Prima finale dello US Open contro un avversario con il quale hai avuto epiche battaglie. Quanto sei eccitato all’idea?
Molto. Sono proprio contento di essere in finale. Qualcosa di sbalorditivo per me. E’ sempre una sfida giocare contro Novak, il numero 1 al mondo. Sarà un match entusiasmante visti i precedenti soprattutto nei tornei del Grande Slam.
Novak ha detto poco fa che tu giochi il tuo tennis migliore nei match più importanti. Come ci riesci?
Perché rappresentano la fine di un torneo ed io ho avuto la possibilità attraverso i match precedenti di acquisire fiducia e giocare sempre meglio. Durante l’anno so che ho alti e bassi. Non gioco al meglio in ogni torneo, però sto lavorando tantissimo per poterlo fare ogni volta che scendo in campo. E nei tornei dello Slam è dove voglio giocare il mio tennis migliore ed essere il miglior giocatore. Cerco sempre di trovare il mio gioco e di mettere insieme tutti i pezzi.
A proposito dell’incontro di oggi è sembrato che Kei dall’inizio sino al principio del secondo set stesse dominando. Poi c’è stata un’inversione di tendenza. Come hai fatto? Dicci quanta fiducia ti dà il rovescio.
Kei penso abbia iniziato molto bene e che si muovesse molto bene. Giocava molto aggressivo. Io non trovavo soluzioni di rimessa. Dettava il gioco. Ero a disagio sul campo. Veniva a rete, variava il gioco. Poco alla volta ho provato a giocare meglio, più forte, più veloce. Ho cercato di farlo correre. Verso la metà del secondo set ho iniziato a cambiare in tal senso. All’inizio lui ha continuato a restare in partita, ma ho modificato poco alla volta la situazione. Nel primo set ho notato che lui riusciva anche a fare fronte all’umidità ed al caldo. Fisicamente era una battaglia dura e sapevo che se lo avessi fatto stancare sarebbe diventato meno aggressivo e veloce. Quello era il mio obiettivo, giocare più aggressivo.
Avevi già 28 anni quando perdesti 12-10 contro Djokovic all’Australian Open. E’ quello il momento in cui hai capito di poter essere competitivo con i migliori giocatori? Sei sorpreso del fatto di essere l’unico ad avere vinto due tornei dello Slam al di fuori dei Fab Four e di poterne vincere un terzo?
Sicuramente quello fu qualche cosa di speciale per la mia carriera, soprattutto nel mese successivo. E’ lì che ho iniziato a capire ed a credere che forse potevo battere i migliori nei tornei dello Slam. Mi ci è voluto del tempo, passo dopo passo per entrare nei primi 10, per fare il mio primo quarto di finale in Francia, la prima semifinale. Se sono sorpreso..beh..sì e no. Sono sorpreso di ciò che ho fatto vincendo due titoli e tornando ad essere in finale di un terzo. Del fatto che i Fab Four abbiano vinto tutto non sono sorpreso affatto, dal momento che sono stati ad un livello diverso da quello di chiunque altro.
I confronti tra te e Novak negli ultimi anni sono stati i più entusiasmanti. Credi sia dovuto ai vostri stili di gioco o alla vostra personalità?
Dipende un po’ dal modo in cui giochiamo. Io cerco di essere aggressivo. Posso davvero giocare forte. Lui è un difensore incredibile. Poi da dove tutto è iniziato, dal match in cinque set in Australia alcuni anni fa, sono stato uno degli unici giocatori ad averlo dominato nei primi due set e non l’ho finito. Stavo dominando. Poi se ci fate caso ho fatto la mia prima semifinale in uno Slam qui ed ancora contro di lui ed ancora cinque set. Perciò il fatto che disputiamo battaglie così lunghe e folli sicuramente fa la differenza.
Quanto è importante per te poter contare sul rovescio in un incontro di grande importanza?
Non la vedo così. Quando scendo in campo sento come sto e come giocherò. Se il mio rovescio mi assisterà. Certo quando gioco al meglio il mio rovescio c’è, poiché è l’arma sulla quale ripongo molto del mio gioco. Ma a volte all’inizio dell’incontro il rovescio non funziona e quindi devo trovare altre alternative. Perciò non mi aspetto di avere il mio rovescio subito al meglio.
Hai vinto dieci finali di fila. Cosa significa? Che hai molta fiducia in te stesso? Che ogni volta che giochi un incontro importante, indipendentemente dal fatto che ti punti un dito alla tempia, tu sei concentrato? O sono solo coincidenze?
Ne ho vinte dieci di fila negli ultimi due anni, ma prima ne ho perse tante. Fa parte della mia carriera, del modo in cui sono migliorato. Ho iniziato a credere di più in me stesso. Ribadisco che quando arrivo in finale di norma sono pieno di fiducia per ciò che ho fatto in una o due settimane. So di poter esprimere il mio miglior tennis. Potrò anche perdere domenica e comunque 10 su 11 sarà ancora una bella percentuale di successi. Ma di solito so che se arrivo in finale è perché sono pronto per giocare al meglio ed è ciò che desidero. E’ quello che provo a fare. Però, quando giochi contro Novak puoi fare il massimo e perdere lo stesso. Perciò spero sia un grande incontro e di poter continuare a vincere.
Traduzione di Roberto Ferri