Radek Stepanek compirà 38 anni il prossimo 27 novembre. È stato tra i primi dieci giocatori al mondo sia in singolare che in doppio: oggi è n. 113 in singolare e n. 29 in doppio. Agli US Open ha superato le qualificazioni in singolare prima di perdere al primo turno del tabellone principale contro il francese Gilles Simon. In doppio assieme ad un altro veterano, il 40enne serbo Nenad Zimonjic, sono stati eliminati all’esordio dalla coppia Bopanna-Nielsen. E proprio a New York il tennista ceco è stato intervistato dal sito serbo b92.
La prima domanda è stata proprio quella di come fa, dopo 20 anni di professionismo (dal 1996) a divertirsi ancora sul campo da tennis, anche se i suoi anni migliori sono passati.
La risposta è semplice e sta nell’amore per il tennis. Sono ancora capace di confrontarmi con i migliori, di batterli o di complicargli la vita. Mi diverto ancora con il tennis anche se sono professionista da tanto tempo, mi riempie di gioia come quando ero più giovane. E in campo mi sento ancora come un ragazzino.
In carriera ha vinto cinque tornei ATP in singolare e ben 18 in doppio. Ma le vittorie più significative per lui sono altre.
I momenti più importanti della mia carriera sono legati alla Coppa Davis 2012. Vinsi il quinto match (contro lo spagnolo Almagro, ndr) e conquistammo l’insalatiera dopo 32 anni, è stata un’esperienza indimenticabile e risveglia in me le emozioni più belle. E anche un anno dopo ho giocato di nuovo il match decisivo (l’avversario stavolta fu il serbo Lajovic, ndr), sul 2-2 la pressione è massima, e abbiamo vinto di nuovo. Me lo ricorderò per sempre.
Sono sempre di più gli ex tennisti che tornano nel circuito ATP come allenatori. Stepanek non esclude anche per sé un futuro simile.
Perché no? Vorrei rimanere nel tennis alla fine della carriera, ci ho dedicato la vita e lo conosco bene, vorrei poter trasferire a qualcuno tutto quello che ho imparato e tutta l’esperienza che ho accumulato.
Non poteva mancare una domanda su Novak Djokovic. Radek ed il n. 1 del mondo sono buoni amici, molto spesso si allenano assieme e per gli spettatori che hanno la fortuna di guardarli è un vero divertimento. Il tennista ceco era già nel Tour quando ebbe inizio la carriera di Novak ed ha potuto osservare la sua crescita, come giocatore e come uomo.
Quando giocai per la prima volta contro lui, a Rotterdam nel 2006, vinsi al tie-break del terzo set e poi vinsi anche il torneo, e dopo quel match dissi al mio preparatore atletico: ‘Ricordati di questo ragazzo, penso che diventerà il n. 1 al mondo’. Dopo la partita Novak pianse e vidi nei suoi occhi quanto tutto questo è importante per lui e la passione che gli arde dentro. Vidi quanto desiderasse diventare il migliore, quanto non volesse perdere ogni singolo punto, figurarsi una partita. Questo è quello che lo ha accompagnato in tutti questi anni, la voglia e lo spirito da combattente – dedica tutto al tennis, è attento ad ogni singolo dettaglio e sfrutta letteralmente ogni particolare per migliorare come atleta e come uomo. I risultati di tutto questo si vedono, adesso è molto difficile trovargli un punto debole.
L’ex n. 8 del mondo ha poi rivelato come ad inizio carriera il fuoriclasse di Belgrado si è dovuto scontrare con l’incomprensione di molti colleghi.
I primi anni siamo tutti più emotivi, poi cresciamo, la vita ci insegna qualcosa, e Novak da questo punto di vita non fa eccezione. All’inizio in molti lo criticavano e dicevano che simulava gli infortuni, che faceva questo o quello, ma era facile per loro parlare senza essere nei suoi panni. A parte il fatto che a me in generale non piacciono le persone che giudicano gli altri, tutto questo fa ormai parte del passato. Spesso ci alleniamo insieme e passiamo diverso tempo assieme, è una soddisfazione vedere chi è diventato e penso sia splendido per il tennis avere uno sportivo simile che lo rappresenti, lo posso tranquillamente definire il ‘giocatore perfetto’.
L’ultima domanda sul grande rivale di Djokovic, Andy Murray, e sul ritorno di Ivan Lendl nel team dello scozzese.
Conosco Ivan, dà tutto se stesso per aiutare Murray e uno degli obiettivi è frenare il dominio di Novak – lavorerà sul piano mentale, soprattutto prima dei match più importanti con Novak. Lendl utilizzerà la sua esperienza e la trasmetterà ad Andy, come ha già dimostrato di saper fare.