È in corso un indagine Scotland Yard per verificare se la giovane tennista britannica Gabriella Taylor sia stata avvelenata durante l’ultima edizione di Wimbledon. Consultati sulla vicenda da “The Guardian”, un paio di esperti di batteriologia e medicina pubblica hanno giudicato comunque “improbabile” che qualcuno abbia potuto utilizzare il virus che provoca la Leptospirosi per mettere a rischio la salute di questa promessa del tennis d’oltremanica.
Ai Championships la Taylor si era sentita male durante il suo match di quarti di finale del torneo di juniores contro la statunitense Kayla Day e, dopo aver perso il primo set per 6-4, era stata costretta a ritirarsi. In seguito la 18enne giocatrice britannica è stata ricoverata per diversi giorni nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Southampton. Qui i medici le hanno diagnosticato la Leptospirosi, una malattia batterica trasmessa dagli animali. Fortunatamente la ragazza si è ripresa e recentemente è tornata ad allenarsi.
Tuttavia la vicenda ha avuto uno sviluppo dal punto di vista investigativo. Mercoledì 10 agosto Scotland Yard ha confermato di aver ricevuto 5 giorni prima una denuncia per avvelenamento con “intento di mettere in pericolo la vita altrui”, che sarebbe avvenuto tra l’1 e il 10 luglio. Nella nota non si fa alcun riferimento diretto alla Taylor e si dice che l’inchiesta prosegue e al momento non ci sono stati arresti. Il portavoce dell’All Egnland Club ha dichiarato che il circolo non è stato ancora consultato nell’inchiesta e che la ragazza non ha usufruito del catering durante la competizione. Gli investigatori sono invece passati a casa della famiglia Taylor e hanno prelevato alcune bottigliette da analizzare.
In merito all’eventualità che la ragazza possa essere stata volontariamente avvelenata, “The Guardian” ha consultato un paio di esperti della materia: Marga Goris, accademica del centro di riferimento per la Leptosirosi in Olanda, e Ashley Croft, consulente di medicina pubblica. Entrambe hanno concordato nel ritenere “molto improbabile” che qualcuno abbia usato questo virus per mettere a repentaglio la salute della Taylor.
Le ragioni sono diverse. Innanzitutto la Leptosirosi ha un lungo periodo di incubazione, che va dai 5 ai 14 giorni. In secondo il virus in questione su un atleta in salute potrebbe causare solo qualche piccolo mal di testa. Infine il batterio, che è presente nella urina di circa il 50% dei topi in Regno Unito, è fragile e sopravvive solo in condizioni calde e umide. Dunque il presunto avvelenatore sarebbe riuscito a superare tutti questo ostacoli per trasmettere la Leptosirosi alla Taylor. Goris e Croft hanno sottolineato di non aver memoria di un casi di avvelenamento da questo batterio.
Ci sono stati sospetti che questa azione sia stata fatta da alcune organizzazioni criminali interessate al matchfixing, ovvero il condizionamento del risultato di un incontro con la finalità di un guadagno sulle scommesse effettuati. Rupert Adams, portavoce dell’agenzia di scommesse William Hill, ha evidenziato tuttavia che sul torneo juniores di Wimbledon non esistono praticamente quote da tanto è basso il volume di affari e che, di conseguenza, se anche solo qualcuno tentasse di puntare più di 25 sterline verrebbe segnalato.