Chi può sapere se ho parlato con un futuro campione?
Già al torneo di Ortisei, dove deve affrontare oggi al primo turno il nostro Giannessi, qualcuno potrà farsi un’idea delle qualità di questo ragazzone di San Pietroburgo (e dintorni) di nome Sasha Bublik. E spero che me lo faccia sapere, anche se – per non saper né leggere né scrivere – intanto ci ho parlato a lungo e mi è sembrato proprio un bel tipo, un incrocio fra Kafelnikov (per una qual certa arroganza e presunzione) e Safin (per la simpatia e l’estroversione).
Bublik, che al momento è soltanto n.211 ATP, ma a fine 2015 era n.960. Recentemente si è messo in mostra a Mosca, nella Kremlin Cup, dove – superate le qualificazioni – è arrivato ai quarti di finale, eliminando fra gli altri Bautista Agut n.13 ATP, e perdendo poi soltanto 7-6 al terzo con Pablo Carreno Busta n.36, che avrebbe poi battuto nettamente Fognini e vinto il torneo. Al primo turno delle “quali” Sasha aveva sconfitto la promessa Rublev n.167 ATP, al secondo Geramisov, n.225, al terzo Kravchuk n.79. E anche a Taskhent in Uzbekistan aveva già raggiunto i quarti dopo aver eliminato Vesely (sì, lo stesso che sconfisse Djokovic a Montecarlo…). Nei mesi scorsi aveva battuto Gabashvili e Radu Albot. Risultati che lo hanno messo ancor più in evidenza. La Lotto, come vedremo, lo aveva messo sotto contratto da tempo.
Poi me lo ha segnalato anche un amico che stimo molto, Corrado Tchabushnig, manager della TopSeed che lo ha inserito nel suo gruppo di “assistiti”, al fianco dei vari Troicki, Dolgopolov, Granollers, Brands, Struff, Mousley, Bolelli, Giannessi, Giustino e altri, dopo che Veso Matijas, marketing manager della Lotto lo aveva “scoperto” anni fa. Devo stare attentissimo quando scrivo il cognome e il ruolo di Veso perché se gli scrivo la j prima della i se la prende a morte (quasi come se a me non capitasse fin dalla nascita che siano più quelli che mi chiamano Scannagatta con due enne invece di Scanagatta con una enne sola… perfino i lettori di Ubitennis.com incappano regolarmente nell’errore), così come quando una volta ne magnificai – credendo di fargli cosa gradita – le sue grandi doti di “talent”, cioè di scopritore di talenti. Mal me ne incolse: il buon Veso si offese arrivando a togliermi quasi il saluto perché (ma lo scoprii soltanto poi) essere anche un “talent” per un manager – almeno ai suoi occhi – doveva apparirgli come una sorta di “diminutio capitis”. Non si finisce mai di imparare.
Eppure ricordo che un paio d’anni fa proprio Veso mi aveva fornito un bell’elenco di nomi che lui aveva “messo sotto contratto” per la Lotto, nomi che in gran parte a me allora dicevano poco o nulla. Li ricopio qui, notando che fra quelli c’era già questo russo Alexander Bublik che è proprio il ragazzo che ho intervistato qui di seguito.
MAJCHRZAK KAMIL (POL), BAHAMONDE FRANCISCO (ARG), ZIELINSKI JAN (Pol), RYBAKOV ALEX (USA), BOBROV BOGDAN (RUS), MIEDLER LUCAS (AUT), BUBLIK ALEXANDER (RUS), BERRETTINI MATTEO (ITA), MOLCAN ALEX (SVK), BLASKO MARTIN (SVK), NOLAN DANIEL (AUS) PELLEGRINO ANDREA (ITA), BILJESKO DOMAGOJ (CRO). E fra le ragazze under 18: SHYMANOVICH IRYNA (BLR), SAMIR SANDRA (EGY), KUZMOVA VIKTORIA (SVK), PLOSKINA HELEN (UKR), KRUZHKOVA DARIA (RUS), NEFEDOVA ANASTASIA (RUS).
È Corrado Tschabushnig a fissarmi l’appuntamento telefonico con Sasha che si trovava a San Pietroburgo. Ci vediamo via Skype, è sorridente, un bel ragazzone, guance un po’ scavate, un viso più affilato alla Kafelnikov che “squadrato” alla Safin. Scoprirò che è alto un metro e novantaquattro e pesa 75 chili. E che è nato il 17 giugno 1997. Insomma ha 19 anni e mezzo.
Sasha, ma sei proprio di San Pietroburgo? Perché hai scelto il tennis e quando?
Sono nato a Gatchina, a 20 minuti e 20 km circa da St. Petersburg e fino a 12 anni ho giocato approfittando di un campo nel quale mio padre dava qualche lezione e… anche mio nonno aveva giocato piuttosto bene a tennis. È stata quindi una scelta naturale… mio nonno giocava bene anche a basket, siamo una famiglia di sportivi, tutti gli sport… Il mio padrino è stato allenatore della nazionale olimpica femminile di basket…
(Sulle prime Sasha bleffa un po’, chissà perché, quando dice “era il mio campo da tennis privato…”. Ma quando gli ho detto, sintetizzo qui, perché sono stato meno brutale: “Ma allora appartieni ad una famiglia molto ricca…” ha farfugliato qualcosa del tipo “di soldi preferisco non parlare”. Vabbè).
Quando hai cominciato a giocare a tennis e fino a quando senza muoverti troppo dalla tua città?
A 12 anni sono andato in America, a San Francisco insieme ad altri quattro ragazzi russi che erano sembrati promettenti a chi ci aveva… invitato. Che fine abbiano fatto gli altri no so… Poi si corregge quando gli chiedo in quale tennis Academy fossero finiti: “Non ricordo bene, mi pare a Sacramento…”
(Successivamente Corrado mi accennerà che poteva trattarsi dell’Academy di Dimitri Tursunov).
“Ma mio padre Stanislaw, sì… come Wawrinka, non era soddisfatto di come ci allenavano. Lui era il mio coach… e non solo. Quindi sono tornato in Russia… ho giocato tornei junior qua e là, il manager della Lotto (Veso…) ha creduto in me, poi sono entrato in contatto con il team di Tschabushnig, e nel luglio 2015 sono andato ad allenarmi in Germania, a Halle, con Jan De Witte (ricordate il coach di Monfils? Ora lo è di Gilles Simon… n.di UBS), c’era anche Burghart Riehemann, e un fitness coach straordinario con il quale ho lavorato moltissimo facendo gradi progressi sotto il profilo atletico: si chiama Norman Buchter”.
Sotto un profilo tecnico quali sono le tue armi migliori?
Il servizio e il dritto. Il rovescio è a due mani e può ancora migliorare, come tutto del resto…
(Lo dice come se si sentisse già fortissimo. L’impressione che mi dà Sasha è che sia convintissimo del suo talento e delle sue possibilità. Certo è un po’ presuntuoso. Mi ricorda il primo Kafelnikov, anche se è più simpatico, senza arrivare alla simpatia unica di Safin).
Chi ti piace dei tennisti contemporanei e del passato?
(risponde secco) Non guardo mai il tennis! Non guardo neppure la tv”.
Vabbè però qualcuno ti sarà pur capitato di vedere no?
Ok, allora Federer…
E prima di lui…avrai sentito parlare di Kafelnikov, Safin… Youzhny?
Beh, quando avevo 10 o 11 anni mi hanno portato a vedere il torneo di St Petersburg, c’erano Kuerten, Safin, Youzhny..
Federer fece il raccattapalle al torneo di Basilea e si innamorò del tennis…
No, io no, non ho mai fatto il raccattapalle, però vidi in quel torneo dove mi portò mio padre che la gente si entusiasmava tantissimo per i colpi più belli, che c’era un’atmosfera bellissima, elettrizzante e coinvolgente. Fu subito allora che mi dissi: ‘Anch’io voglio fare lo stesso’. E mi sono buttato a corpo morto sul tennis. Oggi sono molto contento di aver fatto questa scelta.
Hai anche altri hobby oltre al tennis?
No, un po’ di cinema, di musica, mi piace Eminem… ma la mia grande passione è il tennis, mi piace giocare, mi piace anche allenarmi, andare in palestra, non mi costa alcuna fatica lavorare duro, anzi mi diverte proprio, per raggiungere i risultati che sogno di raggiungere. Non mi piace… ‘messing around’ (fare casino?, n. di UBS), ma puntare ad un obiettivo e centrarlo.
Con i risultati fatti di recente, quando hai battuto anche un giocatore come Bautista Agut, sei entrato in contatto con altri tennisti, ti è capitato di allenarti con alcuni dei big?
Oh sì, ho già giocato con tutti i più forti del mondo. Da diversi anni ho abitato nei pressi di Montecarlo – il papà ha lavorato in una tennis Academy di Beaulieu, n. di UBS – e così mi sono potuto allenare con Rafa – dice così, non Nadal… ma Rafa… e non dice ho fatto da sparring partner a Rafa Nadal, ma ‘mi sono allenato con Rafa’, quasi sembra essere stato lui a fare un piacere al maiorchino eh eh eh – con Raonic, Berdych, e tanti altri… ma forse, insieme a Gael Monfils, il tennista che mi sta più simpatico e che mi è più vicino è Leander Paes… lui mi dà sempre un sacco di consigli.
E magari Paes ti ha già proposto di giocare il doppio assieme a lui?
No, non ancora, non ho la classifica… ma appena sarò top 50, magari sì.
Lo dice con l’aria di chi proprio non dubita che presto sarà un top-50. È molto, ma molto sicuro di sé. E questa è forse la chiave giusta per… sfondare davvero. Chi è troppo umile spesso si arrende ai suoi limiti.
Fra gli junior come te la sei cavata?
Potevo far meglio, 19 delle classifiche ITF, ho fatto i quarti allo US Open.
Traguardi da centrare a breve?
Top 10…
Beh, a breve non mi sembra facile… “Vedremo…” dice, di nuovo, con l’aria di chi non dubita di se stesso.
Programmi futuri? Quali tornei?
Dipende. Se vinco Ortisei… e poi Astana in Kazahkstan, possono cambiare. Di sicuro andrò comunque in Australia… proverò a entrare a Brisbane… e poi l’Australian Open, i campi duri sono i miei preferiti… e se non ho la classifica farò le qualificazioni.
(Insomma questo bel tipo non sembra escludere a priori di poter avere già la classifica. Gli chiedo se conosce bene Karen Kachanov e che ne pensa (dopo aver visto una foto in cui i due sono ritratti insieme a Evgeny Donskoy e Andrey Kuznetsov) ma lui non sembra interessato a sviluppare l’argomento. “È difficile avere veri amici nel circuito, siamo competitors, ci può essere rispetto, ma amicizia è una parola grossa”).
Hai detto che guardi poco la tv e il tennis… ti capita di guardare… per sbaglio il tennis femminile? Che ne pensi?
Donne?… Le odio! Quello non è tennis…
(Mmm, se lo ridice glielo faranno pagare, quest’eccesso di sincerità. Si vede che è ancora un ragazzino. Davvero un po’ strafottente. Ma non antipatico se lo guardi mentre lo dice con un’espressione buffa).
Ok, vuoi diventare minimo top-ten… vincere, e vincere, ma quanto sono importanti i soldi per te?
Quanto lo sono per qualsiasi russo normale…
Se tu dovessi scegliere un posto fuori dalla Russia dove ti piacerebbe vivere?
A Monaco e in Italia…
Sei in un’isola deserta, cosa vorresti avere con te? Tre opzioni…
Il mio miglior amico, un telefonino per potermi far aiutare, un bel po’ di soldi perché forse per venir via da lì mi possono servire… sono troppo sveglio per finire lì senza trovare una via d’uscita!
C’è un Slam prediletto, quello che vorresti vincere più degli altri?
Sì, l’Australian Open, mi piace da morire Melbourne. Amo anche Sydney…
Sai nuotare?
Come un pesce!
Tornando al tennis, con che racchetta giochi?
La Wilson Pro Staff 97 Spin.
Conosci e hai rapporti con qualche tennista italiano?
Sì, Fognini, Lorenzi, Gaio.
Il più divertente?
Fognini.
Conosci Tchamil Tarpishev, presidente della Federazione Russa, ex ministro dello sport e grande amico di Boris Yeltsin?
“So chi è” e non dice una parola di più.
Sospetto che si sia stufato di tutte le mie domande, e la pianto lì. Non senza avergli detto quel che a suo tempo dissi alla piccola Hingis, a 12 anni, al piccolo Federer a 16 e mezzo (entrambi vinsero il torneo giovanile di Firenze), al piccolo Kachanov (idem), al piccolo Nadal (15 anni e mezzo quando a Montecarlo batté Albert Costa), a tanti altri piccoli prospect poi diventati campioni: “Ehi se diventerai forte, fortissimo, e tanti ti chiederanno interviste esclusive… non ti dimenticare di questa fatta adesso, quando ti conoscono ancora in pochi!”. Lui ha riso divertito e ci siamo salutati. Ad Maiora.