[7] D. Cibulkova b. [1] A. Kerber 6-3 6-4
Comparire in testa ai titoli di apertura e monopolizzare i titoli di coda. Questo hanno fatto Dominika Cibulkova e Angelique Kerber a Singapore, per la terza volta teatro delle Finals WTA, scontrandosi nella prima giornata d’incontri del Round Robin per poi ritrovarsi opposte in finale. Per la sesta volta da quando il Masters ho optato per questa formula la finale è una replica di un incontro del girone, e per la quarta volta chi aveva perso la prima partita si prende la rivincita: Cibulkova infila una prestazione straordinaria e non lascia scampo a Kerber, campionessa vera ma fallibile.
All’ingresso in campo il portamento delle due tenniste tradisce la differenza di approccio alla finale. Kerber ha l’espressione severa di chi in qualità di regina della stagione non avrebbe potuto che disputare questa finale, Cibulkova nel riscaldamento è tutta un fremito e taglia il campo a più riprese con l’impazienza tipica del guastafeste. E nei primi tre game della regina non c’è traccia, perché la guastafeste non è soltanto frenetica ma anche assolutamente precisa nei suoi attacchi. Il primo break è di pura prepotenza e vale il 2-0, il game successivo si apre con un ace e si chiude con un rovescio incrociato che piega le gambe alla tedesca. Sprecata una palla del 4-0 Cibulkova incappa in tre gratuiti di fila e rimette in partita la sua avversaria, non una a cui conviene restituire fiducia: in un amen è contro-break, 3-2 e la palla torna al centro. Non proprio in effetti. Cibulkova ha soltanto preso fiato, il passante in cross con il quale frustra un timido attacco di Angie recapita il messaggio “con te non ho ancora finito”: la teutonica non reagisce e subisce il break. I due game successivi sono quanto di più interlocutorio ci si potesse attendere, quello con il quale Cibulkova chiude il set è sconsolante per chi è costretta a inseguire. Il 12esimo vincente della frazione per Dominika è un rovescio lungolinea stracolmo di coraggio che serve a sciogliere la tensione, ammesso che la slovacca oggi sia in grado di soffrirne. Il 6-3 è tra i più meritati che sia concesso ricordare, Kerber dovrà cambiare marcia.
La risposta vincente della tedesca sul punteggio di 1-0 e lo sguardo di ghiaccio che ne segue intimorirebbero la quasi totalità del circuito femminile, e magari non solo. Non la Cibulkova di oggi. La tennista slovacca si riprende la scena con una volée in allungo da urlo e impatta sull’1-1. Kerber sente di non essere efficace e sguaina l’arma del cambio di ritmo, provando con i tagli a scardinare i meccanismi dell’autentica macchina da vincenti che è oggi Cibulkova. Non sembra funzionare, ma l’autorità delle tedesca cresce di punto in punto e il warning assegnato a Dominika – rea di aver ritardato troppo la ripresa del gioco – rinvigorisce ulteriormente la n.1 del mondo, deliziosa in un paio di soluzioni di dritto lungolinea. Un lob fuori di un soffio consegna a Kerber il vantaggio di 2-1 e al pubblico la sensazione di una diversa inerzia nell’incontro. Come si fa però a breakkare Cibulkova se continua a servire 8 prime su 10 e chiude con l’uno-due un punto sì e l’altro pure? La sensazione è che la tedesca continui a sottovalutare lo scorrere di game, già sei nel secondo parziale ed equamente divisi. È quella parità che non dura, Kerber oggi non regge il confronto nervoso con un’avversaria decisamente in giornata di grazia. Il punto che vale tre palle break per Cibulkova è una volée di rovescio eseguita con timore ma finita ugualmente all’incrocio delle righe, un segnale che non si può sottovalutare. Il break arriva e “Cipollina” (l’esatto significato di Cibulkova in slovacco) allunga, costringendo Kerber a servire per rimanere nel match. La tedesca non solo fa il suo dovere, ma si carica a gran voce con il preciso intento di intimorire la sua avversaria: 5-4.
L’ultimo game regala emozioni e chiude un Masters decisamente di buon livello, che i maschietti dovranno impegnarsi parecchio per replicare. Cibulkova mette il pilota automatico fino ai due match-point e con la stessa disinvoltura li getta al vento. Poi c’è il punto della battaglia: palla-break Germania, Dominika dopo una lunga serie di fendenti sbaglia la direzione dell’attacco ma rimedia con una volée, questa volta sì, eccellente. Un dritto di rara prepotenza significa terzo match-point, uno straordinario saggio delle doti difensive di Kerber vale nuovamente la parità. A questo punto scendono in campo gli dei del tennis che letteralmente spingono la slovacca verso il titolo. Scambio che si allunga, braccia che tremano, colpi che superano a fatica la rete. Quello di Cibulkova è così timido che colpisce il nastro due volte, vi si arrampica e muore dall’altro lato del campo: per la seconda volta consecutiva una tennista sconfitta due volte nel Round Robin trionfa in finale. Cibulkova succede nell’albo d’oro a Radwanska e regala al 2016 targato WTA l’ultima delle sorprese. Certo, ci sarebbe ancora il “Masters B” di Zhuhai. Ma se non fosse per Roberta Vinci…