Non sono scese in campo tenniste italiane nella settimana appena conclusa, che il circuito femminile ha dedicato all’epilogo delle WTA Championships, torneo dal quale il tennis italiano, dopo l’emozionante parentesi di Flavia Pennetta dello scorso anno, è tornato ad essere escluso, riprendendo una triste tradizione che solo le precedenti partecipazioni della Schiavone nel 2010 e di Errani nel 2012 e nel 2013 avevano interrotto. Meglio non pensare a quando rivedremo una nostra giocatrice prendervi parte, considerata la desolante mancanza di ricambi di livello quantomeno top 50 WTA all’orizzonte nel prossimo paio di anni. Non aiuta di certo dare un’occhiata ai pessimi risultati – unica eccezione i quarti a New York della Vinci- negli ultimi sei mesi delle nostre ragazze tra le prime 100: solo un miracolo (leggasi la consacrazione della Giorgi) può salvare il futuro prossimo del settore femminile. Purtroppo da quello maschile, che la settimana precedente aveva regalato a sorpresa buoni piazzamenti (finale di Fognini a Mosca e quarti di Seppi ad Anversa) non arrivano soddisfazioni, eccezion fatta per un Lorenzi che non smette mai di sorprendere ed inorgoglire per la sua passione ed intelligenza tennistica. Invece, Fabio ed Andreas, che l’anno scorso concludevano entrambi la stagione nella top 30, a Vienna, quasi come immagine conclusiva di una stagione per entrambi negativa, rimediano due nette sconfitte al primo turno, brutte anche per la modalità con le quali sono arrivate.
Andando nel dettaglio del racconto, il numero 1 italiano ha partecipato per la prima volta in carriera all’ATP 500 di Basilea, importante torneo da più di 2 milioni di dollari di montepremi e con un albo d’oro molto prestigioso, firmato dalle vittorie non solo dell’idolo di casa Roger Federer, ma anche di campionissimi della storia del tennis come Novak Djokovic, Bjorn Borg, Ivan Lendl, John McEnroe, Boris Becker, Stefan Edberg e Pete Sampras. Paolo al primo turno aveva un esordio non facile contro un giocatore dotato molto più di lui di un gioco congeniale al duro indoor, il coetaneo 34enne Nicola Mahut, n°41 ATP. Contribuiva poi nel far essere pessimisti in sede di pronostico la circostanza che il transalpino aveva vinto tutti e quattro precedenti (a livello ATP e Challenger) con il toscano, sebbene tutti datati (il più recente era del 2012). Invece, Paolo ha confermato per ennesima volta di stare continuando con successo a migliorare il suo tennis grazie a un ottimo rendimento del servizio e a un costante pressing da fondocampo, ha vinto in 40 minuti il primo set grazie all’unico break strappato a Mahut nel gioco d’apertura (il francese non arriverà mai a 30 sul servizio di Lorenzi nel primo parziale). Il numero 1 azzurro ha continuato con successo a tessere le sue trame e, strappando il servizio per la seconda volta al francese nel quinto gioco, aveva messo un’ipoteca sul passaggio del turno, tanto più che è arrivato sul 5-4 40-30 e servizio al matchpoint. Tuttavia il coraggio di Mahut ed un paio di errori del toscano, allungano il match al tie break: nel gioco decisivo Lorenzi però è tornato a giocare meglio del francese, portando a casa dopo 1 ora e 41 minuti il successo col punteggio di 6-4 7-6(4).
Il turno successivo contro Kei Nishikori, quinto giocatore al mondo era proibitivo: Paolo è sceso in campo non pensando all’unico precedente vinto nettamente dal nipponico a Roma tre anni fa, né al divario di classifica, ma consapevole che non aveva nulla da perdere. Nel primo set, si è attirato le simpatie del pubblico elvetico per il cuore messo in campo, annullando in totale sei palle break nel corso dei suoi turni di battuta ed ha trascinato al tie-break il giapponese: in tale frangente è venuto fuori il più forte dei due, che dopo settantaquattro minuti ha portato a casa il parziale. La partita è sostanzialmente finita dopo quel primo, appassionante set: nel secondo al fisiologico calo psicofisico del toscano si è affiancata la maggiore tranquillità del giapponese, che in 1 ora e 38 minuti complessivi, col punteggio di 7-6 (3) 6-4, si è guadagnato il passaggio ai quarti.
Fabio Fognini tornava a Vienna per la sesta volta, per vidimare la quinta presenza nel tabellone principale (nel 2007 si fermò nelle quali): nella capitale austriaca aveva una buona tradizione, considerando che aveva raggiunto per due volte i quarti, nel 2013 e nel 2015. L’ex numero 13 del mondo proprio con la finale raggiunta la settimana scorsa a Mosca, ha puntellato una classifica che perdendo i 90 punti dei quarti viennesi raggiunti lo scorso anno, sarebbe diventata ancora più deprimente per chi come lui aveva terminato le ultime tre annate a cavallo della top 20. Il sorteggio era stato benevolo con Fabio, accoppiandolo al primo turno con lo spagnolo Albert Ramos Vinolas, n°26 ATP, sconfitto in tutti i nove precedenti (considerando anche un confronto a livello Challenger) che li avevano visti contrapposti, di cui due negli ultimi due tornei ai quali avevano partecipato nelle scorse settimane, Mosca e Shanghai. Una delle vecchie regole non scritte del tennis è che chi va molto avanti in un torneo, nella settimana successiva paga con una precoce eliminazione il conto della stanchezza psico-fisica accumulatasi: così, purtroppo, è stato anche per Fognini, per la prima volta perdente contro il 28enne catalano. Il ligure, apparso spento mentalmente e non al meglio fisicamente (è ricorso ad un medical time-out) è incappato in una lunga serie di errori gratuiti che hanno consegnato il match a Ramos- Vinolas, senza che quest’ultimo dovesse fare null’altro che rimanere concentrato: in appena 56 minuti, con duplice 6-2, il vincitore del torneo di Baastad nel luglio scorso ha ottenuto l’accesso al secondo turno ed una piccola rivincita delle tante delusioni patite contro Fognini.
A Vienna, dopo i quarti di Anversa che gli avevano fatto guadagnare 13 posizioni, portandolo al n°87 ATP, si è presentato anche Andreas Seppi che al prestigioso (18 dei 25 numeri 1 dell’ Era Pro vi hanno giocato) e ricco (1.884.000 dollari) Erste Bank Open, dall’anno scorso catalogato come ATP 500, ha preso parte per l’ottava volta. Nella capitale austriaca il bolzanino aveva raccolto in passato ben 5 eliminazioni al primo turno, ma anche una semifinale nel 2007, perdendo da Djokovic, dopo aver eliminato Ljubicic e Baghdatis. La consapevolezza di dover difendere altri, pesanti, 45 punti la settimana successiva a Bercy (l’anno scorso sconfisse Cuevas al primo turno) non gli è bastata per trovare le giuste motivazioni contro un avversario molto insidioso, come il ventenne russo Karen Khachanov, uno dei più interessanti teen-ager del circuito, n° 63 ATP e vincitore del suo primo torneo ATP un mese fa a Chengdu, in Cina. Il tennista nato a Caldaro (Bz), che nel post partita al nostro inviato ha confessato di essere ormai molto stanco per la lunga stagione alle spalle e di stare giocando solo per conquistare i punti necessari ad entrare direttamente agli Australian Open, ha offerto una prova deludente, farcita di errori e neanche condita dalla tradizionale concentrazione massima che ha contraddistinto la sua lunga carriera. Dopo aver perso in 32 minuti il primo set, Andreas ha avuto un unico momento di orgoglio sul 3-5 del secondo parziale, quando ha controbrekkato il russo, guadagnandosi la chance di andare a servire per rimanere nel match. Tuttavia, Seppi non ne aveva lo scorso lunedì e così, la possibilità guadagnata è subito sfumata: Khachanov ha ottenuto il secondo turno con un duplice 6-2 in 1 ora e 10 minuti.
Infine, anche Lorenzo Giustino ha provato a partecipare al torneo viennese, ma il napoletano, n°200 ATP, iscrittosi alle quali, ha subito visto interrotto il suo tentativo: il 22enne ceco Adam Pavlasek, 84°giocatore del ranking ATP e tds n°4 del tabellone del torneo d’accesso, lo ha battuto nettamente 6-4 6-3 in 1 ora e 16 minuti.