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Dopo la sentenza del CAS che le ha ridotto la squalifica a quindici mesi (a fronte dei due anni inizialmente previsti), Maria Sharapova è apparsa in pubblico in una intervista concessa al celebre giornalista statunitense Charlie Rose, sulla rete CBS. La siberiana ha discusso della questione Meldonium, accusando in maniera velata la ITF di aver voluto strumentalizzare il suo caso come esempio per future violazioni. Ha poi ripercorso la sua carriera, affrontando anche lo spinoso discorso relativo agli sponsor che ha rischiato di perdere a causa dell’intera faccenda. Inoltre, Masha ha dato mandato ai suoi avvocati di verificare che ci siano gli estremi per intentare un’azione legale nei confronti della ITF: come conferma il legale della ex numero uno, l’intera accusa sarebbe stata una forzatura eccessiva, che ha costretto Sharapova a convivere con “il senso di colpa e il cattivo giudizio della Federazione” nei mesi scorsi.
“Ero seduta nella mia stanza quando ho ricevuto questa mail dalla ITF in cui leggevo di aver commesso una violazione. Era un mese dopo gli Australian Open in realtà, anche se il test era stato effettuato a Melbourne. E mi sono chiesta come avevo fatto a non rendermene conto; ho dato tutto per scontato, aver assunto quelle sostanze che per lungo tempo erano state legali mi aveva fatto adagiare. Continuavo ad avere report dai laboratori che mi confermavano fosse tutto legale”.
Il tuo medico a Mosca ti prescriveva queste sostanze?
Non c’era neanche bisogno di una prescrizione, è un prodotto da bancone.
Ma ti suggeriva di prenderlo?
Sì, da quando avevo diciotto anni.
Per cosa? Diabete?
Per lo più avevo elettrocardiogrammi irregolari. Ho iniziato ad assumerle a diciotto anni, poco dopo aver vinto il mio primo Major, ho iniziato a giocare più spesso e tornei sempre più impegnativi, quindi il mio fisico mi chiedeva un aiuto. Non avevo mai avuto un medico, cominciai ad andarci quando così giovane sentivo il bisogno di riposarmi per una settimana. I miei genitori mi suggerirono di fare esami del sangue: una volta avuti i risultati ho iniziato ad assumerle.
All’epoca si chiamava Meldonium?
Io l’ho sempre conosciuto come Mildronato. Per questo quando ho ricevuto la mail a marzo ho dovuto fare ricerche, non avevo idea di cosa fosse il Meldonium, né ce l’hanno i milioni di persone che lo utilizzano in Russia.
Negli USA e in parte dell’Europa non è permesso usarlo, vero?
Vero. Si usa nei maggiori paesi dell’Europa dell’Est, milioni di persone. Genitori, nonni. I miei nonni lo usano.
Lo hai mai reputato come una sostanza dopante?
Assolutamente no.
Neanche adesso credi che possa essere considerato come migliorativo delle prestazioni?
No perché so quanto è comune il suo utilizzo, so quanto normalmete viene utilizzato in Russia. Quasi come l’ibuprofene, o l’Aspirina. Non riesco proprio a capire, quando ho iniziato ad assumerlo l’ho fatto sotto consiglio del medico, così come ho continuato a fare per tutti questi anni.
Come è possibile che nessun membro del tu team sapesse che il Meldonium fosse proibito?
C’è stata un’informazione pessima. Nella mail che segnalava “grandi cambiamenti” alla lista delle sostanze proibite non c’era nessun riferimento. La ITF non mi ha avvertito.
La giuria del CAS si è discostata molto da quanto detto dal Tribunale di primo grado. Hanno detto che il caso non riguardava “un’atleta che aveva imbrogliato” e che non hai cercato di nascondere o infangare le prove. Perché allora credi che il Tribunale di primo grado abbia ritenuto il tuo comportamento condannabile a 24 mesi di sospensione?
La condanna era di 24 mesi ma la ITF aveva chiesto quattro anni. Ho sostenuto l’udienza con la ITF, di fronte ad una giuria arbitrale selezionata da loro: parlavo di fronte a persone scelte dall’entità contro cui stavo lottando. Non sono sicuro sia neutrale. Il CAS lo è.
Credi che ti volessero usare come precedente, come esempio. Per dire che non conta quanto sei forte o famosa, ma se usi doping vieni punita?
Non ci ho mai voluto credere, ma sto iniziando a farlo. Ho commesso un errore inconsapevole, e ho lottato per il mio diritto di tornare in campo. Ma ho anche lottato contro una organizzazione che mi voleva tenere fuori per quattro anni, e questo è sbagliato. Perché non hanno fatto la loro parte, dall’inizio di questa storia ho spiegato quanto loro non siano stati trasparenti. E sono orgogliosa di averlo fatto. Non avrei mai voluto dire di essere infortunata o prendermi una pausa, lo dovevo ai miei tifosi e ho detto la verità.
Credi ci siano persone che avrebbero dovuto sostenerti in questo periodo, e non lo hanno fatto?
Sono sempre stata un’atleta, senza aver mai avuto un idolo da giovane. Durante la mia carriera ho avuto ragazzi e ragazze che venivano da me a dire “vorrei essere come te”. No. Dovete desiderare di essere migliori di me. Ma durante questo periodo ho capito ancora di pù quanto impatto ho avuto su milioni di persone, giovani o meno, che hanno visto il mio percorso da una diciassettene sconosciuta fino ad ora. La quantità di persone che mi ha aiutato in questi mesi, facendosi viva o solo parlandomi, mi ha davvero dimostrato quanto io sia una ispirazione per milioni di persone, e questo mi rende orgogliosa.
I tuoi sponsor ti hanno sostenuto dall’inizio?
I miei sponsor sono stati incredibili. Nessuno sapeva nulla fino al mio annuncio in conferenza stampa, quindi credo sia stato un shock per tutti. Non è stato facile, la Nike ha scelto di usare espressioni forti ed è stata dura. Mi accompagna da quando avevo undici anni. Sono stati aggressivi ed io l’ho presa sul personale, li considero la mia famiglia: quando abbiamo parlato però si è risolta piuttosto bene. Spero di non perdere nessuno sponsor adesso.
Hai avuto una carriera straordinaria, ma se fossi stata costretta fuori per due anni, a 29 anni, sarebbe stata dura.
La mia carriera non sarebbe mai potuta concludersi con una squalifica. Avrei iniziato a pianificare il mio rientro in ogni caso, anzi, ho iniziato a marzo.
Hai pensato al tuo gioco, ti sei dedicata al tennis in questi mesi?
In realtà no. Ho viaggiato molto, ho fatto cose che non avevo mai avuto il tempo di fare. Quasi non avevo mai avuto idea di cosa fosse un weekend, mentre in questi mesi mi sono goduta anche il sabato e la domenica. Nei fine settimana ci sono le finali Slam, è quello a cui pensi quando la tua mente è regolata sul tennis. Sono stata bene, mi sono dedicata a me stessa in questi mesi. Anche il mio allenamento è cambiato, ho cercato di fare tutto per il mio benessere, non per forza per le mie performance in campo. Dopo l’annuncio a marzo mi sono iscritta ad un corso di spinning.
Avevi la sensazione che avrebbero potuto ridurti la pena?
No, non credo. So che in passato c’erano stati casi simili di revisione della condanna, ma l’unica cosa che potevo fare era essere ottimista. Io personalmente ho solo pensato a fare il massimo per salvaguardare la mia carriera.
Credi che il tuo passato e la vita che hai avuto ti abbiano aiutata?
Sì, credo di essere nata come una guerriera. Nel tennis come nella vita. Quando ho una sfida o un ostacolo, metto tutta me stessa per superarlo. Quando fui costretta all’operazione alla spalla, non ero neanche sicura di tornare a giocare, eppure l’ho superata giorno dopo giorno. Sono tornata sui campi e perdevo match che avrei vinto facilmente in precedenza, ma nemmeno le critiche dei giornali mi facevano nulla.
Cosa credi puoi ancora dare al tennis? Hai vinto ogni Slam, sei una futura Hall of Famer. Quali obiettivi hai adesso?
Non penso ad un titolo in particolare. Certo gli Slam sono speciali e io sono privilegiata ad averli vinti. Ma quando vado in un posto sperduto per giocare un evento minore, magari non coperto dalle tv, il mio atteggiamento è sempre lo stesso, come se fosse una finale Major.