Subito prima dell’inizio delle WTA Finals 2016 di Singapore queste erano le quote stabilite dai bookmakers:
3,00 Kerber
3.50 Radwanska, Halep, Keys
8,00 Pliskova, Muguruza
14,0 Cibulkova, Kuznetsova
A cose fatte possiamo dire che in semifinale sono arrivate le due tenniste meno considerate (Cibulkova e Kuznetsova) e alla fine il torneo lo ha vinto proprio Dominika Cibulkova. Tutto questo sembra confermare la difficoltà nel prevedere i risultati nell’attuale tennis femminile, che procede all’insegna di un grande equilibrio.
C’è chi ritiene che questa situazione sia sintomo di crisi del movimento, per nulla in salute rispetto ai tempi di Evert/Navratilova, oppure di Steffi Graf: giocatrici che arrivavano sistematicamente in fondo a tutti i tornei ai quali prendevano parte, e che finivano quasi sempre anche per vincerli.
Personalmente trovo che questo discorso sia impostato in modo improprio, e che il metro per valutare la condizione attuale dovrebbe essere altro. Capisco che per i media, soprattutto quelli generalisti, sia preferibile la vittoria di un grande personaggio, che torna regolarmente negli albi d’oro e nei titoli delle notizie; in questo modo si può offrire a un pubblico di lettori poco competenti un riferimento sicuro e conosciuto, e come tale più “vendibile”. Ma per gli appassionati di tennis più esperti credo che la questione vada affrontata in modo differente: provando cioè a considerare la qualità di gioco prodotta in campo, indipendentemente dalla popolarità di chi la esprime. In sostanza il valore delle partite nel loro complesso. Soprattutto nel Masters, la cui formula a gironi ha come obiettivo mantenere il più alto possibile il livello dei match offerti.
Provo quindi ragionare in questo modo: le partite delle Finals 2016 sono state ben giocate? A mio avviso sì, il torneo è stato di una buona qualità media, con alcune punte notevoli; forse non una edizione straordinaria, ma comunque con diversi match combattuti e con alcuni set davvero ben disputati.
Anche la composizione delle partecipanti, un mix di giocatrici di attacco e di contenimento, ha reso i confronti abbastanza articolati sul piano tecnico e tattico, con situazioni di gioco varie e interessanti.
Di sicuro, secondo me, ci sono state edizioni peggiori, anche tra quelle vinte da una fuoriclasse. Ricordo ad esempio Doha 2009, con al via giocatrici semi-infortunate, tre ritiri durante i match (di Safina, Azarenka e Wozniacki), cambi in corsa a complicare le classifiche dei gironi (Zvonareva e Radwanska subentrate come riserve), e con in più gli spalti desolatamente vuoti, che rendevano il tutto poco attraente. Eppure quel Masters era stato vinto da Serena Williams in finale su Venus, per la verità al temine di un match senza grande pathos. Non sempre il nome della vincitrice, anche quando è indiscutibilmente “super”, è segno di spettacolo e di alta qualità nell’insieme.
Per quanto riguarda il tennis femminile aggiungo un altro aspetto, che emerge regolarmente tra i commenti dei lettori in occasione della grandi manifestazioni. In questi casi non manca mai il post di chi segue praticamente solo il tennis maschile (lo si capisce da come prova ad argomentare), e che quando tra le donne vince un nome meno conosciuto fa capolino giusto per spiegare che il tennis femminile non è credibile, ed è in crisi.
Si tratta dello stesso tipo di commentatore che quando invece vince una giocatrice plurititolata sostiene ugualmente che il tennis femminile sia in crisi; naturalmente per la ragione opposta, vale a dire perché mancano competitività e concorrenza, rendendo il tutto tristemente prevedibile…
Anche per evitare di cadere in ragionamenti di questo genere, tutti costruiti sui nomi, preferisco cercare di attenermi al cuore del discorso, cioè alla qualità dei match. A mio avviso tra quelli disputati a Singapore almeno tre possono essere ricordati come molto interessanti:
– Kuznetsova def. Radwanska 7-5, 1-6, 7-5, perché anche se ha avuto fasi con un po’ troppi errori non forzati ne ha offerte altre (soprattutto nel set finale) di notevole ricchezza sul piano delle soluzioni tecniche e tattiche
– Pliskova def. Muguruza 6-2, 6-7(4), 7-5 perché ha mostrato il potenziale delle nuove leve del tennis femminile; tanti game estremamente ben giocati, molti scambi intensissimi, con però la nota negativa delle incertezze caratteriali che in alcuni frangenti hanno impedito alle protagoniste di dare il meglio di sé, provocando gli alti e bassi di punteggio
– Kerber def. Cibulkova 7-6(5), 2-6, 6-3. A mio avviso il miglior match del torneo, con pochissimi cali di rendimento, concluso da entrambe con un saldo positivo di +7 (34/27 Kerber, 40/33 Cibulkova). A stagione praticamente finita (manca solo il “masterino” di Zhuhai) direi che questo match è candidato a rientrare nella selezione tra i migliori ai quali ho assistito nel 2016.
Pagina successiva: le protagoniste del Masters 2016