Cilic e del Potro ok al primo colpo. Tutto come previsto: 1-1 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Era già tutto previsto, in attesa del crash domenicale fra i titani che potrebbe spaccare in due la finale della Coppa Davis 2016. Croazia e Argentina stanno 1-1 allo spirare dei primi singolari, con i pronosticati successi di Cilic e Del Potro, un risultato che al solito carica di valenza incendiaria il doppio di oggi (e ci saranno di nuovo entrambi, vedrete) e poi lascerà questa sfida, che si prospettava giustamente equilibrata, nelle mani di Marin e Delpo, nel singolare d’apertura della giornata conclusiva, l’appuntamento più atteso di questo incrocio tra i croati vincitori nel 2005 e a caccia del bis e gli argentini sempre respinti nelle precedenti quattro occasioni in cui sono arrivati in fondo. PERICOLO E’ vero, quando Cilic, nessuna palla break concessa nei primi due parziali, perde sette game di fila a cavallo del terzo e quarto set contro Delbonis, il classico animale da Davis (da giugno, nei tornei, ha collezionato 10 uscite al primo turno su 13), la Zagreb Arena suda freddo, prima di tornare a respirare dopo oltre tre ore di battaglia: «Sapevo che non era un match facile — racconterà il numero sei del mondo — e a un certo punto non sono più riuscito a leggere il suo servizio, perché ha un lancio di palla molto alto. Ma all’inizio del quinto set mi sono preso un piccolo break, ho parlato con il capitano e sono tornato a giocare come volevo». PRIMA VOLTA Toccherà così a Del Potro consolare la torcida albiceleste, 1200 assatanati così rumorosi da non perdere la sfida del tifo contro 13.000 croati e ispirati dalla tribuna vip dal magnetismo di Maradona. La Torre di Tandil prosegue nell’anno della fenomenale resurrezione (da numero 1045 a 38 in dieci mesi e l’argento olimpico) conquistando il 90% di punti con la prima e silenziando a suon di rovesci il micidiale servizio di Karlovic, 36 ace che alla fine non servono alla causa. Delpo vince così la prima partita in carriera in una finale di Davis (ne aveva perse tre tra il 2008 e il 2011 con Ferrer, Lopez e Nadal) e lascia aperta la porta di un sogno troppo a lungo vanamente inseguito: «Contro un battitore come Ivo devi saper sfruttare ogni minima chance, sono soddisfatto. Il doppio? Adesso penso a dormire e a riposare bene, decide il c.t., ma se sto bene…». Si chiama autoconvocazione. Giusto così.
Maradona si scatena per del Potro (Il Corriere dello Sport)
Si giocava alla Arena Zagreb, ma sembrava quasi di stare al Tecnopolis di Buenos Aires. E non solo perché in tribuna c’era anche Diego Armando Maradona con la sua Rocio a tifare per l’Argentina di Coppa Davis. Con tanto di maglietta albiceleste d’ordinanza, erano moltissimi i sudamericani sugli spalti per sostenere prima Federico Delbonis e poi soprattutto l’idolo Juan Martin del Potro. E un po’ di merito ce l’hanno anche loro, per il pareggio che alla fine della prima giornata vede appunto Croazia e Argentina sull’ 1-1. Prima Delbonis ha spaventato mica poco Marin Cilic, il numero 1 di casa, rimontandogli due set prima di arrendersi al quinto dopo 3h30′ tonde tonde. Poi “Delpo” non si è fatto certo intimidire dalle bordate di Ivo Karlovic (36 ace, ma anche 12 doppi falli, contro i 15 ace del sudamericano, che invece ha fatto percorso netto col servizio) e dopo 3h15′ ha conquistato un punto pesantissimo: splendido nella sua esultanza, fermo in mezzo al campo, di fronte a suoi tifosi. «Contro Karlovic il problema è sempre riuscire a fargli il break (anche se ieri c’è riuscito subito nel primo set – ndr). La svolta è arrivata con il terzo set, è stato quello la chiave del match», il commento di “Delpo”. Il quale poi ha anche detto la sua sull’eventuale partecipazione al doppio di oggi: «Se sto bene…», frase con la quale il pallino passa nelle mani del capitano Daniel Orsanic. In attesa del possibile doppio odierno e del singolare di domani contro Cilic, intanto Delpotro può andare soddisfatto della prima partita vinta in una finale di Davis, dopo le tre perse contro Feliciano Lopez nel 2008 e David Ferrer e Rafa Nadal nel 2011. Adesso c’è da infrangere il tabù più importante, quello delle quattro finali di Coppa perse dallArgentina (nel 1981 negli Stati Uniti, nel 2006 in Russia, nel 2008 in casa contro la Spagna e nel 2010 proprio in Spagna). Se ci riuscirà, l’Argentina avrà compiuto una vera impresa, vincendo quest’anno sempre e solo in trasferta.
Pari tra Croazia e Argentina. Maradona contento a metà (Stefano Semeraro, La Stampa)
II talismano Maradona per ora non è servito più di tanto all’Argentina del tennis. II Pibe è un fan quasi a tempo pieno di tutte le Nazionali biancocelesti (meno dei ct…) e ieri si è presentato a Zagabria per la finale di Coppa Davis in compagnia della fidanzata Rocio Oliva, occupando un box vip della Zagreb Arena con tanto di bandierone a strisce e la scritta «Aca estamos Familia Maradona» (più o meno: la famiglia Maradona c’è), ma non è riuscito a spingere Federico Delbonis verso il mezzo miracolo che avrebbe indirizzato il match in direzione di Buenos Aires. II numero 2 argentino, mancino e grande corazon da davisman, come sa bene l’Italia che a luglio gli ha lasciato due punti, nel primo singolare ha provato il rimontone epocale da 2 set a 0 sotto contro il local hero Marin Cilic, n.6 del mondo, ma si è dovuto alla fine arrendere al 5° set. A rimettere in corsa i gauchos, in cerca della loro prima Zuppiera dopo 4 finali perse, ci ha poi pensato Juan Martin Del Potro che ha pareggiato il conto in un match decisamente di alto livello contro Ivo Karlovic, anni 37, il Signore degli Ace, il secondo giocatore più anziano di sempre nella storia della Davis. Alto nel senso dei centimetri: 198 per Delpo, 211 per Doctor Ivo, che la bandiera a differenza di Maradona ce l’aveva cucita addosso (imperdonabile lo stilista). Se la sono giocata spedendo servizi dall’ammezzato e alla fine l’ha spuntata in 4 set Del Potro, fresco di rientro fra i top-50. Oggi alle 14 (tv Supertennis) tocca al doppio, probabilmente decisivo. Maradona, che in settimana aveva fatto tappa a Monaco per incitare lo United del suo amico Mourinho, l’anno scorso si era schierato anche in tribuna a Twickenham per la semifinale del Mondiale di rugby dei Pumas, che però beccarono dall’Australia. In considerazione del suo passato, ha diritto a un’altra chance.