[4] R. Nadal b. A. Kuznetsov 6-1 6-4 6-2 (da New York, Ferruccio Roberti)
L’incontro che ha aperto la sessione serale sull’Arthur Ashe vedeva teoricamente salire il livello di difficoltà per Rafael Nadal, che dopo aver affrontato Istomin (107 ATP) e Seppi (87), incontrava il primo top 50 di questo suo cammino negli US Open 2016, Andrey Kuznetsov (47). I tre precedenti, tutti vinti dal maiorchino, rassicuravano Nadal che, però, nell’unico scontro diretto sul cemento all’aperto, quest’anno a Doha, aveva perso un set contro il russo. La mediocre prestazione offerta dal russo, non sarà però un sufficiente banco di prova per valutare l’effettivo stato di forma del maiorchino, apparso nonostante il punteggio nettissimo a suo favore un po’ sottotono nel corso del secondo set.
Il primo parziale è una vera formalità per lo spagnolo, a cui basta non forzare molto per attendere i diversi errori non forzati del russo: Rafa conserva i suoi quattro turni di servizio con facilità (perde solo 5 punti) e brekka ai primi due turni ai vantaggi il russo: dopo appena 18 minuti, Nadal è 4-0, dopo 28 il primo set è di Rafa col punteggio di 6-1. Il pubblico (tra le celebrità presenti vi è anche Andrea Pirlo con il figlio, tre fila sopra alla zona esclusiva riservata alla stampa) è distratto, il vociare di sottofondo è costante, impensabile per lo spettatore abituato ai centrali europei: nonostante il grande amore della folla americana per Nadal, il primo applauso forte arriva quando uno showman alla fine del parziale, fa uno spettacolino dalle tribune del terzo anello che diverte e fa ballare lo stadio. I dubbi effettivi nella valutazione della prova di Nadal arrivano per il lungo passaggio a vuoto avuto nel corso del secondo set, nel quale, dall’1 pari, Rafa e Kutsnetsov perdono due volte per parte la battuta. Ci sarebbero due palle per il quinto servizio perso di fila, ma il russo le salva entrambe. L’unico piccolo momento d’incertezza arriva nell’ottavo game, quando, sul 15-30, il maiorchino si trova a due punti dal perdere il servizio per la terza volta consecutiva: due servizi vincenti ed un dritto degno dei migliori tempi, lo levano d’impaccio. Nel nono game Rafa arriva a palla break, che capitalizza immediatamente con un bello scambio terminato con uno smash, che lo fa esultare molto, probabilmente perché conscio di aver ipotecato l’accesso agli ottavi. Non è certo la migliore prestazione di Nadal al servizio: due doppi falli (alla fine ne saranno sei, a fronte di un solo ace) concedono a sorpresa una palla break al russo, che non riesce a capitalizzare l’occasione, perché Nadal sale di livello e fa tre dritti vincenti che lo portano due set a zero dopo 1 ora e 17 minuti.
Nel terzo parziale non vi è nuovamente equilibrio, perché Rafa torna a non regalare ed il russo a fare tanti errori non gratuiti. Lo spagnolo, dopo aver brekkato l’avversario nel terzo gioco, nel successivo si trova a dover salvare due palle break consecutive: in entrambe questa volta la battuta lo supporta, perché tira fuori due servizi vincenti. Trattasi dell’ultimo sussulto di una partita mediocre e mai in discussione che vive il suo momento di maggiore spettacolo sul 5-2, quando il maiorchino sul 40-40 fa un punto straordinario, tra tweener prima e lob poi, che scatena in piedi gli spettatori dell’Arthur Ashe. Il servizio vincente successivo, dopo 1 ora e 59 minuti di partita, gli regala l’accesso agli ottavi, dove affronterà il francese Lucas Pouille, da lui battuto nettamente nell’unico precedente targato Montecarlo 2015.
[1] N. Djokovic b. M.Youzhny 4-2 rit. (da New York, Chiara Gheza)
Novak Djokovic torna sui campi di Flushing Meadows dopo ben tre giorni di riposo. Mercoledì è infatti volato al terzo turno senza nemmeno dover giocare un game per via del ritiro dell’avversario, Jiri Vesely. Sull’Arthur Ashe Nole affronta oggi Mikhail Youzhny, al momento numero 61 del seeding, ma in passato top ten nonché semifinalista agli US Open in ben due occasioni (2006 e 2010). Un ottimo test per il numero uno del mondo che è reduce da un periodo complicato. Djokovic infatti è uscito in un drammatico primo turno dai giochi olimpici di Rio e ha poi dovuto rinunciare al torneo di Cincinnati a causa del riacutizzarsi di un dolore al polso sinistro. I confronti tra i due vedono in vantaggio Djokovic per 6 vittorie a 3 e proprio a New York si sono fronteggiati l’ultima volta nei quarti di finale del 2013. In quell’occasione Nole vinse per 3 set a 1 con un 6-0 nel quarto parziale che non ammetteva repliche.
Dopo il maltempo di ieri oggi nel Queens è una splendida giornata di sole, rinfrescata da una piacevole brezza che fa sventolare la bandiera americana sulla cima del rinnovato campo centrale. Durante questa sessione diurna il pubblico è più rispettoso ed educato rispetto ai chiassosi spettatori dei match in notturna, dei quali si è visto costretto a parlare anche Rafael Nadal in conferenza stampa. Djokovic parte concentrato e strappa il servizio all’avversario già nel secondo game. Il gioco è caratterizzato da scambi lunghi nei quali il serbo ha la meglio grazie alle sue impressionanti accelerazioni. Youzhny tenta di tenere il ritmo ma alcuni colpi di Nole risultano imprendibili. In 20 minuti Djokovic vola 4-1, ma a quel punto Mikhail chiede l’intervento del fisioterapista che gli applica una fasciatura alla coscia sinistra. Il russo rientra in campo, gioca un lungo game al servizio prima di arrendersi al dolore e ritirarsi tra la delusione del pubblico e dello stesso Nole che arriva agli ottavi avendo giocato in effetti un solo incontro. Nell’intervista di rito al centro del campo il serbo dice di trovarsi in una situazione per lui nuova, ma in realtà pare aver dimenticato gli Internazionali d’Italia del 2008 quando raggiunse la finale dopo due ritiri consecutivi degli avversari nei quarti (Nicolas Almagro) e nella semi finale (Radek Stepanek). Stepanek aveva eliminato Roger Federer nei quarti ma si era poi presentato in campo in condizioni terribili contro Nole a causa di un problema gastrointestinale dovuto a un piatto avariato. Da notare che Djokovic vinse poi quell’edizione del torneo di Roma contro Stan Wawrinka. Che sia di buon auspicio per Nole? Nel prossimo turno il serbo aspetta Kyle Edmund.
[26] J. Sock b. [7] M. Cilic 6-4 6-3 6-3 (Bruno Apicella)
Con una prestazione pressoché perfetta Jack Sock elimina dagli US Open 2016 il campione dell’edizione 2014 Marin Cilic. È stato un match a senso unico quello andato in scena nel pomeriggio di New York sul Louis Armstrong e nel corso del quale il numero 9 del mondo è stato annichilito dal giocatore statunitense che, in tutto il match, non ha concesso una sola palla break nei suoi turni di battuta. Cilic non ha saputo trovare la chiave per rispondere al servizio di Sock ed ha commesso troppi gratuiti soprattutto dalla parte del rovescio, non riuscendo a mettere in campo il suo tennis aggressivo con i colpi di inizio gioco Sock, con questa vittoria, ha raggiunto per la prima volta gli ottavi di finale in carriera a Flushing Meadows eguagliando il suo massimo risultato negli Slam dopo il quarto turno a Parigi nel 2015. Ed ha interrotto la striscia di vittorie del croato che durava dalla vittoria nel torneo di Cincinnati. L’ultimo e unico precedente tra i due giocatori risale ai quarti di Coppa Davis del luglio scorso quando Sock rimontò due set di svantaggio a Cilic aggiudicandosi il singolare della sfida Stati Uniti – Croazia. E nel match di terzo turno degli US Open 2016 Sock ha ripreso da dove aveva interrotto: continuando a vincere.
Il match è iniziato con i due tennisti che hanno tenuto con facilità i loro turni di servizio. Cilic ha iniziato ad impostare il suo tennis, spingendo al servizio e trovando accelerazioni vincenti, mentre Sock si è dimostrato sin da subito solido e in quattro game di battuta ha concesso solo un punto al suo avversario al servizio. Nel settimo game, però, il croato ha iniziato a non trovare più il campo con il dritto anche grazie alle difese dello statunitense che è riuscito a contenere le accelerazioni di Cilic. Il dritto del croato non fa male così come il rovescio è troppo incostante. Ed è proprio un errore del croato a dare il break a Sock che si è trovato a servire per chiudere il primo parziale. Il numero 27 del mondo ha avuto bisogno di cinque set point prima di aggiudicarsi il parziale; ed è stato in questo frangente che il match è salito di livello con i due tennisti che hanno messo in campo il loro tennis migliore. Cilic ha preso più volte la via della rete riuscendo ad annullare i primi set point ma il numero 27 del mondo ha ritrovato il servizio conquistandosi le opportunità per chiudere il parziale. È un rovescio lungolinea finito out a chiudere il set vinto da Sock per 6 a 4.
Nel secondo set lo statunitense ha continuato a spingere, a fare la differenza soprattutto con il dritto e ad offrire delle palle alte che hanno messo in difficoltà il campione degli US Open del 2014. E nel terzo game ha conquistato tre palle break: alla prima occasione il numero 27 del ranking ATP grazie ad una risposta di rovescio lungolinea vincente in salto ha ottenuto il vantaggio. Il nativo di Lincol non ha tremato e ha tenuto la battuta senza dare all’avversario l’opportunità di rientrare nel set. Ed è stato proprio questo a permettere a Sock di giocare a braccio sciolto il game di risposta e ottenere subito due set point. Cilic è apparso sempre più contratto e dopo aver annullato il primo set point con una buona prima di servizio ha commesso un sanguinoso doppio fallo che ha chiuso il secondo parziale in favore dello statunitense. Il terzo set ha preso il via con i due avversari che hanno continuato a mantenere i turni di servizio. Cilic ha provato a sorprendere l’avversario ricorrendo anche a diversi passanti incrociati che gli hanno permesso di mettere a segno qualche punto vincente, ma lo statunitense non ha concesso nessuna occasione per riaprire il match. E quando nell’ottavo game Cilic si è trovato a servire per portare il set sul 4 pari ha sbagliato l’ennesimo rovescio che ha permesso a Sock di servire per il match e gli ottavi di finale. Lo statunitense non ha tremato e ha chiuso per 6 a 3 regalandosi gli ottavi di finale a New York dove incontrerà il francese Tsonga.
K. Edmund b. [20] J. Isner 6-4 3-6 6-2 7-6(5) (Raffaello Esposito)
John Isner all’esordio è finito al quinto con Tiafoe, nel turno seguente ha concesso un set al belga Darcis. Oggi gli è toccato Kyle Edmund, dal quale lo separano dieci anni di età e 63 posizioni in classifica (21 contro 84), e per una volta il tre non ha seguito il due. Il giovane inglese è stabilmente fra i primi 100 da febbraio e quest’estate ha raggiunto il suo best rank di n°67. A New York un anno fa perse contro Nishioka nelle qualificazioni, ora lo troviamo al terzo turno. Il tempo gioca per lui.
La sconfitta di tre mesi fa a Parigi nel loro primo incontro deve aver insegnato molto a Edmund, che parte in risposta e riesce quasi sempre ad intercettare le bombe dell’avversario. Fa un punto nel primo game, due nel terzo e nel quinto brekka a zero. O meglio è lo statunitense ad auto-strapparsi il servizio con tre errori di dritto e un doppio fallo. Isner potrebbe non essere al meglio e appare più lento del solito negli spostamenti, Kyle invece è reattivo come una molla, mira alla figura con la prima palla e quando lo scambio supera i tre colpi il punto è sempre suo. L’unico momento di timore e tremore lo passa quando arriva a set point. Stecca un dritto sul primo, commette doppio fallo sul secondo ma sul terzo l’ennesimo servizio al corpo gli consegna un primo set meritato. Forse quella piccola esitazione nel momento decisivo infonde coraggio a Isner, e a questo come da proverbio segue la fortuna. John nel secondo gioco trasforma una palla break scentrando una risposta, che diventa assassina e costringe l’avversario ad un attacco disperato che parte dal seggiolone dell’arbitro. Il passante che segue è solo ordinaria amministrazione ma non lo è il modo col quale lo statunitense risale dal 30-40 successivo per confermare il vantaggio. Attacco a rete chiuso da una volée smorzata e due aces. L’inglese gli annulla due set point sul proprio servizio ma dopo un’ora e nove minuti è pareggio. Quando sembra aver preso in mano il match Isner crolla di colpo. Manca un ghiotto 0-40 nel primo gioco del terzo poi è lui a perdere sorprendentemente la battuta nel gioco seguente. È un calvario per lo statunitense, che ha problemi sempre maggiori con il ginocchio sinistro fasciato e cede anche l’ultimo servizio del set concedendo all’avversario il lieve vantaggio di servire per primo nel quarto parziale. Edmund rimane sereno, martella il rovescio avversario spostandosi sul dritto, risale da un pericoloso vantaggio esterno e pur soffrendo in ogni suo turno di battuta mantiene il comando del punteggio. Si giunge al sei pari e l’inglese lo vince con una gran risposta di dritto su prima esterna che gli dà il vantaggio decisivo. Gran vittoria per lui ma la porta per una clamorosa seconda settimana Slam sembra sbarrata da Novak Djokovic, che ha vinto tre incontri giocandone di fatto solo uno.
[9] J. W. Tsonga b. [23] K. Anderson 6-3 6-4 7-6(4) (Bruno Morobianco)
Ad aprire il programma giornaliero degli incontri sul Grand Stand, la quarta sfida tra il numero 1 di Francia, Tsonga e il sudafricano Kevin Anderson, con la quarta vittoria del francese al termine di una gara che lo ha visto sempre protagonista. Visti i precedenti, con ben 5 set su 7, vinti al tie break dal francese ci si aspettava una gara combattuta come lo è stata. Questa volta il margine è stato un po’ più largo, perché si è visto uno Tsonga molto determinato nel voler rientrare nella top 10 e magari anche nei migliori 8 per le Finals londinesi. Primo set vinto dal francese per la sua supremazia maggiore nella gestione del match. Da 0-40 nel quinto game, Tsonga si è trovato avanti 5-2 allungando un comodo vantaggio, decisivo per il 6-3 finale col quale si è aggiudicato il primo set. Nel secondo set, Tsonga ha anticipato il break, decisivo per le sorti della seconda frazione, al terzo game gestendo sempre bene il vantaggio acquisito. La buona volontà di Anderson lo ha portato fino al tie break nel terzo set, ma l’avidità agonistica del transalpino non ha concesso alcuna gloria all’avversario. Anderson non ha giocato male ma il suo sforzo non è bastato per reggere il confronto contro un avversario più mobile di lui, con cui ha vinto solo un set su dieci nei quattro scontri diretti e la gara di oggi è stata una dichiarazione di impotenza del sudafricano, bravo ma non abbastanza al cospetto di un avversario che anche nei momenti di maggiori pressione ha sempre trovato il modo di uscirne vincente. Agli ottavi, Tsonga affronterà il padrone di casa Sock.
[10] G. Monfils b. N. Almagro 6-4 6-2 6-4 (Paolo Di Lorito)
Sul nuovo Grandstand degli US Open va in scena una sfida tutta europea, il neo-trentenne Monfils affronta l’irascibile Almagro per la sesta volta in carriera e lo spagnolo è in vantaggio negli scontri diretti 3-2. Entrambi i giocatori non hanno perso un set nel loro percorso che li ha condotti al terzo turno, e alla fine di questo incontro solo Gael potrà fregiarsi di questa statistica.
Almagro parte al servizio ma non riesce a trovare subito le misure del campo e, con qualche doppio fallo e vari gratuiti, va subito in svantaggio di due break. Ogni suo turno di battuta è una sofferenza mentre il francese ha un solo passo falso – dove si vede dimezzare il vantaggio – e si aggiudica agevolmente il primo set. Nel secondo parziale il numero 48 del ranking anziché distribuire gli errori sui tre fondamentali, decide di sbagliare esclusivamente col dritto e regala il break nel game di apertura con quattro gratuiti. Poco più tardi in qualche modo riesce a guadagnarsi la palla del contro-break, tuttavia Monfils è attento e cancellare questa chance con il dritto. Almagro accusa un po’ il colpo, e non riuscendo a trovare la via per esprimere il suo gioco, nel settimo game va sotto 0-40. Inizialmente scampa il pericolo issandosi fino al 40 pari ma a questo punto il francese tira fuori da cilindro un bel passante di rovescio seguito da un doppio fallo di Nicolas che praticamente sanciscono la fine del secondo set. Nel terzo parziale le percentuali alla battuta del francese calano vertiginosamente – nei primi due set era arrivato addirittura oltre il 90% di punti realizzati con la prima – e perde il servizio due volte. Nonostante ciò il nativo di Murcia riesce a fare peggio di quello che aveva fatto fino a quel momento, e subisce il break per volte consecutive (ovviamente complici anche numerosi doppi falli) e la tds numero 10 chiude in un’ora e 50 minuti. Monfils accede agli ottavi dello Slam americano per la quinta volta, dove lo attende Baghdatis, dopo una prestazione sorprendentemente solida dal punto di vista mentale; forse aver raggiunto “l’età della saggezza” ha davvero avuto i suoi benefici. Da sottolineare come negli ultimi due game sia apparso dolorante per un problema alla caviglia destra, dunque c’è attesa per vedere in che condizioni scenderà in campo la prossima volta.
M. Baghdatis b. [Q] R. Harrison 6-3 7-6(4) 1-6 6-1 (da New York, Vanni Gibertini)
Si ferma al terzo turno la cavalcata del qualificato Ryan Harrison a questi US Open. Un secondo set nel quale non ha saputo concretizzare un vantaggio di un break ha finito per fare la differenza in un match quasi d’altri tempi, con serve and volley, chop e smorzate, che ha intrattenuto gli spettatori del Campo 17 nel mezzo di una bella giornata, con un sole molto vivo ma senza l’appiccicosa umidità dei giorni scorsi. Tatticamente Harrison ha iniziato cercando di tenere sotto controllo il ritmo da fondocampo, ben conscio che con le sue ampie aperture non avrebbe avuto vita facile se la velocità degli scambi fosse arrivata a livelli “da playstation”. Cercava quindi, lo yankee, di controllare lo scambio per poi affondare, preferibilmente con il diritto. Purtroppo per lui però i tre doppi falli nel game di apertura gli sono costati un break immediato, ripetuto anche un paio di game più tardi anche se questa volta con molte meno colpe. Con grande concretezza ma senza mostrare cose strepitose Baghdatis si era trovato avanti 4-0, ed era bastato controllare il vantaggio per incamerare il primo set per 6-3.
Dal punto di vista del gioco però Harrison era più che mai in partita, anche se faticava abbastanza alla risposta, in particolare di rovescio su palle alte e lavorate. L’americano teneva la battuta per l’1-1 nel secondo set dopo aver annullato ben 4 palle break nel game più lungo del match (20 punti). Le chance per andare in vantaggio giungevano anche per lui, in tutti i game di servizio di Baghdatis, ed alla terza occasione, con uno spettacolare diritto vincente in piroetta di ritorno da un lob al volo, Harrison breakkava per il 3-2. C’era anche una palla per il 5-2 pesante, ma Baghdatis, che nel frattempo aveva aumentato parecchio la frequenza dei serve&volley, la cancellava con un bel rovescio vincente. Arrivato al dunque, tuttavia, Harrison tornava nei suoi vecchi schemi eccessivamente difensivi e si lasciava sopraffare da Baghdatis che metteva a segno nove punti consecutivi riequilibrando il set e poi trovando il guizzo decisivo nel tie-break successivo per andare due set a zero. Dopo sette minuti di pausa “guardaroba”, il terzo ed il quarto set erano quasi speculari, uno per Harrison ed uno per Baghdatis: nessun game arrivato ai vantaggi, due break molto veloci ed il cipriota può quindi festeggiare gli ottavi di finale alzando le braccia al cielo e prostrandosi a terra per baciare il cemento del campo 17. Ora aspetta Monfils.
Risultati:
[1] N. Djokovic b. M. Youzhny 4-2 rit.
K. Edmund b. [20] J. Isner 6-4 3-6 6-2 7-6(5)
[9] J.W Tsonga b. [23] K. Anderson 6-3 6-4 7-6(4)
[26] J. Sock b. [7] M. Cilic 6-4 6-3 6-3
[4] R. Nadal b. A. Kuznetsov 6-1 6-4 6-2
[24] L. Pouille b. [15] R. Bautista Agut 3-6 7-5 2-6 7-5 6-1
[10] G. Monfils b. N. Almagro 6-4 6-2 6-4
M. Baghdatis b. [Q] R. Harrison 6-3 7-6(4) 1-6 6-1