Quella che era, ATP e WTA Finals escluse, la terz’ultima settimana agonistica del calendario maschile e l’ultima di quello femminile, si era aperta senza grosse aspettative per il tennis italiano: gli uomini erano reduci da periodi di rendimento molto negativo (da fine luglio in poi avevano raggiunto un unico quarto di finale, con Lorenzi a San Pietroburgo); le donne invece vedevano come unica iscritta in un tabellone di singolare la veterana Schiavone, reduce dagli acciacchi manifestati a Tashkent il mese prima. Insomma, se è vero che chi si accontenta gode, possiamo gioire di questa settimana, che ci ha regalato le belle prestazioni di Fognini, arrivato in finale a Mosca, i quarti di un redivivo Seppi ad Anversa: entrambi hanno conquistato punti fondamentali (125 il ligure, 45 il bolzanino) per rintuzzare una classifica, che con le ultime “cambiali” che hanno in scadenza tra Vienna e Bercy, poteva diventare a fine stagione assolutamente deficitaria per i rispettivi obiettivi iniziali. A questo bilancio positivo, si aggiunga la bellissima vittoria di una Schiavone immortale su una top-30 come la Siegemund e quella da lei sfiorata al secondo turno contro la Niculescu, poi vincitrice del torno in Lussemburgo
E dire che Fabio non aveva assolutamente una buona tradizione col torneo moscovita: nelle due sole precedenti partecipazioni, 2009 e 2014, aveva perso in entrambe le occasioni al primo turno, curiosamente dallo stesso avversario, Mikhail Kukushkin. Che questa volta le cose potessero andare diversamente lo si è visto già al primo turno, quando ha affrontato il ventiseienne lituano Ricardas Berankis, n°84 ATP, già sconfitto nell’unico precedente (Umago 2008). Il ligure, grazie a un’eccellente prova al servizio (86% di prime in campo) e a una grande solidità e esplosività nei fondamentali, non ha mai fatto entrare in gara il suo avversario, al quale non ha concesso nemmeno una palla break e che ha brekkato ben quattro volte su sette turni di battuta. Una bella prova perché Berankis nelle partite giocate a livello ATP in condizioni indoor in carriera vantava un rispettabilissimo 65% di successi. Al secondo turno Fabio ha dovuto affrontare chi da qualche mese gli ha sottratto, dopo un lungo interregno, la simbolica corona di numero 1 d’Italia, l’encomiabile Paolo Lorenzi, veterano della racchetta, così diverso da lui negli atteggiamenti in campo. Non poteva non essere una partita differente dalle altre anche per le ulteriori implicazioni psicologiche che la sfida portava con sé: Fognini, considerando anche i challenger, aveva vinto 4 dei 5 precedenti, ma a Lorenzi era andato il successo nell’ultimo scontro, a Montecarlo.
Nel primo set, durato 56 minuti, il numero 50 del mondo si è fatto rimontare da 5-2 sopra, per poi chiudere 7-5. Nel secondo, Fabio, dopo aver sprecato due palle break nel sesto game, si è fatto strappare il servizio nel gioco successivo, consentendo in tal modo al toscano di portare la partita al terzo set. In questa situazione di punteggio, si è palesato come decisivo il terzo gioco, durato 14 punti, nel quale Lorenzi ha avuto due palle break che, qualora trasformate, avrebbero potuto tagliare le gambe al suo compagno di Davis. Invece, Fognini, una volta scampato il pericolo, ha trovato le energie per staccare l’avversario, vincendo così il derby dopo due ore ed un quarto di battaglia di nervi, col punteggio di 7-5 4-6 6-1. Ai quarti il ligure ha trovato uno degli avversari che in carriera ha meno sofferto, Albert Ramos Vinolas, n°31 ATP.sconfitto in due set per la settima volta in sette precedenti appena la settimana precedente a Shanghai. Fabio, pur non servendo bene nel corso dell’incontro (46% di prime in campo), ha avuto un po’di difficoltà solo nei primi giochi dei due parziali, ma in entrambi, una volta sul 2-2 nel punteggio, ha staccato l’avversario, che aveva troppe difficoltà a mantenere il servizio, perso in sei occasioni su otto (con Fabio che in una delle due volte che Ramos non si è fatto brekkare, ha avuto cinque palle break!). Con un duplice 6-2, che ha richiesto un’ora ed un quarto di partita, l’allievo di Perlas ha così guadagnato la sua terza semifinale stagionale, dopo quelle di Monaco e Umago, dove poi vinse il torneo. Nella città bavarese, fu invece fermato in semi da Kohlschreiber, n°32 ATP,curiosamente lo stesso tennista che Fabio si è ritrovato a Mosca. Un avversario ostico per il nostro giocatore, che, dei cinque precedenti, ne aveva vinto solo uno, la finale di Stoccarda nel luglio 2013 che gli regalò il suo primo titolo in carriera. Tuttavia il taggiasco è stato in una settimana tennisticamente molto ispirata ed ha annichilito il suo avversario nel corso del primo set, chiuso 6-1 in 27 minuti. Quando il ligure continua a giocare superbamente, ritrovandosi anche 4-1 nel secondo parziale, la partita sembra chiusa e forse lo ha pensato lo stesso Fognini, che si è distratto: ha commesso due doppi falli e rimesso in gara la testa di serie numero 3 del tabellone, abile a trascinare il set al tie-break. In questo frangente Fabio è più bravo e freddo del 33enne tedesco e col punteggio di 6-1 7-6(2) in un’ora e quindici minuti ha raggiunto la sua dodicesima finale in carriera, la seconda non sulla terra (dopo quella ottenuta, per uno strano scherzo del destino, sempre in Russia, a San Pietroburgo nel 2012).