La ventiquattrenne ceca Karolina Pliskova, numero 11 WTA, è dotata di un fisico che è la definizione di “longilineo”. 1.86 di altezza per 70 chili, gambe infinite, baricentro altissimo, muscolatura lunga e grande apertura alare. Quando la vedi fuori dal campo ricorda un’indossatrice, più che un’atleta professionista, anche per il modo di camminare e di muoversi in generale. Quando prende la racchetta in mano ti aspetteresti di vederla trasformarsi, adattarsi alle esigenze tecniche del tennis, forzare in qualche modo il proprio corpo a produrre le spinte e i caricamenti che servono a trasferire peso sulla palla.
Ma Karolina no: che stia in allenamento sul campo 11, dove di buon’ora l’altro giorno mi sono presentato a vederla (preceduto dall’ottimo Roberto Dell’Olivo, che per una volta mi ha dispensato dall’impegno delle fotografie consentendomi di godermi appieno lo spettacolo), o sul centrale a stravincere contro la “ragazzina terribile” Ana Konjuh per volare in semifinale, lei non rinuncia alla sua elegantissima postura, ai suoi passi aggraziati, alla sua leggerezza negli appoggi. Producendo, però, una velocità di palla che ha pochi eguali nel circuito femminile, impatti pulitissimi sia di dritto che di rovescio, con il minimo indispensabile di rotazione, e un servizio di potenza e precisione da top assoluta.
Le gambe (e le braccia) lunghe, e il baricentro alto, danno l’indubbio vantaggio di migliori angoli alla battuta, maggiore allungo laterale, e gran potenzialità di spinta sulla palla, per l’ovvia ragione del maggior percorso che può fare la testa dalla racchetta in fase di accelerazione, data l’ampiezza dell’arco descritto dallo swing. I contro sono le difficoltà nella gestione dell’equilibrio, se sei alta 1.65 e ti trovi fuori asse di qualche grado puoi salvarti e correggere di gambe e reazione di braccio in modo relativamente semplice, se sei 1.85, con quelle gambe lì l’altezza del baricentro fa diventare anche un errore minimo degli appoggi un disastro, se ti trovi appena appena “storta” non recuperi più. Una come Venus Williams controlla questi potenziali problemi con la grandissima forza muscolare, e adatta gli appoggi allargando di molto la distanza tra i piedi, per questo dà l’impressione visiva dell’essere tanto dinoccolata da sembrare quasi scoordinata, ma alla fine il timing lo trova sempre.
Karolina, al contrario, sceglie il modo più semplice ma al contempo mostruosamente difficile per gestire il suo tennis giocato “dal terzo piano”: molto banalmente, fuori equilibrio non ci si trova mai. Nonostante le gambe da fenicottero, nonostante la muscolatura leggera, riesce a mettere giù i piedi precisissima, si piega poco, e trova qualità e potenza solo dal timing perfetto e dalla tecnica ineccepibile.
Qui sopra, preparazione di un dritto da fondo, open stance , grip semiwestern piuttosto carico, perfetta simmetria delle braccia.
Qui sopra, impatto e finale, sembra una maestra di tennis, ma è impegnata in un training di livello professionistico (dall’altra parte della rete c’era Julia Goerges, che non è che la appoggi piano la palla). La definizione del “farlo sembrare facile”.
Qui sopra, impatto e finale di un rovescio. Io non ho commenti, solo ammirazione, da notare l’allineamento orizzontale, nell’immagine a sinistra, di braccio, racchetta e palla, e la grazia del gesto con cui chiude il follow-through. Senza il minimo sforzo apparente, qui è partita una fucilata semipiatta lungolinea da sogno.
Qui sopra, allenamento in risposta, vediamo Karolina impegnata al suo massimo: arrivo con passo lungo eppure preciso, e discesa della testa della racchetta con flessione posteriore dei polsi.
Qui sopra, impatto e finale dello stesso colpo, ricordiamo quanto è alta Karolina guardando il punto di impatto, quella palla era un kick aggressivo, pieno di rotazione, che saltava veramente tanto. Lei, in scioltezza totale, lo tira giù d’incontro, rimanendo con l’asse di equilibrio centrale in modo strepitoso, senza scomporsi di un millimetro.
Qui sopra, per una volta presa in controtempo dalla traiettoria, con eleganza straordinaria Karolina se la cava con un cross step posteriore a sfilarsi dal colpo. Manca solo il tutù, e siamo al “Lago dei Cigni”.
Qui sopra, infine, una sequenza completa del servizio, anche in questa esecuzione la semplicità del movimento è disarmante, ancor più della perfezione tecnica e stilistica, soprattutto considerando i missili piatti che è in grado di sparare Karolina con la prima palla (terza nella classifica degli ace qui a New York, dopo Serena Williams con 60 e Ana Konjuh con 33 c’è lei a 32).
In generale, un tennis e un modo di muoversi di bellezza, essenzialità ed eleganza pazzesche. In testa al pezzo, andate a riguardare il frame centrale di quest’ultima sequenza: quella è l’immagine di un’olimpionica di tuffi o di nuoto sincronizzato, un momento di grazia leggera e allo stesso tempo dinamica.
La volta che Karolina Pliskova e Feliciano Lopez dovessero giocare un doppio misto insieme, si arriverebbe al nirvana della tecnica tennistica, da rimanere a bocca aperta per ore.