Ultimo giro, ultima corsa. Una frase tipica dei giostrai tesa a significare la fine del divertimento. Vale lo stesso per gli US Open? Tutto quello che verrà dopo New York sarà davvero poco interessante? Discorso lungo, e tortuoso, di certa c’è solo la fine degli appuntamenti slam. Non poco. Al termine del torneo al circuito non resteranno che le Finals e la finale di Coppa Davis, e anche questo non sarà poco… Ma lo slam è sempre lo slam.
Come gli altri appuntamenti gli US Open vantano una storia più che importante. La prima edizione è addirittura datata 1881, e quella del 2016 sarà la 136esima; praticamente lo si è giocato ogni anno, particolare non da poco. Record man di vittorie sono: Roger Federer, Pete Sampras e Jimmy Connors. Tutti vantano 5 vittorie. A 7 in realtà ci sarebbero altri tre nomi: Larned, Seard e Tilden ma parliamo di tennis precedente all’Era Open. Connors inoltre vanta anche altri record come il maggior numero di match giocati, 115, e quello delle partite vinte, 98. Numeri pressoché irraggiungibili perché sia per le sfide vinte che per quelle giocate il primo che troviamo indietro, tra i tennisti in attività, è Roger Federer. Lo svizzero nel primo caso è fermo a 78 e nel secondo a 89. Il tennista con più finali rimane comunque Ivan Lendl, 8, tutte consecutive, dal 1982 al 1989. Connors e Lendl, in concomitanza, vantano anche il minor numero di game persi durante il torneo (chiaramente vinto), 59. L’ultima curiosità riguarda il ranking: da quando esiste la classifica computerizzata solo 5 volte il vincitore degli Us Open non era top ten. Nel dettaglio: 1990 Pete Sampras, 12esimo; 1994 Agassi, 20esimo; 1997 Rafter, 14esimo; 2002 di nuovo Sampras, 17esimo; e 2014 Cilic, 16esimo (la cronaca di Alberto Prestileo da New York).
L’anno scorso la vittoria andò a Novak Djokovic (la cronaca del match, da New York, di Luca Baldissera), che chiuse l’anno con ¾ di slam. Il serbo superò in finale Roger Federer che vide passare davanti agli occhi l’ennesimo treno con la scritta 18esimo slam. Fu una finale chiusasi quasi all’alba italiana, una partita che veramente sembrava poter essere vinta da Federer ma che alla fine il serbo, con tanta calma e concentrazione, portò a casa meritatamente.
L’attualità invece, come tutti sapranno, vede proprio l’assenza di Federer. Immaginare l’US Open senza Roger non è di certo il massimo ma, almeno per quest’anno, dovremmo farlo. Ad ogni modo non sarebbe stato il favorito principe, prima di lui ci sarebbero stati comunque Djokovic e Murray, e forse anche Raonic. Il sorteggio ha messo Nole e Milos insieme nella parte alta, con Nadal inoltre, e Murray tutto solo (a gongolare!?!) in quella bassa.
Per essere più precisi, nella parte alta oltre a Djokovic e Raonic ci saranno Cilic e Nadal (due ex campioni). Il primo staziona nel quarto del serbo mentre il secondo in quello del canadese. La parte alta di tabellone riserva anche altre insidie al numero uno del mondo, tipo Isner (o Gasquet) agli ottavi. Per Raonic invece agli ottavi potrebbe esserci Monfils, e anche qui non si scherza. Paradossalmente il più fortunato è stato Nadal che nella sua zona ha come teste di serie Ramos-Vinolas, Pouille e Bautista Agut, decisamente tennisti oltre la seconda fascia. Ostico anche il percorso di Cilic che agli ottavi potrebbe entrare in rotta di collisione con Tsonga.
Nella parte bassa subito dopo Murray troviamo Wawrinka e Nishikori, il secondo nel quarto dello scozzese. La parte alta di questa sezione di tabellone sarà quella con più outsider, vi troviamo infatti: Thiem, Kyrgios, Tomic, Zverev e del Potro tra questi potrebbe uscire il nome di un semifinalista. Il primo a dover affrontare Wawrinka dovrebbe essere Zverev, già al terzo turno; poi lo svizzero presumibilmente sfiderà uno tra Kyrgios e Tomic; e infine uno tra Thiem e delPo. Molto buono il sorteggio dell’argentino, non come a Rio dove prese Nole al primo turno. In America, dove ha ottenuto una wild card, esordisce nel derby con Schwartzman e al secondo turno dovrebbe sfidare Johnson. Più scontato il quarto tra Murray e Nishi, i vari Karlovic, Goffin, Dimitrov e Simon non sembrano per niente in grado di evitare l’epilogo di questa sezione di tabellone come da pronostico.
Prima delle percentuali tocca al capitolo italiani. Saranno cinque, nessuno testa di serie. Nella parte alta del tabellone troviamo solo Andreas Seppi, l’altoatesino esordirà contro Stephane Robert; un solo precedente, vinto da Seppi nel 2010. La parte bassa sarà invece più folta. Fognini avrà l’esordio con Gabashvili (1-1), in caso di vittoria Fabio troverebbe Dolgopolov o Ferrer, due nomi importanti ma che in questo momento non sono al meglio della condizione. Scorrendo tra i nomi dopo Fabio arriva quello di Giannessi, giunto in tabellone dalle qualificazioni l’italiano esordirà con Denis Kudla (non ci sono precedenti). Sempre dalle qualificazione arriva anche Tommy Fabbiano, per lui sorteggio fortunato perché affronterà un altro qualificato: Khachanov (anche qui first meeting). Chiude Paolino Lorenzi che si troverà opposto a Berlocq, match tra lottatori anche se l’unico precedente, al Roland Garros 2016 inoltre, vede una vittoria schiacciante dell’argentino.
Chiudiamo con le percentuali: Novak Djokovic 30%, Andy Murray 25%, Milos Raonic 20%, Nadal 10%, Cilic 10%, Nishikori 4%, altri 1%. Questa volta sono davvero poche le chance per gli outsider, tra questi purtroppo abbiamo anche del Potro. L’argentino avrebbe potuto avere anche qualche numero in più ma abbiamo visto anche a Rio come il fisico non sia ancora totalmente pronto. In USA inoltre dovrà giocare sempre alla distanza di cinque set.
Detto questo eccoci arrivati a fine corsa. Sarà un buon US Open? Questo nessun può dirlo, i presupposti per veder battaglia ci sono a partire dalla sfida Djokovic-Murray. Vedremo poi se Raonic sarà definitivamente pronto e se il cuore di Nadal andrà ancora una volta oltre le condizioni fisiche. Insomma la tavola è apparecchiata, non ci resta che abbuffarci di tennis per le prossime due settimane.