La rubrica tecnica da bordocampo andrà oggi in onda in forma ridotta, non per uno sciopero, ma a causa della pioggia che ha bloccato tutte le attività all’aperto. Nella stessa situazione, lo scorso anno non sarebbe stata colpita una singola pallina fino a dopo pranzo e oltre, ma la grande novità 2016 di Flushing Meadows, inaugurata operativamente ieri sera per un primo scroscio, è il super-tetto retrattile del centrale. Grazie alla disponibilità di Chris Widmayer, il capo ufficio stampa e rapporti con i media degli US Open, che mi ha “infiltrato” ufficiosamente al “court level”, ho potuto assistere all’allenamento a porte – e tetto – chiusi di Andy Murray sull’unico “court” agibile dell’impianto. L’Arthur Ashe versione indoor, visto dal campo, è uno spettacolo, d’altronde è lo stadio di tennis più grande del mondo.
Curiosamente, Murray divideva il terreno di gioco proprio con il suo avversario di tre ore dopo, Marcel Granollers, uno a destra, l’altro a sinistra con i rispettivi sparring partner e coach, scelta obbligata visto che entrambi avevano diritto a fare il warm-up. Vediamo in testa al pezzo un’immagine molto simpatica della situazione, Marcel in un momento di pausa osserva Andy che palleggia sotto la supervisione di Ivan Lendl, mentre Josè Maria Arenas, il suo allenatore, gli spiega cosa dovrà cercare di fare proprio quando più tardi affronterà lo scozzese, e gli mima l’esecuzione del colpo.
Per quanto concerne la tecnica, il training di Andy è stato totalmente focalizzato su servizio e risposta, con grande attenzione al primo, soprattutto l’esecuzione delle seconde palle in kick e slice, che come è noto sono un po’ il suo tallone d’Achille. Ma la cosa che mi ha colpito è stato l’atteggiamento di Ivan lendl, che vi invito a osservare dal punto di vista del linguaggio non verbale.
Qui sopra, Ivan consegna le palle ad Andy, indicandogli di servire al centro.
Andy esegue, Ivan è attentissimo.
Non perfetta l’esecuzione, ci si esercita ancora.
Molto meglio, possiamo vedere anche noi la maggiore centralità dell’asse di equilibrio di Andy. Si passa al colpo che tanti anni fa fece le fortune del Lendl giocatore, ovviamente il dritto.
Impatto buono, ma Ivan non sembra soddisfatto, ci si lavora in progressione, palla dopo palla.
Ottima la spazzolata, si passa al rovescio.
Bene, ma non benissimo, ancora qualche minuto su questo colpo.
Va bene, per oggi siamo a posto, si va al massaggio e allo stretching in vista del match.
Come detto, tecnicamente poco da commentare. Ma se con Ivan al suo fianco Andy ha ottenuto le più grandi affermazioni della carriera, un motivo c’è, e si può intuire molto chiaramente dal piccolo fotoracconto che abbiamo messo insieme. Scorrete di nuovo le immagini, e guardate la mimica e la postura di Ivan: sempre con lo sguardo fisso sull’allievo, concentrato come e più del suo giocatore, gli gira intorno senza togliergli gli occhi di dosso un istante, da un lato all’altro, rimanendo poi a torreggiare su di lui fino al momento di fare la borsa e lasciare il campo. Non sono un esperto in materia di interpretazione psicologica ed emotiva dei gesti, ma personalmente quello che mi viene in mente è un orso che cura e protegge il suo cucciolone, con atteggiamento paterno, pacato ma autorevole.
Probabilmente, più che l’apporto tecnico – che di certo è di livello altissimo, ci mancherebbe altro con uno come Lendl – quello di cui Murray ha bisogno, e che gli dà tranquillità e sicurezza, è precisamente questo. La stabilità emotiva è una parte fondamentale nel tennis di un campione, e questa sorta di “guscio virtuale”, invisibile ma percepibile anche da bordocampo, che Ivan gli disegna intorno pattugliandone attentissimo i confini, sia fisici sia psicologici, e che abbiamo documentato con le immagini di oggi, è il rifugio di cui Andy ha evidentemente bisogno per poter dare il meglio di sè. Bravo Lendl, un bellissimo esempio di attenzione e dedizione al ruolo.