[1] A. Radwanska b. [10] E. Svitolina 6-1 7-6(4)
Il Connecticut Open si tiene a New Haven da ormai vent’anni e in questi vent’anni le vincitrici che si sono avvicendate sono quasi tutte state numero 1 o hanno vinto almeno uno Slam. Dai quattro successi di Venus Williams al quattro di Caroline Wozniacki, passando per Graf, Davenport, Henin, Capriati e finendo con i tre successi di Kvitova: gli appassionati di New Haven hanno vissuto dei bei momenti. Questo nonostante dal 2005 il torneo venga giocato la settimana prima degli US Open e quindi, alla stregua di Sydney e Eastbourne, considerato dalle migliori poco più di un allenamento agonistico in vista dell’ultimo Slam.
A
nche quest’anno le due finaliste hanno un curriculum degno del torneo. Aga Radwanska non sarà ancora stata numero 1 né avrà ancora vinto uno Slam, per il dispiacere dei suoi numerosissimi tifosi, però è da anni una delle più costanti top 5 della WTA in un’era in cui la costanza è un bene prezioso nel tennis femminile. Elina Svitolina viene invece dal successo più importante della carriera, conquistato la scorsa settimana a Rio ai danni di una Serena Williams claudicante. Quest’anno ha poi raggiunto anche il best ranking al numero 14, ora è 23, ed ha vinto a marzo il torneo di Kuala Lumpur. Ventidue anni da compiere alla fine degli US Open, Svitolina, allenata da Justin Henin, sembra potenzialmente avere delle potenzialità da top 10, per quanto le manchi un po’ di potenza nei colpi che le rende difficile dominare le avversarie ed imporsi contro le big hitters.
Radwanska ci ha già giocato e vinto due volte contro Svitolina, entrambe sul cemento: a Tokyo lo scorso anno e a Miami nel 2014, una partita lottata in tre set. Guardando allo stile di gioco, Svitolina non dovrebbe rappresentare un ostacolo difficile per la polacca. La propensione al palleggio dell’ucraina permette infatti a Radwanska di poter preparare con calma i suoi colpi e di poter tessere le sue ragnatele per il campo. Svitolina non possiede inoltre una risposta al servizio tale da poter sfruttare la seconda di servizio della polacca, uno dei suoi più grandi punti di debolezza.
L’inizio della partita è drammatico per l’ucraina. Nel secondo gioco perde subito il servizio a zero e ancora nel quarto va sotto 0-40, prima di cedere il turno alla seconda occasione. La decima testa di serie fatica a trovare delle soluzioni che possano scardinare la solidità di Radwanska: da fondo non riesce ad imporsi e quando prova soluzioni estemporanee, come variazioni, palle corte, volée, si va a scontrare con la maestra del circuito, la suprema divinità della materia. Dopo venti minuti il punteggio è già sul cinque a zero e Svitolina ha vinto solo sette punti. L’ucraina non riesce a proporre palle alte che, specialmente sul rovescio, danno generalmente fastidio a Radwanska e, bloccata in sterili scambi da fondo campo, non ci sono i presupposti per metterla in difficoltà: non puoi vincere con la polacca giocando al suo stesso gioco. Svitolina riesce comunque a sbloccarsi e a vincere il primo gioco recuperando da 15-40 al servizio, aiutata da qualche decisione garibaldina di Radwanska sotto rete e da un po’ di fortuna con un rimbalzo buffo sul secondo setpoint. Il gioco vinto dall’ucraina serve però giusto ad evitare la ciambella: il 6-1, il terzo consecutivo nel torneo per la polacca e il quinto su sette set giocati, arriva dopo poco meno di trenta minuti di gioco.
Ad inizio secondo set Radwanska sbaglia qualcosa in più e gli errori danno fiducia a Svitolina, che tiene il secondo turno di battuta consecutivo e si porta poi persino avanti di un break. Il calo di concentrazione della prima testa di serie dura però giusto quei dieci minuti: il controbreak arriva immediato. Il set però è decisamente più lottato rispetto a quello iniziale. Svitolina riesce a tenere gli scambi, osa di più con i colpi di rimbalzo e Radwanska, come detto, non è più infallibile. Il primo allungo arriva nel settimo gioco, quando la polacca ottiene il secondo break del set a seguito di un paio di rovesci lunghi dell’ucraina. Svitolina ha una palla per recuperare il break, ma una volée di dritto di Radwanska le impedisce il riaggancio. È però proprio una volée di dritto, questa volta dell’ucraina, a riportare il set in parità: 4-4. Gli scambi ora superano regolarmente i venti colpi e si concludono spesso a rete. Al termine di altri tre scambi infiniti, Radwanska riesce a conquistare un altro break e con esso la possibilità di servire per il match. Tenere il servizio è però diventato il nuovo break: altro gioco un po’ titubante della polacca, poco incisiva e ancora vittima di qualche errore di troppo e l’occasione sfuma veloce come è arrivata. Le chances più grandi arrivano tuttavia per l’ucraina che ha due setpoint sul 6-5, servizio Radwanska. La prima testa di serie tiene però la calma e riesce a mettere su due punti giocati all’attacco e a trascinare il set ad un meritato tiebreak, dopo un fantastico dritto lungolinea vincente in corsa. Qui la polacca riesce subito a portarsi avanti 4-2 al cambio campo e a confermare il minibreak con un servizio vincente. Un rovescio lungo di Svitolina le consegna poi quattro match points consecutivi. Il secondo è quello buono: 7-6 per Radwanska al diciannovesimo titolo in carriera che conquista anche la US Open Series. Che sia l’anno buono per raggiungere finalmente il primo quarto di finale in carriera a New York?
Lorenzo Dicandia