergenze con il capo delegazione australiana Kitty Chiller
Tomic (20) – Scelte di programmazione e problemi con il capo delegazione australiana Kitty Chiller
Zverev (24) – Affaticamento molto sospetto
Karlovic* (26) – Non eleggibile perché non ha giocato abbastanza in Davis per la Croazia
Anderson* (28) – Non eleggibile perché non ha giocato abbastanza in Davis per il Sudafrica
Querrey (29) – Scelte di programmazione
Klizan (30) – Zika
Lo scenario invece che si presenta nel singolare femminile è radicalmente diverso. Il field del torneo non avrà nulla da invidiare a quello di un Premier 5 con sole 2 defezioni tra le prime 10 e 5 tra le prime 30. Peraltro, in contrasto con i loro colleghi, le tenniste di primo piano si sono dimostrate molto meno timorose rispetto alla possibilità di contrarre il virus Zika. Solo la rumena Simona Halep e la ceca Karolina Pliskova si sono infatti giustificate in questa maniera. L’unica rinuncia davvero di grido è da attribuire alla bielorussa Victoria Azarenka, la quale ha annunciato recentemente di essere incinta.
Le Top 30 WTA assenti da Rio e relative cause:
Halep (3) – Zika
Azarenka (7) – Gravidanza
Cibulkova (11) – Infortunio alla gamba
Bencic (16) – Infortunio alla schiena
Pliskova (17) – Zika
Come si spiega questa clamorosa differenza? Non con gli incentivi (o per meglio dire i “disincentivi”) a partecipare poiché sono gli stessi. Tanto i tennisti quanto le tenniste non ricevono alcun prize money per i Giochi Olimpici e né l’ATP e né la WTA attribuiscono punti in base al risultato. Se allora è lo spirito olimpico e il patriottismo a prevalere che le donne ne siano più fornite? Difficilmente si potrebbe dimostrare tale tesi ma non sembra probabile. Non è forse possibile che l’età media più avanzata dei tennisti di vertice, portando con sé gli acciacchi del caso, sia stata determinante? Nemmeno visto che le sorelle Williams, tanto per dire, non sono proprio di primo pelo e che a ritirarsi sono stati anche ragazzi molto giovani come Alexander Zverev e Nick Kyrgios. Si può dare la colpa alla sfortuna e in alcuni casi come quello di Roger Federer è andata sicuramente così.
Ma forse spiegazioni più razionali si possono trovare nel calendario. La WTA ha piazzato in contemporanea con l’inizio del torneo Olimpico gli eventi di Nanchang e Florianopolis: poco prestigiosi, poco remunerativi in termini di punti e denaro e perfino remoti geograficamente rispetto al polo della stagione estiva, ovvero il nordamerica. L’ATP ha fatto una scelta leggermente diversa, inserendo Atlanta in corrispondenza della prima settimana di Rio e l’inedito torneo messicano di Los Cabos in coincidenza della seconda. Sebbene fossero entrambi di categoria 250, forse a causa della loro posizione maggiormente strategica, hanno riscosso più appeal rispetto ai corrispettivi eventi WTA. Inoltre c’è da considerare che la stagione maschile termina un po’ più tardi e ha probabilmente un finale lievemente più intenso rispetto a quella femminile. Una volta terminato lo US Open e il cosiddetto “Asian Swing” praticamente il calendario del tennis rosa non ha sostanzialmente più in serbo nessun altro appuntamento di rilievo. Invece i colleghi uomini hanno ancora tanto da sgobbare con la Davis subito dopo New York e un ritorno dal continente asiatico a quello europeo che assegna punti pesanti tra Basilea e Parigi-Bercy.
Insomma se la ATP volesse favorire la partecipazione dei propri atleti ai Giochi Olimpici (ma anche alla Coppa Davis) dovrebbe pensare di rivedere un calendario decisamente troppo intasato e non sempre ben escogitato. Forse, in realtà, dovrebbe compiere questo passo a prescindere.