Con la prima settimana novembrina e le relative tappe di Parigi Bercy con il Masters 1000 e di Zuhai con il Wta Elite Trophy, termina il 2016 del tennis italiano nei circuiti maggiori ATP e WTA: il bilancio di questa ultima sette giorni, che regala una sola vittoria e ben cinque sconfitte, rappresenta purtroppo impeccabilmente le amarezze raccolte in questi ultimi mesi. Nel settore maschile, che rispetto al 2015 perde quantitativamente due top 100 e ben due top 30, da agosto in poi abbiamo difatti raccolto complessivamente appena una finale (Fognini a Mosca) e due quarti ( Lorenzi a San Pietroburgo e Seppi ad Anversa): inutile infierire indugiando sulla circostanza che il più giovane tennista competitivo tra i primi 50, Fognini, tra qualche mese compirà 30 anni e che non vi sia un under 23 nei primi 200. Ancora più preoccupante e desolante la situazione nel settore femminile, nel quale la nostra numero 1, incerta su se terminare o meno la sua grande carriera, è in un momento di forma assolutamente negativo, come si è visto a Zuhai, dove con avversarie competitive, ma non imbattibili come Kvitova e Strycova, ha raccolto complessivamente dieci game. Rispetto al 2015, abbiamo perso due top 20 e due top 50, addirittura non raggiungiamo quantomeno una semifinale da inizio aprile (quando vi riuscirono Errani a Charleston e Giorgi a Katowice, dove arrivò in finale) e siamo usciti, dopo 18 anni, dal World Group della Fed Cup: l’unica costante, rimane l’assoluta inesistenza di ricambi a breve, visto che le prime under 23 non sono comprese tra le prime 200.
Venendo al racconto di questa settimana, partiamo dall’unico tra gli italiani in campo ad aver vinto una partita, Paolo Lorenzi. Il toscano giocava a Parigi-Bercy per la prima volta in carriera, sulla soglia dei 35 anni (li compirà il prossimo 15 dicembre) in quello che dal 2009 è diventato l’unico Masters 1000 a giocarsi in condizioni indoor. In precedenza, aveva tentato la partecipazione in una sola circostanza, nel 2014, quando perse da Stakhosky nel primo turno delle quali. Il suo esordio assoluto non era facile, confortava sapere che i due precedenti, giocati entrambi sul duro, fossero dalla parte del toscano, ma Benoit Paire, n°45 ATP, è un tennista da prendere con le molle, potenzialmente molto forte, sebbene reduce da un periodo di forma scadente (tre sconfitte al primo turno negli ultimi quattro tornei ai quali aveva preso parte). La partita è stata condizionata molto dall’incidenza dei servizi, che hanno concesso pochissime chances a chi rispondeva: il primo parziale è stato deciso dall’unica palla break, arrivata nel corso del terzo game, alla quale è arrivato in tutto l’incontro Lorenzi: una chiamata errata dell’hawk-eye da parte dell’Avignonese ha regalato il set al nostro numero 1, che nei suoi game al servizio solo due volte è dovuto arrivare ai vantaggi. Nella seconda partita, invece, l’unico ad arrivare alla chance di strappare il servizio è stato Paire, ma Paolo è stato bravo a rintuzzare la verve dell’avversario e portare il parziale al tie-break. Neanche uno svantaggio di 0-3 nel gioco decisivo ha scoraggiato il nostro giocatore, capace di rimontare e conquistare la soddisfazione di eliminare uno dei beniamini di casa in 1 ora e 25 minuti, col punteggio di 6-4 7-6(4). Al secondo turno Paolo ha dovuto affrontare un tennista, il trentenne uruguagio Pablo Cuevas, contro il quale in quattro precedenti non aveva mai vinto. Non è cambiata, purtroppo per Paolo, la musica nella capitale francese: il numero 1 azzurro, anche per merito di un avversario molto in palla, non è mai entrato in partita ed ha subito una dura lezione, perdendo il primo set 6-1 in appena 21 minuti di gioco. Una timidissima reazione di Lorenzi nei primi giochi del secondo set, non ha invertito l’inerzia del match, chiuso da Cuevas col netto score di 6-1 6-2 in 52 minuti di partita, che ha sancito la chiusura anticipata di una stagione straordinaria per l’allievo di coach Galoppini. Un anno di grandi miglioramenti alla sua non verdissima età: Paolo chiude sopra di una trentina di posizioni rispetto alla classifica con la quale era partito a gennaio (aveva chiuso il 2015 al numero 68). Un 2016 straordinario gli ha regalato a luglio il suo primo titolo ATP 250 a Kitzbuhel, a settembre il best career ranking (35), oltre alla soddisfazione della prima qualificazione ad un terzo turno in uno Slam (Us Open) ed a quella di chiudere come miglior tennista italiano dell’anno.
Non si può fare un’analoga valutazione per il 2016 di Fognini, che dopo tre stagioni concluse dentro o immediatamente fuori la top-20, è incappato in una stagione molto deludente, iniziata male con un infortunio che lo ha tenuto fuori circa due mesi tra febbraio ed aprile, e proseguita peggio, tanto da indurlo, questa settimana, ad operare una scelta drastica come il cambio della guida tecnica. Tramite i social il ligure ha infatti annunciato di aver interrotto la collaborazione con Josè Perlas durata cinque anni, durante i quali Fabio ha raggiunto il suo best ranking di numero 13 ATP (marzo 2014) e messo in bacheca tutti e cinque i trofei di singolare ottenuti sin qui in carriera. Il tecnico spagnolo, già coach di top player Ferrero, Moya, Coria ed Albert Costa, era a Parigi- Bercy lunedì scorso nell’angolo a seguire l’esordio di Fognini contro Carreno-Busta, in quella che era la rivincita dell’amara finale di otto giorni prima a Mosca, persa dall’azzurro non senza recriminazioni. Al Palais Omnisports, dove il ligure in cinque partecipazioni al tabellone principale aveva vinto una sola partita, invece, non vi è stato match: Fabio, partito malissimo (ha conquistato il primo punto nel quarto game) ha trovato il tempo per innervosirsi con un giudice di linea e prendere un warning, ma non per riuscire ad entrare in partita. Con un avversario in forma ed in ascesa come il 25enne spagnolo, perdere contatto con la partita diventa facilissimo: con un nettissimo 6-3 6-1 in appena 52 minuti di partita il n°31 ATP ha eliminato il nostro giocatore