A Milano per 5 anni i migliori under 21 del mondo [AUDIO UBALDO]
Sir Andrew Baron Murray, una vita trascorsa ad inseguire, a rincorrere, a cercare di uscire dall’ombra dei tre giganti di questa epoca, potrà finalmente sedersi al tavolo della storia senza sentirsi un intruso. Sconfiggendo Djokovic in due set e vincendo le sue prime ATP Finals, Murray conferma la prima posizione nel ranking (terza settimana) e chiude l’anno al numero 1, con un margine di 630 punti. È sicuro di restare in vetta almeno fino all’inizio degli Australian Open, ma sembra plausibile che riesca ad estendere il suo regno sino a Wimbledon senza rischiare troppo, ad esclusione proprio degli Australian Open.
Con la vittoria alle Finals, a Murray mancano soltanto 4 tornei importanti: Australian Open, Roland Garros, Montecarlo e Indian Wells. Di questi, soltanto a Montecarlo non è mai arrivato in finale (miglior risultato le semifinali del 2009, 2011 e 2016). Se guardiamo gli altri Fab-4, Murray ha vinto tutti i titoli che mancano a Djokovic, Federer e Nadal per completare la bacheca, ad esclusione di Monte Carlo, che manca anche a Federer:
– a Federer mancano Montecarlo, Roma ed Olimpiadi, Murray ha vinto Olimpiadi e Roma;
– a Djokovic mancano Olimpiadi e Cincinnati, Murray li ha vinti entrambi;
– a Nadal mancano Miami, Bercy e Finals, Nadal li ha vinti tutti e tre.
Il finale di stagione di Murray non ha eguali nella storia recente del tennis. Murray ha infatti vinto ben 5 tornei post US Open, impresa che nessuno tra Federer, Djokovic e Nadal è mai riuscito a compiere. In questo 2016, Murray ha vinto 9 titoli, il primo a maggio: Roma, Queen’s, Wimbledon, Olimpiadi, Pechino, Shanghai, Vienna, Bercy e Finals. Ha disputato ben 13 finali, perdendo contro Djokovic agli Australian Open, a Madrid ed al Roland Garros e contro Cilic a Cincinnati. Dopo il Roland Garros ha infilato due serie eccezionali (22 tra Queen’s e US Open; 24, ancora aperta, dalla vittoria contro Pella in Davis) ed ha recuperato moltissimi punti a Djokovic, che ad inizio giugno aveva un vantaggio che sembrava incolmabile (8,045 punti).
Oggi la top-10 recita questi numeri:
1] Murray 12,685
2] Djokovic 11,780
3] Raonic 5,450 (+1)
4] Wawrinka 5,315 (-1)
5] Nishikori 4,905
6] Cilic 3,650 (+1)
7] Monfils 3,625 (-1)
8] Thiem 3,415 (+1)
9] Nadal 3,330 (-1)
10] Berdych 3,060
Raonic e Cilic ottengono il proprio best ranking proprio in extremis, Thiem supera Nadal e lo spagnolo è sicuro di non poter essere tra i primi 8 agli Australian Open, a meno di ritiri. Oggi Murray ha 905 punti di vantaggio su Djokovic e ne avrà 630 settimana prossima quando (finalmente) gli scadranno gli ultimi punti della Davis 2015. Come abbiamo ripetuto fino alla nausea, se quest’anno le Olimpiadi e la Davis avessero assegnato punti, Murray ora avrebbe un vantaggio attorno ai 1,700 punti, frutto di una rimonta sensazionale che andiamo ad analizzare assieme ai possibili scenari per il 2017. Possiamo però anticipare che Murray è già certo di portare le settimane in vetta da 3 (oggi, 24esimo in Open Era) ad 11 (18esimo all time e “vicinissimo” a Becker e Roddick).
Per Djokovic la sconfitta di ieri può costare cara in vista di tre record che ora si fanno più lontani:
– Djokovic ha chiuso l’anno 4 volte al numero 1, Sampras con 6 volte diventa più difficilmente raggiungibile;
– Djokovic ha vinto le Finals 5 volte, Federer con i suoi 6 titoli resta primo in solitaria;
– Djokovic è quinto all-time con 223 settimane da numero 1, Federer è primo con 302 settimane.
Se Djokovic avesse vinto ieri, avrebbe terminato l’anno con 370 punti di vantaggio su Murray. Di conseguenza, gli sarebbe bastato arrivare in finale a Doha per restare sicuramente numero 1 fino all’inizio degli Australian Open, dunque la sconfitta di ieri gli è “costata” ben 9 settimane in vetta. Djokovic deve recuperare 79 settimane a Federer. Se tornasse numero 1 dopo gli Australian Open, potrebbe superare Federer non prima di agosto 2018. Se Murray dovesse resistere fino almeno a Wimbledon, Djokovic non potrà superare Federer prima di inizio 2019.
La rincorsa di Murray
Ma torniamo a Murray e ripercorriamo la sua straordinaria annata, conclusa ieri con 78 vittorie e 9 sconfitte (89,7%). Due serie di vittorie da record per lui (22 e 24 ancora aperta), ma anche una singola occasione in cui ha perso due match consecutivi, entrambi al quinto (QF US Open contro Nishikori, SF Davis contro del Potro). Murray quest’anno ha perso 3 volte contro Djokovic (unico con Delbonis a poter vantare h2h positivi contro Murray), 1 contro Delbonis, Dimitrov, Nadal, Cilic, Nishikori e del Potro. Ovviamente, la ripercorriamo con un occhio al ranking ed alla rimonta di Murray su Djokovic.
Dopo aver disputato la Hopman Cup (ed aver perso da Kyrgios), Murray non gioca altri tornei in preparazione agli Australian Open, dove perderà in finale da Djokovic, che aveva già vinto Doha nella prima settimana dell’anno.
– Fine gennaio // Djokovic 16,790 – Murray 8,845 // Djokovic +7,945
A febbraio i movimenti sono minimi, Djokovic si ritira a Dubai a causa di congiuntivite, Murray non disputa alcun torneo che dia punti, ma soltanto il 1T di davis, dove batte Nishikori al quinto set.
– Fine febbraio // Djokovic 16,580 – Murray 8,765 // Djokovic +7,815
A marzo Djokovic vince, come ha fatto in altre occasioni, sia ad Indian Wells che a Miami, mentre Murray perde in entrambi i casi al secondo incontro contro Delbonis e Dimitrov. Il divario si allarga notevolmente.
– Fine marzo // Djokovic 16,540 – Murray 7,815 // Djokovic +8,725
Ad aprile Murray recupera qualcosa a Djokovic. A Montecarlo lo scozzese perde in semifinale da Nadal, Djokovic viene eliminato a sorpresa da Vesely nelle prime fasi del torneo. È la prima crepa nelle mura inespugnabili di Nole.
– Fine aprile // Djokovic 15,550 – Murray 7,925 // Djokovic +7,625
A maggio i due si scambiano i ruoli. Prima Nole batte Andy in finale a Madrid, poi Andy batte Nole in finale a Roma. Questo mese ai punti termina in parità e nel ranking i movimenti sono minimi.
– Fine maggio // Djokovic 16,150 – Murray 8,435 // Djokovic +7,715
Djokovic vince il Roland Garros battendo proprio Murray che inizia la risalita vincendo il Queen’s. A fine giugno però, Murray è più lontano da Nole di quanto fosse dopo la finale di Roma.
– Fine giugno // Djokovic 16,950 – Murray 8,915 // Djokovic +8,045
Murray vince il suo secondo Wimbledon, Nole subisce il primo smacco clamoroso del 2016, perdendo al 3T da Querrey. Ma Nole vince a Toronto, torneo a cui Murray non partecipa e questo sembra compromettere le sue possibilità nella corsa a numero 1 di fine anno. Tuttavia, il divario inizia a diminuire e scende sotto ai 6 mila punti.
– Fine luglio // Djokovic 16,040 – Murray 10,065 // Djokovic +5,975
Ad agosto Murray vince le Olimpiadi, che non danno punti validi per il ranking, mentre Djokovic perde contro del Potro al primo turno. Questi 750 punti non entrati sarebbero potuti costare caro a Murray, che però arriva in finale a Cincinnati (forfait di Djokovic) e si avvicina ulteriormente, restando comunque ancora molto lontano.
– Fine agosto // Djokovic 14,840 – Murray 9,305 // Djokovic 5,535
A settembre Nole arriva in finale agli US Open, mentre Murray si ferma ai QF, ma Nole difendeva il titolo, perciò settembre è un mese favorevole a Murray nel ranking.
– Fine settembre // Djokovic 14,040 – Murray 9,345 // Djokovic +4,695
Ottobre è un mese cruciale. Murray vince a Pechino, a cui Djokovic rinuncia. Poi Murray vince anche Shanghai, dove Nole perde in semifinale da Bautista Agut. Per puntare al numero 1 Murray decide di andare anche a Vienna e vince il torneo. A fine ottobre i due sono ormai vicinissimi.
– Fine ottobre // Djokovic 12,900 – Murray 10,985 // Djokovic +1,915
A novembre Murray prosegue la sua striscia vincendo Bercy e Finals, Djokovic perde da Cilic nei QF a Bercy e proprio da Murray alle Finals. Tenendo conto dei 275 punti che verranno scalati a Murray settimana prossima, l’anno si chiude con Murray davanti a Nole per 630 punti.
– Fine novembre e Fine dicembre // Murray 12,410 – Djokovic 11,780 // Murray +630
Il regno di Murray nel 2017
Questo divario è incolmabile fino agli Australian Open, infatti Djokovic difende 250 punti a Doha, Murray nessun punto. Supponendo che Djokovic in finale a Doha batta proprio Murray, lo scozzese incrementerà il vantaggio che salirà a 780 punti. Se invece dovesse essere Murray a battere Djokovic in finale a Doha, lo scozzese si presenterebbe agli Australian Open con 980 punti di vantaggio. Nel primo caso (Djokovic batte Murray in finale a Doha) per restare numero 1 dopo gli Australian Open, a Murray basterebbe raggiungere le semifinali a Melbourne, nel secondo caso (Murray batte Djokovic in finale a Doha) gli basterebbe il 4T.
Ma proviamo ad andare oltre con lo sguardo. Scaliamo progressivamente i punti conquistati nella prima metà del 2016 per capire quanto possa durare il regno di Murray. Ovviamente, non teniamo conto di altre variabili (infortuni, programmazione diversa, ecc…).
Oggi – Murray +905
Fine 2016 – Murray +630
Doha – Murray +880
Australian Open – Murray +1,680
Dubai – Murray +1,770
Indian Wells – Murray +2,725
Miami – Murray +3,680
Montecarlo – Murray +3,330
Madrid – Murray +3,730
Roma – Murray +3,330
Roland Garros – Murray +4,130
Queen’s – Murray +3,630
Wimbledon – Murray +1,720
Canada – Murray +2,720
Cincinnati – Murray +2,120
US Open – Murray +2,960
Pechino – Murray +2,460
Shanghai – Murray +1,820
Vienna – Murray +1,320
Bercy – Murray +500
Finals 0
Se Murray supera indenne gli Australian Open, è quasi impossibile che perda la prima posizione fino al Roland Garros, ma anche oltre. Con un buon risultato a Wimbledon, Murray resterebbe tranquillo fino al prossimo autunno, dato che:
– Murray ha fatto 3,680 punti più di Djokovic dopo Miami;
– Murray ha fatto 4,130 punti più di Djokovic dopo il Roland Garros;
– Murray ha fatto 2,960 punti più di Djokovic dopo gli US Open.
Questo significa che Murray può restare numero 1 dopo gli US Open anche facendo quasi 3 mila punti meno di Djokovic nei primi 8 mesi e mezzo del 2017. Se così non fosse, ci stupiremmo, ma questo finale di 2016 ci ha insegnato che fare pronostici è divertente, ma portare la verità in tasca (“è impossibile che succeda”) può rivelarsi molto pericoloso.