Un vizioso degli impegni ravvicinati. Come altro si potrebbe definire un tennista che, al termine di una stagione massacrante che l’ha consacrato tra i primi tennisti del mondo, sceglie di disputare la bellezza di otto tornei nei primi tre mesi dell’anno successivo? Nel 2017 pronti-via e Dominic sarà a Brisbane, la settimana successiva lo vedremo impegnato anche a Sidney la cui finale precede di poche ore lo start degli Australian Open, il 16 gennaio. Alla prima data utile (6 febbraio) Thiem tornerà in campo per disputare il torneo di Sofia, di cui sarà il protagonista di spicco assieme al padrone di casa Grigor Dimitrov; quindi aereo per Rotterdam e secondo torneo indoor del 2017. Sorprendente – a questo punto – la settimana di riposo prima di ritornare a giocare in quel di Acapulco, sede dell’ATP 500 su cemento. Quindi l’austriaco andrà dritto filato a Indian Wells e successivamente a Miami: l’ufficialità della programmazione si ferma al secondo Masters 1000 dell’anno, probabilmente per verificare come riuscirà Thiem a venir fuori da questo – ingiustificato? – tour de force.
Tra gli otto eventi programmati, peraltro, ben tre appartengono al circuito degli ATP 250. Si può immaginare che coach Bresnik e il ragazzo non abbiano ancora totale fiducia nella capacità di gestire un posto in top 10 soltanto con la partecipazione ai grandi tornei, e per questo decidano di tenere ancora per un po’ la “stampella” dei tornei minori che tolgono sicuramente energie ma garantiscono nel breve punti più facili. Il discorso non vale sul lungo periodo, sia perché i regolamenti ATP impediscono che siano conteggiati i tornei in eccesso rispetto ai “best 18“, sia perché in termini di fatica accumulata il gioco rischia di non valere la candela. Per quanto concerne il 2016 è anche probabile che Thiem abbia giocato così tanto per evitare di perdere il ritmo-partita, o ancor di più per mantenersi competitivo su una superficie – il cemento – che predomina nel calendario ma non è quella che si adatta maggiormente al suo tennis costruito su movimenti molti ampi.
Tornando al presente, Dominic Thiem ha guadagnato l’accesso alle Finals di Londra nonostante uno score non proprio dei migliori nell’ultimo mese: dalla finale persa a Metz contro Pouille l’austriaco ha vinto soltanto due incontri su sei disputati, rimediando due eliminazioni al primo turno (Pechino da Zverev e Bercy da Sock). Difficile stabilire il confine tra effettiva stanchezza e proposito, magari ponderato, di tirare un po’ il fiato. Certo Thiem in questa stagione non ha conosciuto pause, avendo disputato 26 tornei (!) e 78 incontri, 57 dei quali vinti. 4 i titoli conquistati su 6 finali disputate, con la chicca di aver portato a casa almeno un trofeo per ogni superficie. Impossibile però negare però che la seconda parte di stagione non sia stata all’altezza della prima.
“Era chiaro che non potessi mantenere quel livello di gioco: se lo avessi fatto sarei tra i primi 5, ma non sono ancora così bravo. Spero di poterlo diventare nel giro di un paio d’anni, ma per adesso no, sono un top 10 e questo è già incredibile. Sicuramente la seconda parte dell’anno è stata peggiore della prima, ma comunque migliore degli anni precedenti e per questo sono comunque contento”. Così si è espresso Dominic Thiem a margine della sua breve esperienza a Parigi-Bercy, dove Sock lo ha rispedito a casa senz’appello prima che Berdych si fermasse a una sola vittoria dal rubargli l’ultimo biglietto utile per la trasferta londinese. “Dominator” sarà quindi all’02 Arena, ma con quali prospettive?
Da un lato pare evidente che il 23enne austriaco sia l’anello debole nel lotto dei partecipanti. Raonic è ormai giocatore fatto e finito, consapevole e maturo, Nishikori giocherà il terzo Masters di fila e Cilic pare in uno stato di grazia che lo avvicina addirittura ai primi tre della classe, esclusi i quali rimane fuori il solo Monfils che nell’equazione tra stato di forma, potenzialità, superficie ed esperienza riesce a ottenere un risultato migliore rispetto a Thiem. Dall’altro lato la totale assenza di pressione potrebbe costituire per Dominic un prezioso vantaggio. Un po’ come quando sei invitato al calcetto del giovedì e sai che tutti sono più forti di te, più esperti di te, più rodati di te e ne piazzi due sotto l’incrocio perché non ti hanno marcato a sufficienza e tu, in fondo, un buon tiro ce l’hai sempre avuto.