C. Wozniacki b. [WC] N. Osaka 7-5 6-3
Primo set. Alla pausa del quinto game papà Piotr è già all’angolo di Caroline per qualche consiglio tattico. Si gioca da pochi minuti e Naomi Osaka ha appena strappato il servizio alla figlia con una bomba di rovescio lungolinea. Dopo la danese recupera lo svantaggio ma non ha neanche il tempo di credere all’utilità del colloquio che deve ricominciare tutto perché la diciottenne che ha di fronte brekka ancora spazzolando le righe. Al cambio campo seguente Wozniacki va in spogliatoio per problemi alla coscia sinistra, rientra bendata, pareggia e tiene portandosi avanti 5-4.
La finale inaspettata del Toray Pan Pacific Open di Tokyo è subito un romanzo. Da una parte la giapponese che promette di essere la nuova sensazione del tennis femminile, dall’altra la ex n°1 mondiale che tenta il rientro nell’élite che conta. Entrambe sono reduci da dure battaglie in semifinale, vinte rispettivamente contro Elina Svitolina e Agnieszka Radwanska, certamente miglioreranno il loro ranking, ma oggi è un altro giorno, si lotta per la corona.
Ora è David Taylor, ex coach di Sam Stosur, ad inginocchiarsi davanti a Naomi esortandola a giocare senza preoccuparsi delle condizioni dell’avversaria. Lei ci riesce, ma per poco. Pareggia a cinque però è nel gioco successivo che perde il set. La danese serve, le pallate avversarie la mandano sotto prima 15-30, poi 30-40. E qui è coraggiosa e fortunata, perché corre a rete dietro un attacco mal riuscito e Osaka manca un passante più che fattibile. Pochi secondi dopo è ancora vantaggio esterno e stavolta è una risposta lunga a salvarla dal break. Wozniacki adesso ha recuperato mobilità e idee, e con esse il consueto carattere battagliero. Sopravvive anche ad un doppio fallo e difende un turno di battuta che risulterà decisivo. Infatti nel dodicesimo gioco di un primo set giocato in equilibrio sui binari delle montagne russe Naomi cede di schianto sia la battuta che il set. Ma c’è una spiegazione. Alla pausa infatti tocca a Naomi convocare la fisioterapista per un controllo alla spalla destra e il suo problema risulterà più grave di quello dell’avversaria.
Il secondo parziale è un calvario per lei, non riesce più a spingere la palla come prima e sul servizio la menomazione è evidente. Le sue prime superavano comode i 170 kmh mentre adesso fatica a passare i 120, allo stesso modo i martellanti colpi di rimbalzo perdono penetrazione. Osaka cerca di alzare la parabola con lo spin ma non è il suo gioco e una vecchia volpe come Caroline se ne accorge subito, prendendo a comandare il gioco senza più mollare. Mentre Naomi cerca disperatamente di sciogliere la spalla con continui movimenti la danese corre veloce fino al 5-0, lasciando alla sua avversaria solo una manciata di punti. Potrebbe finire con un ingiusto e severo bagel ma pur senza riuscire ad evitare la sconfitta Naomi mostra un cuore da vera campionessa. Forse ci crede davvero, del resto nei quarti era risorta da uno 0-5 15-30 contro Sasnovich, forse no ma comunque sceglie di andare a tutta nonostante il dolore. Annulla un match point colpendo un dritto ad uscire, poi strappa il servizio a Caroline con un rovescio baseball seguito immediatamente da un cross in corsa che l’altra non vede neanche. Il suo rifiuto di perdere obbliga Piotr Wozniacki ad una seconda discesa nell’arena e alla ripresa del gioco, dopo il terzo gioco consecutivo della giapponese, Wozniacki recupera la lucidità e chiude il match. È stata un incontro sfortunato per la giovane finalista, ma soprattutto per il pubblico, che ha solo pregustato quale spettacolo avrebbero potuto offrire le due tenniste al meglio. Don’t worry Naomi, tempo verrà. Bentornata Caroline, non sei mai stata una che molla facilmente.