Credo e spero che non serva ribadire quanta passione per il tennis, e quanta ammirazione per i fenomeni che lo giocano ai massimi livelli mondiali, siano alla base del lavoro che faccio collaborando con Ubitennis. Negli ultimi anni credo di aver scritto oltre al resto – non le ho contate – almeno un centinaio solo di analisi strettamente tecniche, di cui oltre una sessantina da bordocampo agli Slam, a volte in campo, arrivando anche a giocare direttamente io, su pressochè tutti i giocatori e le giocatrici dei circuiti ATP e WTA che potessero offrire “spunti” interessanti, o semplicemente valesse la pena vedere più in dettaglio. E continuerò a farlo, perchè per chi ama il nostro sport avere l’opportunità di frequentare ed esaminare così da vicino i campioni che arrivano ai vertici delle classifiche, è assolutamente impagabile, anche a livello professionale: uno Slam passato gomito a gomito con i top-player e i loro coach vale come dieci Scuole Maestri, altro che gli aggiornamenti biennali.
Immaginate un appassionato di fantascienza e supereroi (quale tra l’altro io sono, eccome) che possa davvero, fisicamente, andare a Gotham City a trovare Batman e il Joker, o a Metropolis a veder volare Superman, o sulla Morte Nera ad assistere in diretta all’attacco dei caccia Ribelli, e al duello tra Obi-Wan Kenobi e Darth Vader: ecco, un grande torneo di tennis come lo US Open è qualcosa di simile.
Anche qui, ci sono i supereroi, i supercattivi (a seconda delle preferenze), e i Cavalieri Jedi. Che però sono reali, li puoi vedere, toccare, parlarci, a volte farci amicizia. E ognuno di loro ha il suo superpotere, non volano ma tirano il servizio a 230 all’ora, non sono invulnerabili ma lottano in campo per cinque ore, non scagliano fulmini elettrici ma passanti in corsa a rientrare, non si arrampicano sui muri ma sparano dritti vincenti dai teloni di fondo, non hanno gli artigli di adamantio ma arpionano in allungo volée smorzate su bombe ai 140, non hanno le spade laser ma le Wilson, le Babolat e le Head: e non sono così sicuro che Anakin Skywalker sarebbe capace, prescelto dalla Forza o no, di accarezzare la palla come Federer, rispondere come Djokovic, passare come Nadal o difendere come Murray.
Ebbene, uno di questi supereroi, forse il più esplosivo di tutti dal punto di vista strettamente fisico, è il francese Gael Monfils. Prima della semifinale con Novak Djokovic ero andato a vedere il training mattutino in preparazione al match, e alla luce della partitaccia (inutile girarci intorno) che ha poi giocato contro il serbo, rivedere e analizzare le immagini di quello che è effettivamente capace di fare in campo Gael mi ha fatto ancor più incavolare, pensando anche ai tanti che hanno sborsato cifre non da poco per assistere a un non-spettacolo. In conferenza stampa Monfils ha cercato di convincerci che fosse stato tutto una specie di piano studiato a tavolino, io sono disposto a concedergli il beneficio del dubbio, ma quantomeno, allora, va detto che tale piano era stato veramente mal concepito, la strategia di “incasinare” il gioco tirando apposta colpi senza senso nella speranza di mettere fuori palla un tipo come Novak è una sciocchezza, non siamo in terza categoria.
Gael, a mio avviso, potenzialmente sarebbe stabile da primissimi posti in classifica (non che essere numero 12 ATP, best ranking 7, sia da buttare via, eh), perchè un’esplosività fisica degli arti inferiori unita a una velocità di braccio simile è roba che si vede davvero raramente. Lo avevo già analizzato, focalizzandomi appunto sul braccio, ma vale la pena di dare un’occhiata all’insieme delle esecuzioni, e all’incredibile capacità di spinta dei piedi. L’allenamento era stato impostato interamente sui colpi “a chiudere”, poco scambio e poco ritmo, molte palle date direttamente dallo sparring, e Gael che tirava i vincenti, tipicamente lo schema palla sul rovescio, spinta, difesa morbida, affondo di dritto dall’altra parte. In testa al pezzo, uno di questi dritti, ho scelto l’immagine per far notare la spaventosa definizione muscolare delle gambe del francese, un atleta incredibile.
Qui sopra, un caricamento del rovescio basso, da notare l’allineamento tra racchetta, palla e gamba posteriore, una preparazione perfetta.
Qui sopra, un paio di impatti, l’asse di equilibrio è ottimo, così come l’azione delle spalle e l’accompagnamento del braccio sinistro.
Qui sopra, due finali, stava iniziando ad andare in recupero laterale, e possiamo anche noi iniziare a osservare la parte fuori dal comune dei colpi di Gael: la reattività e l’elasticità dei piedi, lo vediamo galleggiare sulle punte, in perfetta proiezione verso la palla, con potenza e leggerezza allo stesso tempo.
Qui sopra, un bell’esempio di elasticità, uno slice basso tirato letteralmente su dal cemento, per non farsi male affondando l’allungo in quel modo bisogna essere preparatissimi fisicamente, ma proprio tanto.
Qui sopra, due preparazioni del dritto pazzesco di Gael, testa della racchetta che parte ben dall’alto per sviluppare velocità, nell’immagine a sinistra vediamo l’attimo precedente all’affondo dell’appoggio dei piedi, fino all’ultimo gli step sono leggerissimi, dando l’effetto ottico di un atleta che sfiora appena il campo.
Qui sopra, una sequenza da inizio swing (a sinistra, impeccabili gli angoli retti tra braccia, busto-spalle e racchetta), all’impatto (sempre perfetti gli angoli delle articolazioni, è partita la spinta dei piedi), fino al follow-through (a destra, splendido finale attraverso il colpo, tanto clamorosa è la spinta delle gambe da far andare Gael in sospensione e in sforbiciata, si capisce bene dall’immagine quanta energia abbia appena trasferito sulla palla il francese, che fenomeno). Il tutto con il braccio molto raccolto vicino al busto, tipico di Monfils.
Qui sopra, a sinistra ancora un dritto ma con appoggi più stabili, era uno sventaglio non definitivo, seguito poi dall’aggressione alla palla più corta restituita dall’allenatore: l’immagine a destra, dove Gael tira l’accelerazione a chiudere da dentro il campo, è impressionante, in particolare osserviamo come sempre i piedi, la spinta è tanto esplosiva da portare a una flessione interna delle caviglie, ovviamente sui practice court non c’è rilevamento della velocità di palla, ma ormai mi sono fatto l’occhio, questa è roba che va oltre i 150 kmh, ma comodi proprio. La proverbiale “bomba”, ai livelli di Del Potro o Edmund. Eccezionale.
In definitiva, una belva dal punto di vista fisico, dotata di braccio al fulmicotone. Cose da supereroi, appunto.
Gael, nel tennis di oggi trent’anni non sono tanti, con quel fisico assurdo lì, poi. Hai davanti a te probabilmente almeno due-tre stagioni in cui dare il tuo meglio, e quando lo fai, la palla non la fai vedere a nessuno: pensa a questo, e pensa a farlo bello concentrato invece di perderti con il “circo” senza costrutto. Ne varrebbe la pena, per te e per chi potrebbe godersi lo spettacolo di un tennis tanto straripante.