[16] S. Stosur b. C. Giorgi 7-5 6-7(4) 6-1 (da New York, Ubaldo Scanagatta)
Una partita avvincente, nonostante i troppi errori da una parte e dall’altra, 85 nel complesso a fronte di 60 vincenti e nonostante 14 doppi falli di Camila e 9 di Sam Stosur che farebbero pensare ad un match inguardabile. Purtroppo Camila non è stata sufficientemente lucida nei punti decisivi, perché ha conquistato ben 14 pallebrak, ma ne ha saputo trasformare soltanto 3 e anche se la Stosur ha un servizio fra i migliori del circuito (quando le sta dentro, ma anche la seconda palla però!) troppe sono state le risposte gratuite sbagliate per eccesso di foga, direi.
Ma nel complesso io – e sarò masochista – questo match me lo sono guardato tutto e l’ho trovato godibilissimo. Perché altamente imprevedibile, con scambi anche bellissimi, fra i drittoni pesantissimi di Sam e certi anticipi di Camila a dir poco straordinari. Via via che il match andava avanti sul veccho Grand Stand c’era sempre più gente e nessuno se ne andava. Sarà perché Camila è capace di giocare colpi anticipati da top-ten, e fa delle cose che non ho mai visto fare a nessuna altra tennista italiana – ahimè anche nel male però…- sarà perchè anche Sam Stosur (che quest’anno sta giocando nuovamente bene tant’è che è stata poco tempo fa n.11 nella race per le fnali WTA di Singapore) ha giocato bene oggi anche di rovescio, solitamente il suo colpo debole, ma ribadisco che la partita è stata sia molto più equilibrata di quanto dica il punteggio finale del terzo set (e lasciatemi il tempo di spiegare perché) e certamente divertente.
Camila avrebbe potuto vincere questo match in due set. Ha vinto il secondo al tiebreak ma nel primo è stata due volte avanti di un break, sul 2-1 e sul 4-3. Sul 2-1 ha avuto la palla del 3-1 ma ha commesso un doppio fallo (seguito dadue errori). Sul 4-3, cui era arrivata grazie anche a due doppi falli finali dell’australiana n.17 WTA (esattamente 50 posti più su di Camila) continuamente incoraggiata dalla sua coach Renee Stubbs (forse qualcuno la ricorderà per la sua grande amicizia con Steffi Graf: a suo tempo aveva ingenerato anche qualche sospetto…) purtroppo è riuscita a far peggio: ha esordito infatti con due doppi falli e dopo essere risalita sul 30 pari ha chiuso con il terzo doppio fallo del game consentendo alla Stosur di riacciuffare la parità sul 4 pari.
Due game interlocutori, fino al 5 pari, e lì di nuovo la Giorgi si procura con colpi anche magnifici, quattro palle break di cui due consecutive. Prima due errori di rovescio, poi un fortunoso dropshot involontario della Stosur annullano le prime tre, quindi un errore di dritto di Camila e due servizi vincenti della Stosur la portano sul 6-5. 52 minuti e il primo set se ne va.
Di nuovo Camila parte meglio, 3-2 e break ma sul 4-3 avanti 40-15 perde 4 punti consecutivi, gli ultimi due con doppi falli. Insomma è già chiaro: Camila ha problemi a gestire i momenti di vantaggio, gioca male quelli che dovrebbero uccidere i game, i set. Controcorrente soltanto il tiebreak perché, favorita da un doppio fallo della Stosur sul 2 pari, cede sì il minibreak sul 4-2 ma lo riconquista subito e chiude alla grande il parziale con uno dei 5 aces della sua partita (2 soltanto meno di quelli della Stosur). Il terzo set inganna: il 6-1 è bugiardo. Ma certo Camila compromette il set con una partenza sbagliata, subito parte con il doppio fallo n.11 e 0-40. Poi ha la pallabreak lei per l’1 a 1 ma la Stosur mette un servizio vincente e l’annulla. Nel terzo set Camila sale 40-0, solito doppio fallo incomprensibile – se uno non serve tranquillo sul 40-0 o sul 40-15 quando lo fa? – poi nuovo vantaggio dopo il 40 pari e una pallabreak salvata quinta palla-game e doppio fallo n.13! Quando perde anch quel game al sedicesimo punto, beh si capisce che il match è praticamente finito. 4-0, 4-1,5-1,6-1 e buona notte suonatori. È un tale peccato vedere una ragazza che è capace di giocare colpi come gioca Camila che butta via occasioni su occasioni. Non si aveva davvero l’impressione che ci fossero 50 posti di differenza fra lei e la Stosur che pure ha vinto in carriera un US Open oggi non giocava poi così tanto peggio. Un po’ sì, ma non tanto. Sarà un’eterna incompiuta? Non lo so davvero. Oggi non c’era nemmeno papà Giorgi. Il compagno di Camila, Giacomo Miccini, non ha saputo spiegare perchè.
Povera Karin Knapp, la determinazione, l’esplosività dei tuoi colpi e l’intelligenza di fare le cose giuste al momento giusto ti avrebbero dovuto garantire davvero una carriera con maggiori soddisfazioni, ma se gli infortuni e addirittura i problemi al cuore ti hanno tormentato non resta che applaudirti per la costanza con la quale continui a cercare nuove gioie. Contro Johanna Larsson, n.47 del mondo e davanti di ben 83 posizioni alla Knapp, attualmente al n.130 del ranking, Karin ha giocato con grande coraggio, ma l’eccessivo numero di gratuiti, il gran caldo (stare sulle tribune bollenti a seguire il match è stata un’avventura puramente fantozziana…) e la straordinaria solidità della giustiziera di Roberta Vinci a New Haven (“Caspita, ha il polso di braccio di ferro”, esclama stupito uno dello staff di Karin) hanno portato a un primo set bello e combattuto, dove si sono alternati pochi errori e grande intensità – con la palla che viaggiava a velocità davvero notevoli – e a un secondo dove la vincitrice di Norimberga 2015 in finale su Roberta Vinci si è portata avanti 2-0 ma poi ha subito il prepotente ritorno dell’avversaria, che le ha inflitto un parziale di 6 giochi a zero, frutto della grande difficoltà della Knapp di rialzarsi dopo ogni piegamento a causa della scarsa continuità di allenamento a cui le sue condizioni fisiche la costringono.
L’esordio dell’ex n.33 del mondo va in scena come secondo match sul periferico campo 8, situato a sud-ovest di Flushing Meadows e che ha un lato (corto) attaccato al limite sud dell’impianto e uno (lungo) che dà sul nuovo Grand Stand, nuovo di zecca e davvero bellissimo, anche se privo dell’atmosfera così raccolta del vecchio impianto. Tre i precedenti tra le due, tutti favorevoli all’italiana, che ha vinto nel 2013 sulla terra di Acapulco e sul cemento di Cincinnati e nel 2015 sul rosso di Bad Gastein. Significativo che l’unico match che ha visto Karin cedere un set sia avvenuto proprio nell’unico confronto sul cemento, nel prestigioso torneo dell’Ohio. L’azzurra, dopo l’ottimo exploit del terzo turno al Roland Garros e la successiva vittoria all’ITF di Brescia, è reduce dall’eliminazione al primo turno alle Olimpiadi e dalla mancata qualificazione a Cincinnati. Il match parte seguendo i servizi fino al 2 pari, ma nel quarto gioco un rovescio lungo linea della Larsson chiaramente largo non è seguito dalla chiamata del giudice di sedia, che alza anche l’indice ma strozza in gola l’”out”. Karin perde poi il punto e il suo angolo si scatena. È la stessa azzurra che dopo aver parlato con l’arbitro rassicura coach Francesco Piccari e gli altri sul fatto che il giudice di sedia ha sbagliato “Lo sa, lo sa”, dice al suo angolo. Una successiva palla break non sfruttata dà il colpo di grazia alla concentrazione della ventinovenne di Brunico, che cede il servizio nel quinto gioco. Sul 4-3 Larsson, però, la Knapp centra il contro break seguendo il consiglio del suo coach: “Gioca più lenta, prova qualche lob”, allo scopo di rallentare il ritmo forsennato imposto da un’avversaria in gran forma che costringe Karin a muoversi continuamente. È un fuoco di paglia perché la n. 47 del mondo strappa subito di nuovo la battuta all’altoatesina e poi serve per il match chiudendo senza problemi.
L’andamento del secondo parziale è stato brevemente descritto sopra, è qui interessante riportare le osservazioni di Corrado Barazzutti: “Io spero davvero che il ginocchio di Karin si sistemi, fisicamente sarebbe molto più performante di quello che ci si immagina, ma se non riesce a salire con le gambe e il busto nei tempi giusti è tutto compromesso, che peccato!”. Le fa eco coach Francesco Piccari: “Le mancano proprio le energie perché non può allenarsi con continuità: al calo fisico nel secondo set segue un calo mentale per cui o forza i colpi e sbaglia o tira piano ma perde lo scambio se questo si protrae”. L’audio delle parole di Karin, raccolto e riportato sopra, non fa che confermare il problema fisico alla cartilagine del ginocchio: “Se mi chiedi se l’arbitro nel primo set ha sbagliato con quella chiamata non fatta ma con l’indice alzato, beh certo ed è un errore molto grave, ma non ho perso per quello. Purtroppo non riesco a reggere con continuità a questi livelli perché attualmente il mio ginocchio mi permette di allenarmi 45 minuti al giorno. Non ho più la cartilagine, ho già fatto l’operazione e vado avanti a infiltrazioni, ma sono ottimista e lavoro col mio staff perché il problema si risolva. O giocherò Guangzhou, Wuhan e Pechino, dove non ho punti da difendere“. Difficile non fare nostro l’augurio del capitano di Davis e Fed Cup, con la raccomandazione alla Knapp (anche se non è una che ne ha bisogno) di continuare a lottare con la determinazione che ha messo in campo anche oggi.
Al secondo turno l’ottima Johanna Larsson affronterà la ceca Denisa Allertova, n.89 WTA che ha appena eliminato Ana Ivanovic, con la prospettiva di un prestigioso terzo turno contro Serena Williams.
[Q] K. Khachanov b. [Q] T. Fabbiano 6-3 6-3 4-6 6-3 (da New York, Vanni Gibertini)
Dopo una bella corsa attraverso il tabellone di qualificazione, l’avventura di Thomas Fabbiano si ferma al primo turno del tabellone principale dopo una partita onorevole ma forse un po’ timorosa nei primi due set, che lo hanno costretto a risalire una montagna dimostratasi troppo alta da scalare. Il sorteggio benevolo che aveva regalato all’italiano un altro qualificato come avversario di primo turno forse ha aggiunto ulteriore pressione sulle spalle del pugliese, solamente alla sua terza apparizione nel tabellone principale di uno Slam, e lo ha visto poco reattivo sulla battuta del russo Khachanov, il quale per i primi due parziali ha dominato in lungo ed in largo sul proprio servizio.
Il campo 15 di Flushing Meadows sul quale il match si è disputato è uno dei campi più periferici, con pochissime tribune (una delle quali appena costruita durante l’ultima fase di ampliamento dell’impianto newyorkese), nessun microfono per l’arbitro ed i due campi attigui talmente vicini da poter sentire ogni rumore. Quando Borna Coric (e la sua appariscente fidanzata) e Diego Schwartzman finiscono il loro palleggio di riscaldamento sul campo 16, il trambusto creato da cercatori di selfie ed autografi provoca numerosi movimenti sulle tribune nel bel mezzo di un game molto combattuto. Nei primi due set, come già accennato, Thomas Fabbiano al di là del break ottenuto nel game d’apertura del match, non è mai riuscito ad arrivare a 40 sul servizio dell’avversario per quasi un’ora, riuscendo nell’impresa solamente sul 4-3 de secondo set, sottolineando la sua conquista con un “come on!” che avrebbe reso orgoglioso anche Lleyton Hewitt. Tutto inutile però, perché neanche in quell’occasione arriva la palla break, e Khachanov può allungare il vantaggio sul 2 set a zero. “Ho fatto moltissima fatica, soprattutto sulla sua seconda, che mi tirava con un kick alto e che variava parecchio – ha spiegato Thomas dopo il match – e quei primi due set mi sono scappati via in maniera troppo facile“.
Peccato perché sugli scambi Fabbiano dimostra di essere piuttosto a suo agio al ritmo imposto da Khachanov, anche se il russo, molto più alto e potente del nostro rappresentante, può produrre molte più soluzioni estemporanee per chiudere il punto, specialmente dalla parte destra, mentre Fabbiano ha bisogno di costruirsi prima il punto con lo scambio per poi tirare il vincente di diritto. Thomas esce dal campo prima dell’inizio del terzo set per necessità fisiologiche, e quando ritorna il suo atteggiamento molto più spavaldo, in particolar modo sulla risposta alla seconda di servizio del russo, paga dividendi: le sue risposte in avanzamento spingono Khachanov in una posizione di campo in cui non si trova a suo agio, e gli errori arrivano puntuali. Il break arriva al terzo game, ed è quanto basta per incamerare il terzo parziale dal momento che anche nei propri turni di battuta inchioda l’avversario sul suo rovescio e concede solamente 4 punti in 4 game. “Mi ero detto, al ritorno in campo dopo la pausa, di fare un game di risposta con quattro risposte in campo, e ci sono riuscito quasi subito“.
La vera chance per Fabbiano viene e va sul 2-2 nel quarto parziale, quando sulle uniche palle break del set l’azzurro sbaglia due risposte di rovescio su due seconde. “Li ho perso la partita“. Pochi minuti dopo tre gratuiti di Thomas, che dopo il primo set aveva limitato molto gli errori, specialmente con il rovescio, regalano il break a Khachanov, che recuperando da 0-30 nell’ultimo game accede al secondo turno dopo 2 ore e mezzo di battaglia. “Nonostante la sconfitta sono contento perché negli ultimi giorni ho ritrovato buone sensazioni – ha concluso Fabbiano – Anche se ho vinto tre partite nelle qualificazioni, non mi sono mai sentito bene come mi sono sentito negli ultimi giorni. Ora torno a casa per un blocco di allenamento, e per il resto della stagione voglio giocare solamente tornei ATP. Andrò a Metz e poi in Cina, giocando le qualificazioni per i tabelloni ATP invece di giocare i Challenger in California, perchè arrivare a giocare al livello dei primi 100 ed avere un ranking per giocare solo nel circuito ATP”.
(in aggiornamento)
Risultati:
[Q] K. Khachanov b. [Q] T. Fabbiano 6-3 6-3 4-6 6-3
[16] S. Stosur b. C. Giorgi 7-5 6-7(4) 6-1
[Q] A. Giannessi b. D. Kudla 0-6 6-4 6-1 1-6 6-0
J. Larsson b. K. Knapp 6-4 6-2
F. Fognini b. T. Gabashvili 6-7(9) 3-6 7-6(5) 7-5 6-4
P. Lorenzi b. C. Berlocq 6-4 6-2 6-1