dal nostro inviato a Cortina
Mentre a Cortina il challenger vive le sue giornate conclusive, senza italiani in campo – Matteo Donati e Lorenzo Giustino non sono riusciti ad andare oltre i quarti – è comunque un grande tennista italiano ad essere protagonista. Non uno qualsiasi, ma il più grande di tutti i tempi: Adriano Panatta (non ce ne voglia Pietrangeli). A quarant’anni dai suoi successi a Roma e Parigi eccolo ospite all’Hotel de La Poste, chiamato a ricevere il premio Cimurri, in ricordo del dirigente azzurro Chiarino. “Un buon seconda categoria, un campione inespresso sul campo, cosa che l’ha portato col cuore ad occuparsi degli altri”. Così lo ricordò Gianni Clerici nel 2004 a qualche giorno dalla sua scomparsa. “Mi avrebbe fatto molto piacere avere qui oggi anche proprio Gianni Clerici”, ci ha confidato un po’ commosso Giorgio, il fratello di Chiarino prima della premiazione. Ma la risposta dello scriba non ci ha dato molto spazio: “Grazie, ma sono troppo vecchio per queste cose”. “In compenso”, continua Giorgio Cimurri, “sono felicissimo di rincontrare Adriano. Panatta era di fatto il nostro fratello aggiunto. Un grandissimo amico di famiglia”. Siamo ancora in Corso Italia nel cuore di Cortina, quando iniziamo a chiacchierare con Adriano.
Raccontaci un po’ di Chiarino.
Era una persona per bene, uno entusiasta della vita, un po’ ingenuo, fin troppo generoso e buono. In particolare, mi è sempre stato vicino anche nei momenti più difficili.
Non per niente nel tuo libro “Più dritti che rovesci” hai fatto una dedica particolare proprio a Chiarino.
Come no, certo. Avremo potuto scrivere un sacco di cose insieme. Per la verità però molte non le avremmo potute raccontare.
Com’è invece il tuo rapporto con Cortina.
Ci ho passato tanti anni, soprattutto negli anni 70-80. Addirittura i miei figli, quando erano piccoli, stavano a Cortina, anche d’inverno, per tre quattro mesi, con mia moglie e mia suocera. Io giravo il mondo e poi venivo qui. Poi per tanto tempo non ci sono più stato e ci sono tornato solo l’anno scorso. Non è cambiato niente! Molti sono morti, qualcuno si è invecchiato male come Enrico Valle (membro Fisi, premiato anche lui insieme a Giovanni Di Bona, ndr) .
Adriano è un vero vulcano e tutti quelli accanto a noi se la ridono. A questo punto interviene proprio Enrico Valle, che ricorda a Giorgio Cimurri come ha conosciuto Adriano, che è lì ad ascoltare. “Chiarino un giorno è venuto da me dicendomi: ‘Questa sera arrivano due amici, ma non so dove metterli a dormire’. Al mattino ho scoperto essere Paolo Bertolucci e Adriano Panatta. Arrivarono verso mezzanotte. Paolo ha addirittura dormito su un’amaca”.
Nel mentre arriva una signora a chiedere un autografo. “Sono qui per questo”, Adriano si concede qualche istante prima di entrare insieme ad Andrea Mantegazza, il direttore del challenger cortinese, all’Hotel de La Poste.
Durante la premiazione ecco Panatta raccontare un aneddoto simpatico riguardo il dirigente azzurro. “Con lui non si poteva mai essere maliziosi, era un po’ come l’acqua fresca. È stato il nostro accompagnatore in Coppa Davis, quando facevo il capitano. A lui rivolgevamo i peggiori scherzi. Ve ne racconto uno in particolare. Doveva giocare Camporese. Omar era il pupillo di Chiarino. Ebbene, la sera prima del singolare, ho fatto ingessare il braccio destro di Omar. Chiarino l’ha visto la sera al tavolo dove mangiavamo in quelle condizioni e quasi mi muore sul posto”.
Da qui un ultimo pensiero al suo amico Chiarino. “Visto il ruolo, doveva avere un certo aplomb in panchina ed invece era il nostro primo tifoso in campo, e veniva pure ingiustamente criticato per questo”.
La sera continua piacevolmente. Una bella rimpatriata fra amici. Il fascino ed il carisma di Adriano Panatta restano intatti nel tempo.
https://soundcloud.com/ubitennis/adriano-panatta-chiarino-cimurri-una-persona-per-bene-entusiasta-della-vita