Ultimo atto di un torneo che non doveva lasciare traccia, preceduto da polemiche e defezioni illustre ma partito col botto della sconfitta del numero 1 del mondo e via via cresciuto fino ad arrivare alla splendida semifinale di ieri. Una cosa è certa: comunque vada a finire la partita di oggi queste resteranno nella memoria come le olimpiadi di Juan Martin del Potro, che neanche a farlo apposta poteva aiutare tutti quanti a scrivere una favola così appassionante che certo necessiterebbe del lieto fine. Ma l’orco cattivo, per una volta rappresentato dal sornione Andrew Barron Murray probabilmente non sarà d’accordo. Del resto Palito stesso sembra consapevole che la benzina è stata utilizzata fino all’ultima goccia, se è vero che la prima cosa che ha detto dopo la clamorosa impresa contro Nadal è stata una cosa del tipo “sono contento, non avrei mai pensato di vincere la medaglia d’argento”. Questo la dice lunga su quanto stanco debba essere Palito, anche se in fondo si potrebbe anche pensare – ad essere ottimisti – che questo tradisce una certa lucidità: perché puoi anche battere il numero 1 del mondo all’esordio nel torneo; il numero 5 reduce anche lui da un infortunio e da un torneo dispendioso; ma pensare di superare, dopo tutte queste battaglie, anche quello che probabilmente adesso è il giocatore più forte di tutti e che arriva anche abbastanza riposato all’atto finale… beh davvero si parla di altro che di favole e miracoli.
Dall’altra parte Murray si consegnerà verosimilmente alla storia dei giochi olimpici (per quella del tennis chissà, meglio aspettare un altro paio d’anni) tornando il Murray che speravamo di esserci lasciato alle spalle, quello cioè capace di farsi distrarre da mille cose col risultato di mettere in palla avversari semplicemente travolti in meno di mezzora. E contemporaneamente giocare con grande sicurezza contro avversari che magari potevano sembrare pericolosi, come Troicki a primo turno o Nishikori in semi. Murray sembrava aver chiuso col torneo di Roma queste sue incomprensibili amnesie, perché sia la finale del Roland Garros che i due set regalati a Tsonga – uniche giornate complicate degli ultimi tre mesi di Andy – possono essere giustificate: troppo alte le motivazioni del serbo a Parigi e quasi fisiologico che durante un torneo così duro ci possa essere un po’ di rilassamento. E invece a Rio de Janeiro è tornato il Murray scialacquatore, che regala otto game a Fognini (sì, va bene, bravo Fabio, ma insomma) e che si trascina un brav’uomo come Johnson addirittura al tiebreak del terzo dopo essere stato costretto persino a dover recuperare un break in dirittura d’arrivo.
Ma francamente il divario tra i due contendenti di oggi sembra davvero molto ampio. Non tanto per i precedenti – tutti ovviamente abbastanza datati – quanto per come i due arrivano allo scontro. Come se non bastasse la finale si giocherà tre set su cinque, ulteriore vantaggio per il britannico, che da quattro mesi almeno sembra in una condizione fisica straripante. Ed è curioso che per la seconda volta di fila Andy si troverà di fronte un giocatore stravolto dalla semifinale.
Una cosa oggi sarà sicuramente dalla parte di del Potro e cioè il tifo praticamente dell’intero globo, che farebbe carte false per vederlo lacrimare ancora una volta. Le residue forze l’argentino le spenderà probabilmente nel primo set, ma se dovesse perdere quello non è inverosimile una conclusione rapida del match. E anche vincerlo, considerato la lunghezza del match, non sarebbe garanzia di niente. Nessuno oggi scommetterebbe su di lui, ma chi mai avrebbe scommesso che il 14 agosto del 2016 Juan Martin del Potro si sarebbe giocato la medaglia d’oro dopo aver battuto Djokovic e Nadal?
Precedenti
2013 Indian Wells Masters QF Hard del Potro 6-7(5) 6-3 6-1
2009 ATP World Tour Finals 11 Hard Murray 6-3 3-6 6-2
2009 Canadian Masters F Hard Murray 6-7(4) 7-6(3) 6-1
2009 Madrid Masters QF Clay del Potro 7-6(4) 6-3
2009 Miami Masters SF Hard Murray 6-1 5-7 6-2
2008 US Open QF Hard Murray 7-6(2) 7-6(1) 4-6 7-5
2008 Rome Masters R64 Clay Murray 5-7 6-4 1-0 Retired