[1] A. Murray b. G. Dimitrov 6-4 7-6(2)
180 secondi con il Direttore: Sharapova bugiarda troppo punita
Protagonisti della finale del China Open 2016, ATP 500 dotato di un prize money di 2,916,550 dollari che si disputa nell’imponente cornice dell’Olympic Green Tennis Center di Pechino, il numero due del mondo e prima testa di serie del seeding, lo scozzese Andy Murray, e il redivivo bulgaro Grigor Dimitrov, tornato da qualche settimana su livelli di gioco più consoni ad un talento indiscutibile. All’atto conclusivo sono giunti attraverso percorsi diametralmente opposti: per Murray strada spianata con nemmeno un set perso in tutto il torneo e Dimitrov autore di almeno due estenuanti battaglie per aver la meglio su Johnson e Pouille e della prima significativa vittoria in carriera contro Nadal. Non si è trattato ovviamente di un inedito assoluto considerate le dieci sfide già disputate in passato tra i due, che recitano un bilancio consuntivo di 7 a 3 per lo scozzese (una sola finale) ma un successo per parte nell’anno solare con Grigor superiore a Miami e Andy bravo a rifarsi con gli interessi non più tardi di un mese fa a New York.
Due sciagurati doppi falli, ad aprire e chiudere il gioco di avvio, costano al bulgaro il primo break dell’incontro. Dimitrov a tennis gioca bene, non è certo una novità, al solito stilisticamente ineccepibile spinge come un forsennato con i piedi francobollati alla linea di fondo e, spesso, fa anche la scelta tattica giusta. Murray, dal canto proprio, è un muro inscalfibile che, forse come nessuno oggi, riesce a ribaltare la fase difensiva in quella offensiva per poi passare sornione all’incasso. Il risultato di un sempre auspicabile confronto di stili è uno spettacolo globalmente piacevole, fatto di variazioni continue e soluzioni ad alto rischio che valgono appieno il prezzo del biglietto. Il parziale, comunque, dopo lo scossone iniziale segue puntuale l’ordine dei servizi nonostante qualche reciproca indecisione che porta prima Dimitrov alla palla del controbreak e poi Murray ad almeno un paio di mini-set point nel corso di un interminabile settimo game. Una manciata di minuti interlocutori ma mai banali fanno da preludio al momento clou di questa prima partita: il britannico, solido per l’occasione anche con la seconda di servizio, non tentenna e sigilla il 6 a 4 finale. Decisiva, dunque, la partenza ad handicap del primo gioco e, altrettanto, i 21 errori non forzati commessi dal bulgaro nell’intento di aggredire sistematicamente il granitico avversario.
Si riparte ancora con l’allievo di Vallverdu al servizio. Il livello degli scambi è, se possibile, ancora più frenetico; Dimitrov colpisce ogni diritto come se non ci fosse un domani e il bello di questa fase, a tutto vantaggio dello spettacolo, è che gli restano quasi tutti in campo. I turni di battuta del bulgaro, però, sono spesso complicati, complice la qualità della ribattuta esibita a più riprese da Murray. E se nel corso del terzo gioco la palla break concessa scorre via indenne, sul punteggio di due pari Grigor è costretto a capitolare a causa di un piccolo passaggio a vuoto, nel quale sparacchia malamente oltre il perimetro del campo due palle non impossibili. L’impressione è che per tenersi incollato al match, Dimitrov debba costantemente far ricorso alle marce più alte, con il rischio fuori giri sempre dietro l’angolo. Break dunque inesorabile e partita che, in questo momento, appare definitivamente indirizzata. Senza ulteriori sussulti, infatti, Murray si assicura la possibilità di servire per l’incontro. Nel decimo e potenzialmente ultimo game succede invece l’imprevedibile. Dimitrov, d’incanto, sembra essere diventato solido e accorto quanto lo stesso Murray, con il risultato che, senza più sbagliare una palla, infila un parziale taglia-gambe di undici punti in fila grazie al quale prima agguanta l’avversario sul cinque pari e poi si garantisce anche la scappatoia del tie-break. Con l’inerzia che se non è tutta dalla sua parte poco ci manca. Il gioco decisivo però, come spesso accade, sembra fin da subito fare pace con le gerarchie del computer. Lo scozzese in un amen è due mini-break avanti e sul 4 a 2 si appresta al cambio di campo. È il diritto, oggi estremamente positivo a più riprese, ad inchiodare un ritrovato Dimitrov e per Murray è, con qualche brivido di troppo nel finale, il meritato trionfo.
Per il pupillo di Ivan Lendl si tratta del successo numero 40 in carriera. Da domani, per entrambi, appuntamento a Shanghai per il penultimo “mille” della stagione. Murray, che può beneficiare di un bye all’esordio, avrà al secondo turno il vincente della sfida che vede opporsi Johnson e Klizan. Per Dimitrov, invece, subito l’ostacolo Gasquet.