Coppa Davis, si cambia: nuova formula per rilanciare il torneo (Stefano Semeraro, lastampa.it)
Coppa Davis, si cambia. Dopo anni di dubbi e dibattiti per rilanciare la gloriosa, vecchia Zuppiera (prima edizione 1900) ultimamente un po’ snobbata dai big, la Federazione internazionale del tennis (Itf) ha deciso di lanciare il cambiamento. Che riguarderà anche la Fed Cup, la Davis delle ragazze. La prima mossa è un bando per trovare una o più città ’neutrali’ che si candidino ad ospitare le finali, ma in ballo c’è anche la possibilità di creare delle vere e proprie Final Four e di ridurre il formato degli incontri di Davis: due giorni di gara e match al meglio dei tre set, non più dei cinque come avviene oggi.
Oggi la finale si gioca in casa di una delle due finaliste, l’idea è invece di copiare quanto avviene in Champions League, nella Champions Cup del Rugby o nel Superbowl del football americano. La Fed Cup inoltre è destinata ad avere in futuro un tabellone del world Group a 16 squadre, come la Davis, e non a 8 come avviene oggi.
Tutte le novità dovranno essere approvate dall’assemblea della Fit nell’agosto del 2017. Il primo dubbio è evidente: in quanti andrebbero a vedere, poniamo a Londra o a Barcellona, una finale fra Argentina e Croazia come quella che si disputerà il prossimo 25-27 novembre dall’altra parte dell’Adriatico? Il presidente dell’Itf Haggerty è comunque molto (forse troppo) ottimista. «E’ un momento eccitante nella storia di queste due competizioni molto amate. La Fed Cup a 16 squadre permetterà a tutte le migliori di vincere il campionato, e un formato stile Final Four ci permetterebbe di creare un grande evento di fine anno (…)
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Serena e Flavia, a Milano come una volta (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)
L’originale resta uno dei più grandi sportivi del momento, ma in verità anche l’imitazione non è poi così male. Il pubblico del Forum aspetta Djokovic, però prima che il numero uno del mondo, organizzatore dell’evento con la sua Fondazione, faccia accendere su di sé le luci della ribalta, è Fiorello che ne replica la voce e le movenze nel presentare la serata, racchetta in mano e asciugamano d’ordinanza come si richiede ai campioni veri: «Quando l’amico Nole mi ha invitato, gli ho chiesto quale era il programma e lui mi ha risposto che sarebbe stato sufficiente vedermi giocare a tennis per far ridere la gente».
Comincia così, con l’esilarante e istrionica esibizione dello showman, l’appuntamento benefico della Djokovic Foundation per la raccolta fondi da destinare all’istruzione di bambini disagiati in Serbia, mentre le tribune vengono coinvolte fin da subito nell’immancabile karaoke (e non poteva essere altrimenti…) con l’altrettanto immancabile «We are the Champions». Serve a scaldare l’ambiente in attesa della prima esibizione, introdotta da Fiorello in impeccabile stile americano, con l’elettricità che si può palpare quando dalla penombra dello spogliatoio si materializza la figura imperiosa, per gloria e trionfi, di Serena Williams: perché non ei sarà il pathos che si scatena solo nell’agone, ma la più forte giocatrice degli ultimi vent’anni che offre il suo talento e la sua personalità a Milano è un appuntamento da ricordare e da tramandare. Così, perfino Sandro Campagna, che può vantare allori olimpici, e i freschi bronzi del canottaggio a Rio Giuseppe Vicino e Marco Di Costanzo scattano in piedi per immortalare con il cellulare l’ingresso della divina. Nel diapason degli applausi, a dire il vero, la numero due del mondo non vince la sfida diretta con Flavia Pennetta, accolta dal calore e dall’affetto di chi la considera ancora come una giocatrice in attività, travolto dalla passione dei ricordi meravigliosi di uno Us Open domato appena un anno fa.
In carriera, si sono affrontate sette volte (nell’ottava, la brindisina vinse senza giocare) e sono state solo vittorie per Serena. Ma il passato non conta, questa è la sera del divertimento e dei sorrisi, con il giudice di sedia che si assenta mentre le due protagoniste sono pronte a cominciare e perciò il primo punto è arbitrato da un piccolo raccattapalle. Non si può chiedere ritmo e ferocia a un’esibizione, però non mancano momenti di grande tennis, come un dritto in corsa di Flavia che pizzica la riga oppure un paio di servizi della Williams a 190 all’ora, o qualche sua bordata da fondo campo seguita da comode volée a chiudere il punto.
Il Forum accompagna ogni punto con urletti di soddisfatto compiacimento, Flavia a volte ansima («Non pensavo fosse così dura», rivelerà all’arbitro tra un cambio di campo e l’altro) ma con orgoglio e determinazione lotta e respinge gli assalti dell’americana, mentre a pochi passi papà Oronzo continua a mangiarsela con gli occhi come quando, bambinetta, già prometteva di essere la campionessa che è diventata. Per lui, la serata è davvero magica, perché rivederla in campo riporta in vita brividi solo sopiti: «Ormai mi sono abituato ad avere una figlia ritirata, ma fino a quando era in classifica tutte le mattine aprivo il computer e andavo sul sito della Wta: ora che si è tolta pure da li, faccio il tifo per le altre italiane. E spero di portare un giorno la Coppa Davis a Brindisi, così almeno posso vedere mio genero Fognini». Poi il doppio misto che chiude la serata, Djokovic e Flavia contro Williams e Fabio, cioè moglie contro marito e gli intermezzi spassosissimi di uno scatenato Fiorello (…)