P. Kvitova b. E. Svitolina 6-4 6-2
Zhuhai, Cina meridionale, Mare delle Perle nel dialetto locale. Quello in uso nella provincia costiera del Guangdong, teatro quest’oggi dell’atto conclusivo del WTA Elite Trophy. Ricca kermesse di fine stagione nota ai più come Master B (o Masterino), alternativa assai meno prestigiosa alle più appetibili Finals di Singapore vinte non più tardi di sette giorni fa dalla rediviva Cibulkova, che si disputa dal 2015 nella cornice dell’Hengqin International Tennis Center della metropoli cinese. Un anno fa a trionfare fu la maggiore di casa Williams. Delle dodici contendenti al via lo scorso martedì sono giunte a questa finale la terza e la quarta testa di serie del seeding, rispettivamente Petra Kvitova e Elina Svitolina. Fin qui tutto estremamente facile per la ventiseienne ceca che nei suoi tre incontri ha lasciato solo le briciole, la miseria di dodici game e nessun set, alle malcapitate avversarie, Robertina Vinci, ahinoi, inclusa. Molta più lotta, invece, nelle gambe e nella testa dell’ucraina – quattro anni in meno all’anagrafe e una posizione di ritardo nel ranking mondiale – protagonista di due belle e vittoriose battaglie contro Bertens e Konta e di un’affermazione di routine su Vesnina. Non si tratta come prevedibile di un inedito assoluto, essendo quello odierno il settimo atto di una rivalità cominciata con una vittoria per una giovanissima Svitolina nel 2014 prima di un filotto di cinque affermazioni consecutive, di cui tre quest’anno piuttosto nette, della due volte campionessa di Wimbledon. Curiosamente, tra le due giocatrici, per l’occasione vestite in fotocopia dal comune sponsor tecnico, solo partite disputate sul veloce. Kvitova, per quanto visto in tutta la settimana e per l’esperienza dei bookmaker, è la favorita d’obbligo.
Dopo due game interlocutori facilmente appannaggio della giocatrice al servizio la partita prende decisamente quota. È dell’ucraina infatti il primo strappo. Un lungolinea fuori di un nonnulla costa a Kvitova la possibilità di scappare subito un break avanti, fatto sta che dallo scampato pericolo è Svitolina che, complice l’imprecisione che non ti aspetti dell’avversaria, inanella tre game in rapida successione. A prevalere in questa primissima fase di gioco è la lunghezza di palla di Elina, brava e solida nel disinnescare il surplus di potenza della rivale. Ceca dunque alle corde? Macché. Dal cambio di campo si rialza tutta un’altra giocatrice. Le tremebonde seconde palle di servizio esibite a più riprese dalla Svitolina diventano per Kvitovafacile terreno di conquista, alla quale è ora sufficiente limitare gli errori per rientrare di prepotenza in un parziale che sembrava compromesso. Aggancio e sorpasso sono questione di una manciata di minuti nei quali Kvitova, riappropriatosi da par suo dell’inerzia dell’incontro, torna ad essere devastante con tutti i colpi. Innestate le marce alte, la ceca conduce in porto un primo set a due facce grazie ad un filotto di cinque game finali che tanto somiglia ad un prematuro getto della spugna da parte della nativa di Odessa.
L’emorragia, nel disappunto generale di un pubblico desideroso di un maggiore equilibrio, non si arresta nemmeno con l’inizio della seconda partita. È una Svitolina piuttosto scorata quella che rientra dal pit-stop al punto che in un amen Kvitova è già un break sopra. Nella tipica sfida attacco contro difesa nulla possono quest’oggi le barricate erette dall’ucraina di fronte al martellamento continuo dell’avversaria, che ora non sbaglia più una palla nonostante colpisca ogni volta con tutta la violenza possibile. Svitolina sotto per due a zero torna finalmente a vincere un game ma il tentativo disperato di alzare un ritmo oltremodo compassato, unito ad un atteggiamento un po’ meno passivo nello scambio, non sortisce i risultati sperati e l’ennesimo vincente messo a referto dalla ceca, e che le vale il doppio break di vantaggio, scrive di fatto la parola fine al match. C’è ancora il tempo per qualche effimero motivo di interesse. Kvitova, alla ventiseiesima finale della carriera, pare infatti compiacersi un po’ troppo e la distrazione inevitabilmente le costa un indolore turno di servizio. Un peccatuccio veniale perché il divario di valori in campo è tale da mettere Petra al riparo da ogni possibile eventualità. Un doppio fallo sul primo match point ed un nastro beffardo sul secondo sono davvero le ultime emozioni di questa edizione. La terza occasione è infatti quella buona e per Kvitova è il meritatissimo trionfo. 6-4 6-2 lo score finale di una partita che è rimasta in bilico solo nella manciata di minuti iniziali, il tempo impiegato dalla ceca per registrare i colpi e mettere la freccia.
Svitolina chiude una stagione comunque ottima da numero 14 al mondo mentre per Kvitova, undicesima e ad un passo dalla Top 10, ultime fatiche di questo 2016 a Strasburgo per la finale di Fed Cup prima del meritato riposo. “Il n.1 è un grande obiettivo, le imprese di Murray e Kerber mi hanno ispirato”. Con questo stato di forma – e questi propositi – le prossime avversarie farebbero bene a preoccuparsi…